CAP 27

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LUCA

"Se non c'è altro io tornerei in ospedale."

"Per adesso abbiamo finito signor Testa, con questa registrazione abbiamo le prove che ci servivano per non farli più uscire di galera."

Finalmente hanno preso quei bastardi e con l'aiuto di Francesco la conversazione è limpida, non ci sono vie d'uscita nè per Duccio nè per Tano, hanno finito di fare del male alla gente.

Mi alzo dalla sedia e porgo la mano al poliziotto.

"Grazie ancora, ma adesso devo scappare, non voglio stare troppo tempo lontano da Mia."

"La capisco, le auguro con tutto il cuore che la sua ragazza si riprenda in fretta, arrivederci signor Testa."
Saluto il poliziotto e mi appresto a tornare in ospedale.

Nonostante siano appena le nove del mattino, a Catania c'è un traffico pazzesco, forse perché è la vigilia di Natale e la gente si affolla a comprare gli ultimi regali e a fare la spesa per il cenone della vigilia.

In genere i giorni di festa li trascorrevo a casa dei miei genitori, ma quest'anno è tutto diverso: Mia è ancora in coma ed io non riesco ad allontanarmi da lei nemmeno per un minuto, stamattina è stata un eccezione.

Sono venti giorni che Mia è ricoverata in quell'ospedale e le sue condizioni non accennano a migliorare. Lo staff medico è fantastico, si occupano di lei con amore e devozione.

Le infermiere sono molto carine anche con me: mi portano pasti caldi tutti i giorni, mi permettono di usare il bagno nella camera di Mia e mi regalano un sorriso quando ne ho bisogno.

Arrivo in ospedale dopo quasi mezz'ora. Nell'atrio trovo Aldo che sta leggendo il giornale, mi avvicino e lo saluto.

"Buongiorno."
Lui alza la testa e mi sorride.

"Buongiorno Luca, come'è andata in questura?"

"Aldo, avevamo ragione sulla registrazione, è una prova schiacciante contro quei bastardi, finalmente avranno quello che si meritano, anche se ho ancora una gran voglia di ucciderli con le mie stesse mani."
Aldo rabbrividisce.

"So cosa provi ma dobbiamo lasciare che se ne occupi la giustizia, non rovinarti per loro, devi stare insieme a Mia non in una prigione."

Se penso a quello che le hanno fatto la rabbia prende il sopravvento e non posso permettermelo in questo momento, devo mantenere la calma per Mia.

"L'hai vista?"
Chiedo ad Aldo.

"Si! Sono appena uscito, i medici la stanno visitando, ma come puoi immaginare non è cambiato niente è sempre stabile."

"Aldo lei si sveglierà, okay? È forte, dobbiamo darle fiducia, è solo che non è ancora pronta a tornare tra noi."
Aldo ha gli occhi lucidi.

"Mia è fortunata ad averti trovato, sono davvero felice che abbia te."
Non so cosa rispondere così decido di abbracciarlo; a volte gli abbracci sono meglio delle parole.

"Vado da lei, ci vediamo più tardi."
Saluto Aldo e raggiungo la camera di Mia.

Indosso il camice ed entro.
Mia è sempre lì, in quel letto, bellissima nonostante i lividi e i tubi.
Mi avvicino a lei e la bacio delicatamente.

"Ciao amore mio, sono dovuto andare via un paio d'ore ma n'è valsa la pena: ero in questura, Duccio e Tano non potranno farti più del male, sono in carcere e non usciranno presto. Quando ti sveglierai potrai iniziare una nuova vita, senza che quelle bestie ti tormentino ancora."

Un destino contro Where stories live. Discover now