Teoria Egocentrica

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|PRINCIPIO DELLA PERMEANZA EGOCENTRICA|

Enunciato:

Nel singolo tutti gli esseri umani (in stato di relativa salute fisica, mentale e sociale) che compiono azioni volontarie, espletano esse unicamente per fini confacenti sé stessi.

Il fatto che individui esterni traggano vantaggio da azioni adempiute dalla singola persona, è in modo esclusivo un esito indiretto.

Tesi:

L'egoismo nasce da una naturale apatia nei confronti di ciò in cui non risiede la nostra identità, ovvero qualsiasi cosa che per l'individuo non sia direttamente riportato alla propria coscienza. L'immedesimazione personale in un altro soggetto, non sarà mai compatibile con la relazione tra la propria e l'estranea personalità, perciò l'essere umano è incapace di un'empatia pura. L'uomo ha una rappresentazione del mondo unicamente in prima persona: può intendere solo ciò che percepisce e può agire direttamente solo su di sé, mentre la comprensione e il controllo di altri uomini avviene in modo indiretto. In realtà l'empatia è solo un ridotto riverbero soffocato di sé stessi in un altro essere di limitata conoscenza nei confronti dell'interagente. Questo riflesso la totalità delle volte può essere più o meno erroneo e fuorviante.

L'intera umanità è intrisa di solo egoismo e l'egoismo è intrinseco in essa, ogni azione volontaria svolta dal singolo individuo viene eseguita per propri fini, mai solamente per gli altri. Nel primo impatto questa può sembrare una forte affermazione, in realtà ciò necessita prima l'attribuzione di un valido significato. Partendo dal presupposto di assegnare all'egoismo il significato^1 di: "generale insieme di atteggiamenti e comportamenti finalizzati unicamente, o in maniera molto spiccata, al conseguimento dell'interesse del soggetto che ne è autore", non il significato^2 estremo: "perseguire i propri fini anche a costo di danneggiare o limitare gli interessi del prossimo". Si può facilmente intendere come l'altruismo non sia altro che un'illusione collettiva dettata dalla nostra mente.

Tutte le nostre azioni volontarie hanno intento egoista, ovvero sono finalizzate al proprio utile e al proprio dilettevole. Se facciamo gli egoisti siamo tali, ma anche se facciamo gli altruisti siamo in realtà egoisti. Il compiere del bene verso il prossimo, può essere in consapevolezza o in non consapevolezza di un profitto. Se ne siamo consapevoli allora stiamo camuffando la nostra azione altruista, ciò nel proposito di ottenere un compenso piacevole o quanto meno non sgradevole. Se non ne siamo consapevoli allora stiamo compiendo l'atto altruista in virtù del fatto che non compiendolo (per il nostro inconscio) risulterebbe spiacevole o non soddisfacente. Nella prassi l'individuo conscio è un'entità opportunista in toto.

L'altruismo è contingente al soggetto, è causato e influenzato soprattutto dalle convenzioni sociali che si ripercuotono su di esso: l'altruismo è convenzionalmente preferibile poiché elimina e previene i sensi di colpa, reca appagamento al proprio animo, migliora indirettamente le proprie possibilità di benessere e o di sopravvivenza (questo ultimo fine potrebbe avere origine innata evolutosi agli albori della nostra specie). Le nostre azioni vengono svolte per interesse personale: quando esse coinvolgono la collettività ci si adattano per farci giungere ad un effetto che premia sé stessi attraverso operazioni intermedie, in questo caso coinvolgendo il mezzo interposto che si propone sinteticamente in altri individui. In sintesi utilizziamo volutamente o non volutamente gli altri come strumento personale di soddisfacimento o di non sofferenza, ciò indipendentemente dalle nostre azioni giuste o ingiuste che siano.

Questa teoria riesce ad essere applicata ad ogni tipo di esempio quotidiano (anche in situazioni estreme). Un primo semplice esempio può essere esposto come un nostro amico che ci chiede un prestito di denaro. In modo generico possiamo ammettere che abbiamo plausibilmente due possibilità: dargli i soldi che servono, oppure non dargli i soldi. Se non gli diamo i soldi siamo egoisti, o perché scegliamo che in quel determinato caso servono più a noi che a lui o perché ci appaga vedere rifiutata la sua richiesta. Se decidiamo di dargli i soldi voluti siamo comunque egoisti, o perché vogliamo evitare che il nostro amico ci possa rinfacciare l'atto sgarbato sperando invece in un suo ringraziamento o perché dobbiamo accontentare consciamente o non la nostra morale che se trasgredita causerebbe a noi stessi sensi di colpa. Già in questo modo il permanente processo egoistico ci appare chiaro, ma se invece volessimo fare un esempio estremo come un individuo che sacrifica la propria vita per salvare quella degli altri, in che maniera si potrebbe spiegare? Questo può non essere considerato egoismo, se nella maggior parte delle volte consideriamo la nostra vita la massima priorità dell'esistenza? No, questo atto è egoistico. In questo caso si conta in modo prioritario il fatto che una persona mentalmente e socialmente sana, non si sacrificherebbe mai se non nel caso in cui fosse l'unica alternativa o l'alternativa nettamente migliore per sé stessa tra quelle conosciute dall'individuo operante. Se l'individuo svolge questa scelta volontariamente, presentando al momento dell'azione sanità mentale, allora si espone in tal modo per mostrarsi coraggioso valoroso e abnegato a sé stesso e agli occhi delle persone salvate, quindi per provare un senso di appagamento e di sollievo imposto dai propri ideali.

Teoria EgocentricaWhere stories live. Discover now