Capitolo V - Fuga dalla Città Metropolitana

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Il clacson del treno fa svegliare sia me che Aurelia, guardando dal finestrino noto che ci sono altri treni, stiamo per arrivare in stazione.

Ciò che amo di più del treno è che mi ricorda Caronte traghettatore di anime, a differenza dell'aereo o dell'auto il treno è un crogiolo dove magnati delle industrie, poveri, onesti e disonesti si riuniscono per giungere nella stessa destinazione.
Una volta scese e messo piede in stazione, ciò diventa più evidente, una stazione di una grande metropoli, il punto centrale di ogni cosa, anche Aurelia che mi fa strada tra la folla sembra esser persa in questo crogiolo di persone, i grattacieli del Centro Direzionale fanno da copertura alla struttura moderna e severa della stazione, e uscendo da quest'ultima ci si sente piccoli piccoli tra la folla, le centinaia di auto, le statue e gli alti palazzi che nella loro grandezza accolgono i viaggiatori di ogni dove.
Sono già stata a Napoli ed in altre metropoli, ma è solo quando si è da sole (non che Aurelia sia chissà quale compagnia) che si riesce a sentire il pieno spirito metropolitano, centinaia di culture differenti, milioni di storie e passati differenti, qui mi sento niente, o meglio, sono invisibile, a casa invece tutti sanno di tutti e questo mi fa rodere il culo, ricordo che quando ero più piccola, quando andavo alle elementari tra le mamme dei miei compagni di classe giravano pettegolezzi su mio padre e su di me, già da allora quindi mi sono chiusa in me stessa.
A riportarmi sulla Terra vi è Aurelia che un pò assonnata mi tira il braccio e inizia a correre.
Seguirla è difficile, non perchè sono lenta ma perchè sono una che ama guardare l'ambiente che la circonda.
Aurelia nel buio pare un leone nel suo habitat, la savana, i suoi capelli rossi sembrano una criniera e il suo outfit da ragazza da strada sono come un manto dorato.
Pur essendo nel buio, lei sembra esser a suo agio, conosce anche le strade.

< Non hai paura che ci derubino o ci stuprino? >
Le chiedo agitata.

< Se un uomo si avvicina colpiscilo sotto la mandibola, se non ti catturano e ti vogliono violentare, urla e scappa. >

< E dove vado? Dalle autorità? >

< Si, così poi glielo spieghi tu che ci fanno due ragazzine vestite di nero nel pieno della notte con un coltello e una pistola. >

< Hai una pistola?! >

< Secondo te? Il bar è nel centro e tra la gente normale potrebbero esserci persone più pericolose, ma poi tu hai un coltello, non rompere. >

< Qui ci sta una fermata della metro, non ho voglia di fare 2-3 km a piedi, possiamo? > le dico dolcemente.

< Gesù Cristo ti stai zitta, l'esercito pattuglia ogni fermata, ci sono telecamere e sicurezza dovunque. Ora cammina. >

Camminando per un vicolo buio notiamo di esser le sole in tutta la strade, dai palazzi si sente il rumore di qualche televisore e qualche schiamazzo. Alcuni brividi mi assalgono, in questo momento dovrei stare a casa, a letto a leggere ed invece mi trovo con una semisconosciuta a vagare in una città per commettere un crimine.
Il silenzio viene interrotto da una voce femminile e severa e da un fascio di luce che illumina la zona intorno a noi.

< Fermi, identificatevi, alzate le mani in alto e voltatevi in modo calmo e lento. >

Sono due militari credo, il buio non permette di contarli, un uomo ci illumina con la torcia ed una donna con un fucile in braccio si avvicina a noi.

< Identificatevi > ripete la soldatessa.

< Al mio via andiamocene correndo > mi dice Aurelia a bassa voce.

< Idiota non sappiamo quanti sono e...e se ci sparano? > le rispondo tentando di non farmi sentire.

< Sono due ragazze > dice una voce proveniente dal gruppo di militi.

< Vaffanculo Flavia, siamo in Italia, già è tanto se sparano ai criminali, quindi smettila di fare la moccosa e corri! > Uno sparo parte di fianco a me, in un'istante vedo Aurelia sparare in aria e poi velocemente rivolgersi a me.

Frettolosamente mi tira per il braccio ed entrambe iniziamo a correre il più veloce possibile, fuggiamo per i vicoli e dietro di noi si sentono le urla dei soldati che si sparpagliano per trovarci. Il buio della notte ci offre una copertura ma in lontananza si sentono le sirene della polizia. Il fracasso fa svegliare gli abitanti che rapidamente si affacciano dai balconi e dalle finestre.

Corriamo il più possibile, Aurelia impreca in modo impaurito e per la terza volta (dopo la foto con la madre e il riposo sul treno) noto un lato umano in lei.
Lato umano che, dopo una decina di minuti di corsa e centinaia di metri percorsi va a farsi benedire.

< Li abbiamo seminati, che stronzata, ora non possiamo più concludere ciò per cui siamo venute. > Mi dice, con il fiatone dovuto alla corsa.

<Che facciamo, torniamo alla stazione o tentiamo comunque di proseguire? > Le dico con un tono calmo sperando che possa aiutarla a calmarsi.

< Sei stupida? Ci saranno pattuglie dovunque ed inoltre è mezzanotte passata, non ci sono più bus e la polizia ferroviaria avrà chiuso ogni stazione centrale o metropolitana. Rubiamo un veicolo e leviamoci dal cazzo. >

< Cosa? Non possiamo rubare...non voglio esser complice di... >

< Non sei una complice, sei un ostaggio...> dice interrompendomi <.... quindi fai quello che ti dico io, affacciati sulla strada, muovi le braccia come cercassi aiuto, il primo coglione che si ferma, gli rubo l'auto. >

< Ma...>

< Niente ma, che vuoi fare? Non vorrai mica che il tuo papà ti venga a trovare in carcere. Fai quello che ti dico, ora. >

Mi copro il viso con il cappuccio della felpa e mi avvicino il più possibile alla strada e agito le braccia, le auto sono poche ma dopo svariati tentativi un auto accosta.

< Serve una mano? > mi dice l'autista dell'auto scendendo ed avvicinandosi lentamente a me, è giovane ed è ben vestito. In effetti l'auto non è da meno, un'audi di si e no un anno.

< Ragazza, serve una mano? > mi ripete il tizio ma non faccio in tempo a barbottare qualcosa che dal buio del marciapiede sbuca Aurelia anch'essa incampucciata puntando la pistola all'autista.

< Non muoverti testa di cazzo, dove sono le chiavi? >

< Che cazzo sta succendendo... che volete da me? Le chiavi...le chiavi sono nell'auto >

< Bene, allora coglione levati dal cazzo prima che ti spari in quella testa di minchia che ti ritrovi. Moccosa inizia a salire. >

Obbedisco seppur in modo riluttante, cerco di non guardare in faccia il disperato che minacciato da Aurelia si allontana.

< Bene, leviamoci dal cazzo, tra poco andrà a sporgere denuncia al commissariato. >

< Sai guidare? >

< Secondo te? Non sono una sfigata come te e gli altri a scuola che riescono a malapena a leggere due stronzate sul libro, mettiti le cinture che non andremo a farci un giro a via Caracciola, dunque vediamo un pò...>

Aurelia preme sull'accelleratore, l'auto è veloce, mentre andiamo via notiamo sull'altra corsia veicoli della polizia che si dirigono nella nostra ultima destinazione nota.

Sono stanca e stufa di ciò, finalmente domani tornerà tutto alla normalità. Mi corico sul sedile e guardando Aurelia, piano piano mi addormento, nonostante tutto, inizio a provare qualcosa per lei, quando ho sentito lo sparo ho pensato il peggio, ho pensato che fosse morta ed ora è affianco a me, a proteggermi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 02, 2019 ⏰

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