Mi dispiace

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Una cascata, il rumore dell'acqua di sottofondo, tutto crea una musica piacevole e tranquilla, che nel suo cuore ferito suona come una cacofonia di rumori molesti.
"Mi dispiace"
Le sente quelle parole, le ascolta, ma non riescono a penetrare nel profondo del suo cuore. E' seduta su una panchina, verde come il prato che la circonda.
"Ricominciamo da capo?"
Anche questa domanda passa attraverso la sua testa, senza tuttavia lasciare una traccia. Non è facile, non lo è per niente. E' stata ferita, in profondità; se si ferma a pensarci non riesce nemmeno a capire come può essere ancora viva, con un dolore simile.
Ricominciamo da capo...
Come se la vita si potesse azzerare, come se si potessero dimenticare gli attimi che la contraddistinguono, come se fosse possibile cancellare ciò che ci fa male, come file molesti dal computer. No, non funziona così, la mente umana non è un computer, e lei non riesce a cancellare nulla.
"Dimmi che mi ami"
Scuote appena la testa, mentre le frasi dell'altra si fanno più incalzanti, e forse anche più stupide. Come potrebbe dirglielo? Oh, sì, lei la ama, così tanto che fa male, e gliel'ha detto, così tante volte che quasi ha perso la voce...ma perché dirglielo ora? E' lei che l'ha ferita, al limite dovrebbe essere lei a dirlo, a rassicurarla, se davvero vuole ricominciare da capo. Ma sa che ormai sarebbe troppo tardi.
"Mi dispiace..."
Lo ripete, come se potesse servire a qualcosa. Elisa posa il cellulare sulla lucida superficie della panchina, e la voce si fa più flebile, fin quasi a scomparire. Un brusio in lontananza. Sa che sta ancora parlando, ma non la può più sentire, non la vuole più sentire.
Con calma abbassa lo sguardo sul suo grembo, osserva quel pezzo di ferro appartenente al padre, quello strumento che le fa tanto paura.
No, le faceva paura, perché adesso le sembra un freddo amico che ammicca, invitante.
Sospira appena, mentre il brusio finisce -deve essersi accorta che non sta più ascoltando- ed il rumore della cascata diventa quasi assordante, nel silenzio.
Elisa afferra il gelido oggetto, volta lo sguardo verso la cascata, perdendosi in quell'impetuoso azzurro.
"Dispiace anche a me"
Un piccolo boato, e poi il buio.
Dall'altra parte del telefono, solo un grido.

ChicchiWhere stories live. Discover now