Verso la Grecia -parte seconda-

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Pioveva a dirotto. Kosmos procedeva con le mani in tasca per le vie di Parigi, senza ombrello e a capo chino. Era fradicio, ma pareva non farci caso.

“Primavera fasulla” borbottò, chiedendosi perché quel posto grigio fosse definito così romantico.

Sistemò meglio la sciarpa che aveva al collo, regalo di Hanne perché stanca di sentirlo sempre tossire, e continuò la sua strada verso l’Università. Una macchina, sfrecciandogli accanto, lo schizzò da capo a piedi.

“Frena, pezzo di merda, che ti insegno io l’educazione!” sbraitò Kosmos, per un istante con gli occhi di nuovo di colore acceso “A te, ai tuoi antenati e a tutti i tuoi discendenti!”.

Le sue grida furono accompagnate da un poderoso tuono, che lo fece sobbalzare. Stava così bene in cielo, all’asciutto e circondato da rumori familiari!

“Arrenditi, stupido. Non potrai mai tornare in quel posto” si disse “Ma, ad ogni modo, consolati che tanto, visto come stanno andando le cose, non durerai a lungo” sussurrò, riflettendo sulle sue sempre più precarie condizioni di salute.

Alzando lo sguardo, sulla porta ad arco dell’Università, vide un viso familiare. Lei si voltò ma tornò a girarsi, ignorandolo.

“Sadalmelik” chiamò Kosmos, senza ottenere risultati.

Decise allora di avvicinarsi, fino a sfiorarla con la mano. Subito lei si ritrasse, andando a coprirsi in parte dietro all’uomo che le stava accanto.

“Sadalmelik! Sono io, non mi riconosci?”.

“Credo che abbia sbagliato persona. Io sono Marie e non la conosco”.

“Per tutti i Parsec, ti sei bevuta il cervello?! Tu sei Sadalmelik, la costellazione dell’Acquario, e sei caduta sulla Terra assieme ai tuoi compagni e a me”.

“Io credo che lei, caro signore, abbia problemi seri. Farebbe bene a farsi vedere da qualcuno in grado di aiutarla. Andiamo, fratellone”.

“Fratellone?!” sbottò Kosmos, dando peso solo in quel momento all’uomo che l’accompagnava “Tu non hai fratelli! E lui è… tu sei Hu, Tigre! Riconoscerei quegli occhi ovunque!”.

“Lei è pazzo!” tagliò corto Sadalmelik, tirando Tigre per il braccio e dando le spalle a Kosmos.

“Kuruma! A che gioco stai giocando?! Tu sei Sadalmelik, la stella fortunata del re. Ti sei dimenticata tutto?”.

Acquario continuò a camminare, trascinando Hu. Kosmos, sconcertato, non sapeva cosa fare. Sotto la pioggia, spalancò le braccia e cantò. C’era una musica nel palazzo Occidentale e sperava che lei potesse ricordarsela. Quel canto fece fermare Sadalmelik, di scatto, assieme a molte altre persone incantate da quella voce, e smise di piovere. Kosmos fu illuminato dal sole e Acquario si girò.

“Kosmos” mormorò, con le lacrime agli occhi “Sei tu?”.

Corse ad abbracciarlo, senza pensarci, e il caduto Signore Occidentale rimase immobile, non ricordando altri abbracci in tutta la sua vita.

“Ma… cosa è successo? Come ho potuto dimenticare? Dimenticare i miei compagni, la mia casa, il mio Signore, il mio compito?” domandò, confusa.

“Immagino che sia una possibile conseguenza della caduta. Ma ora è tutto passato. Ora ricordi, e sei pronta a tornare in cielo”.

“Tornare in cielo? Posso davvero?”.

“Gli altri si stanno radunando in Grecia. Devi andarci anche tu”.

“Ma… come faccio? Da sola…”.

“Ti ci porto io” interruppe Hu.

“Tu! Tu mi hai solo mentito…” sibilò Sadalmelik.

Zodiak  ☆completa☆Where stories live. Discover now