Capitolo 4: I am yours, entirely yours

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Devin resta a guardarmi a lungo, probabilmente pensando a ciò che gli ho appena detto. Gli lascio il suo tempo, approfittandone per osservarlo a mia volta.
Gli sono cresciuti i capelli, decisamente. Non che gli stiano male, per carità; gli danno solo un'aria più trasandata.
Le domande vorticano nella mia testa, vogliose di essere espresse ad alta voce.
Precedenza a tua sorella, Grace. Precedenza ad Abigail.

"Tu vuoi trovare tua sorella." Ripete, scandendo bene le parole.
Annuisco, con un sorriso speranzoso dipinto in volto.
"Vuoi anche incontrarla, conoscerla." Continua.
"Esatto." Inarco le sopracciglia.
Lui si rabbuia, incrociando le braccia.
"Impossibile, Grace. Non si può fare."
Il mio sorriso si spegne. Per un secondo perdo le speranze.
Cosa ti aspettavi? Che ti dicesse "fantastico, va a fare le valigie"?
Decido di fissarlo duramente, incrociando a mia volta le braccia.
"È impossibile perché ci sono forze naturali che impediscono a questo fatto di accadere o perché non vuoi aiutarmi?"
"È impossibile perché correresti troppi rischi. E con la maggior parte delle probabilità finirai con la memoria davvero cancellata. Io invece, se saranno clementi, sarò esiliato in qualche posto dimenticato dal mondo."
"Quindi è perché non vuoi aiutarmi." Sbuffo.

"Grace, per favore, cerca di ragionare." Alza gli occhi al cielo. "Tua sorella vive in Australia, dall'altra parte del mondo. Come giustificheresti la tu—"
"In Australia?" Lo interrompo, spalancando gli occhi. "Vive in Australia?"
"Sì, nel Queensland."
Resto a fissarlo con la bocca socchiusa, come in trance, mentre immagini dell'oceano e di spiagge infinite scorrono a tutta velocità nell'anticamera del mio cervello.
Lui sembra stupito. "Pensavo lo sapessi." Dice semplicemente, con un'alzatina di spalle.
Scuoto la testa, tornando alla realtà.
"Credo mia madre non abbia più saputo niente su di lei dal giorno in cui gliel'hanno portata via." Gli spiego con amarezza. "Io so solo ciò che sapeva lei. Come si chiama e quanti anni ha."

Devin mi guarda. È una nota di compassione quella che leggo nei suoi occhi?
"A breve verrà assegnata." Dice, dopo un sospiro, senza nascondere un piccolo sorriso. "Ho visto una sua foto. Un po' ti assomiglia." Aggiunge.
Mi assomiglia. Il mio cuore perde un battito. L'idea di poter assomigliare a qualcuno è nuova per il mio cervello. Non ho mai avuto tratti del viso in comunque con nessuno dei miei genitori.
Gli occhi iniziano a pizzicare, mentre il cuore si riempie di un'emozione calda, prima d'ora sconosciuta.
"Com'è fatta?" Chiedo piano. "Saresti in grado di descriverla?"
Devin mi guarda intensamente, così a lungo che mi sembra di percepire tutti i pensieri sfrecciare veloci nella sua testa.
"Ha i capelli biondi, ma molto diversi dai tuoi." Comincia, sorprendendomi. "I suoi sono ricci, e hanno quel colore dorato tipico di chi sta spesso esposto al sole."
Resto incantata ad ascoltarlo, sorpresa nel trovarlo così attento ai particolari.
"Ha le lentiggini, e la pelle un po' più scura
della tua. Gli occhi invece sono celesti, se ben ricordo."
"Ho sempre voluto avere gli occhi azzurri." Dico soprappensiero.
Devin resta in silenzio, guardandosi le mani.

Fuori il vento ulula, facendo ondeggiare le fronde degli alberi. Sono in una situazione talmente surreale — nella casa di infanzia di Devin, e dopo così tanto tempo che non lo vedevo! — da rasentare i limiti di un sogno. Non so come la prenderei se ora mi risvegliassi nel mio letto, confusa e agitata.
"C'è una cosa che proprio non capisco." Prendo coraggio.
"Ti ho detto tutto ciò che so, riguardo a tua sorella."
"Non riguarda Abigail. Riguarda te."
Lo guardo alzare la testa, sorpreso.
"Devin..." inizio, cercando le parole giuste.

I suoi occhi si rabbuiano, mentre lo sguardo, prima così caldo ed empatico, si fa improvvisamente freddo.
"Credo sia ora di tornare a casa." Esordisce, interrompendomi e alzandosi in piedi.
Mi alzo a mia volta, sorpresa della velocità con cui ha troncato il discorso.
"Non voglio tornare a casa. Ti stavo parlando, non te ne sei accorto?" Mi avvicino, la voce indignata.
Lui mi ignora, girandomi intorno, diretto alla porta di uscita.
"Devin." Cerco di stare calma. È difficile. "Tu mi devi tante risposte. E io ho rischiato tanto per venire a parlarti."
"Non siamo ad una conferenza stampa, Grace. Dubito di doverti delle risposte." Ribatte severo. "E sei stata stupida a rischiare per una cosa infattibile. Io so poco o niente su Abigail, e per te è impossibile incontrarla."
Sento il sangue ribollirmi nelle vene e gli occhi pizzicarmi per la rabbia.

Guardian Angels - La SceltaWhere stories live. Discover now