Capitolo 1 - Ad un passo dal perderlo.

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«Harry, dovresti andare a casa.»

La voce preoccupata di Jay arrivò alle sue recchie come una dolce melodia.

«Mhmm», mugolò lui in risposta dalla poltrona.

Harry sentì la donna farsi più vicina, così aprì appena gli occhi. La vide prendere un leggero plaid dai piedi del letto, fece ancora qualche passo verso di lui e glielo posò sulle gambe. Lei gli strofinò delicatamente una mano sul ginocchio, prima di spegnere la luce principale ed accendere la piccola abat-jour sul comodino.

Richiuse gli occhi, beandosi della sensazione di tepore che la coperta gli infondeva.

«Buonanotte tesoro, a domani.»

Harry si sforzò di schiudere le palpebre a quelle parole.

Era un rito oramai, da quel maledetto giorno. Sembravano essere passati mesi, mentre era solo una dannata settimana; la più lunga della sua vita. Da quando Louis era stato travolto da un’auto proprio sotto i suoi occhi, Harry non si era scostato dal suo capezzale. Consapevole che la colpa della disperazione di quel momento, che lo aveva portato a non vedere l’auto, fosse sua. Sapeva che non avrebbe mai dovuto baciare Liz, lo aveva sempre saputo e non si spiegava ancora perché l’avesse fatto. Avrebbe dovuto dire la verità a Louis fin dall’inizio. Sarebbe stato meglio per tutti se le cose fossero state chiarite in principio, in modo da non creare gelosie e problemi, ma ovviamente non era andata così ed ora l’unico a pagarne il conto era Louis.

Ogni giorno dall’incidente, Harry era rimasto sdraiato sulla poltroncina al suo fianco.

«Dovresti andare a casa.»

«Puoi tornare più tardi.»

«Tua madre è preoccupata per te.»

Fu tutto un susseguirsi di persone che gli lanciavano consigli su cosa fare, dove andare, come stare meglio, e bla bla bla.

“Stronzate!” Pensava Harry.

Possibile che nessuno riuscisse a rendersi conto di quanto fosse difficile per lui lasciarlo? Per nulla al mondo si sarebbe mosso di lì. Voleva essere presente quando Louis sarebbe tornato cosciente. Voleva spiegarsi e fargli capire che era stato solo un grosso equivoco. Solo un’enorme stronzata che lui aveva fatto senza rendersi conto di quanto lo avrebbe ferito.

Jay baciò suo figlio sulla fronte, scostando i troppi tubi che lo circondavano, gli spostò i capelli dal viso e si voltò. Come ogni sera da una settimana.

Uscì dalla stanza stringendosi sotto il braccio di un uomo che era ormai una compagnia abituale per lei lì, ma che Harry non aveva mai conosciuto. Li lasciò soli dopo una lunga giornata di visite da parte di amici, parenti, medici, infermieri e quant’altro.

Finalmente erano solo loro due.

Era questo che Harry aveva imparato ad apprezzare delle fredde notti in ospedale.

La prima che passò in stanza con Louis e Jay gli sembrò l’inferno. Non riuscì a chiudere occhio. Il suo corpo si era trasformato in un fascio di nervi al solo pensiero che Louis non ce l’avrebbe fatta. I medici avevano dato le sue condizioni per critiche, e non erano stati in grado di spiegare meglio alla madre quanto in realtà ci fosse da sperare. Quella notte fu terribile, perché Harry non chiuse occhio a causa della paura.

Lasciò la poltroncina a Jay che vi si addormentò intorno alle ventitré. Lui invece rimase seduto su un minuscolo sgabello di metallo freddo, accanto a Louis. I medici riuscirono a stabilizzarlo, ma non diedero per certo nemmeno che sarebbe arrivato a vedere l’alba del giorno seguente. Harry non poteva permettere che gli venisse strappato via il suo unico punto fermo, così decise nella sua mente che se fosse rimasto sveglio a vegliarlo per la nottata, fino all’alba, il ragazzo sarebbe stato meglio.

Come Back to Me. -Larry Stylinson-Where stories live. Discover now