Libro Primo - Me lo meritavo

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Non so con quali energie raggiunsi la mia stanza sottocoperta. Mi trascinai per il corridoio in legno del trireme, che scricchiolava ad ogni passo. Un dolce dondolio, che per me era tutt' altro che dolce, scuoteva la nave come se fosse la culla di un neonato. Superai la cabina di Piper e quella di Leo, dalla quale proveniva un rumore assurdo, come se tanti pezzi di metallo stessero cadendo e rotolando a terra mentre altri cozzavano tra di loro. Evidentemente il figlio di Efesto stava inventando qualche altra diavoleria delle sue. Dalla sua cabina di colpo iniziò a provenire anche che un leggero odore di bruciato. Sentii l' ispanico imprecare in una lingua che doveva essere spagnolo, a quella che per lui avrebbe dovuta essere bassa voce. Proseguii. Fulminai con lo sguardo la cabina alla mia destra, sulla cui porta era inciso un bel gufo dagli occhi inquisitori che sembrava volermi dire: "Gira a largo o ti polverizzo!" con una voce che nella mia mente somigliava orribilemente a quella di Chase e il significato implicito sembrava essere "Tocca il mio Percy e ti ritroverai con un pugnale di bronzo celeste dove non vorresti". Era la camera della figlia d' Atena. Non le stavo molto simpatico e la cosa era reciproca. Probabilmente capiva che in me c' era qualcosa che non tornava, ma non riusciva a comprendere cosa fosse e questo, per una cervellona come lei, doveva essere estremamente frustrante e, da una parte, lo era anche per me visto che non faceva altro che trafiggermi con lo sguardo con quegli occhi grigi dal cipiglio perennemente arrabbiato, che sembravano emettere lampi come un cielo in tempesta. Probabilmente ciò era sempre dovuto al fatto che non riuscisse a venire a capo della "faccenda Nico". Sorrisi contento del fatto che fossi proprio io a metterla in crisi. Non che la odiassi... ma insomma era strana e inquietante, e i sui modi da signorina-so-tutto-io davano estremamente sui nervi. Non che non fosse vero che sapeva effettivamente tutto di tutto, o quasi ... ma farlo notare ogni santo giorno portava noi poveri mortali all' esasperazione! Forse nemmeno se ne accorgeva, cosa che a mio parere era davvero esilerante. Una ragazza nata dall' unione di un cervello umano e uno divino (cosa che a me faceva davvero schifo, non doveva essere il massimo essere partoriti da un cervello) non capiva di essere insopportabile, cosa abbastanze semplice ed evidente, mentre magari in mezzo secondo, sapeva benissimo elencarti tutti i miti greci esistenti. Altrettanto irritanti erano gli sguardi compassionevoli che mi lanciava ogni tanto, come se gli facessi una pena infinita. Ma questo alla fine era un comportamento che adottavano quasi tutti. Forse solo Leo evitava. Secondo punto a favore di Valdez l' uomo torcia. Era estremamente irritante con la sua iperattività e le sue battute ma almeno niente compassione. Tutto dalla vita non si può volere. Il re indiscusso degli sguardi affranti e addolorati per me però era senza ombra di dubbio Jason Grace. Dalla missione per recuperare lo scettro di Diocleziano, quando era venuto a scoprire quello che provavo per Percy, non faceva altro che lanciarmi sguardi inteneriti e preoccupati, come se potessi scoppiare a piangere da un momento all' altro tra le sue braccia. Per questo cercavo di evitarlo ogni volta. Così, quando lo incrociavo sulla nave, cambiavo strada. Infatti, ogni volta che eravamo da soli, vedevo nei suoi occhi color cielo accendersi una scintilla e la sua bocca si schiudeva pronta a parlare mentre affrettava il passo verso di me. Voleva parlare. Di cosa? Di come stavo, di come mi andava la vita di ... che diavolo posso saperne io! Non ho mai avuto una grande esperienza con i vivi in realtà, e i morti sono molto più semplici da capire. Con Jason non eravamo mai stati molto legati ma da quella missione qualcosa era cambiato. Oltre a Percy che, dopo la promessa fatta a mia sorella Bianca, non faceva altro che proteggermi, ora, avevo un nuovo bodyguard, Grace. Aver scoperto una parte frustrante, come il resto, della mia vita, aveva fatto scattare evidentemente qualcosa nella testa del biondo, stereotipo del surfista californiano. Per lui, forse, questo aveva dato inizio a quello che in teoria doveva essere l' embrione di un "simpatico" rapporto di amicizia basato sul "Ehi! Ti serve una spalla su cui piangere piccolo?" per me, invece, era stato solo l' inizio di nuovi timori e fughe. Se possibile ero diventato ancora meno naturale con gli altri ... il che è tutto dire. Ogni volta, con quegli occhi, sembrava sussurrami tanti "mi dispiace così tanto" oppure "povero ragazzo, così giovane così tanta sofferenza" e così via. Era già abbastanza doloroso il fatto che fossi destinato ad una vita di solitudine dato che l' unico ragazzo che amavo non lo avrei potuto mai avere ... non c' era davvero bisogno che il figlio di Giove, anche se inconsapevolmente, me lo ricordasse ogni volta che ci incontravamo. La media era di circa dieci volte al giorno quindi ... Continuai a tirare dritto oltre la stanza di Frank il fidanzato della mia sorellina. Hazel ... magari avrei potuto ... no. Già ci avevo pensato diverse volte ma no. Non volevo e non potevo parlarne con nessuno. Già il fatto che Jason lo sapesse era estremamente umiliante. Per quanto la mia sorellastra fosse la cosa più vicina ad una famiglia che possedessi e la persona di cui mi fidassi di più, non potevo rivelarle nulla. Quindi, dopo un attimo passato a fissare il legno di mogano della porta che dava l' accesso alla sua stanza proseguii. La mia era l' ultima. Di fronte a quella del Pretore di Nuova Roma: Reyna. Dovevo passare solo le ultime due camere.

Mi trovavo in mezzo al corridoio, nello spazio che separava la cabina di Percy da quella di Jason. Fissai un per un po' la porta blu della cabina del figlio di Poseidone come incantato. Se fossi entrato? Se gli avessi chiesto scusa per come mi ero comportato? Se gli avessi confessato quello che provavo per lui? Se ... Nico riprenditi! Evidentemente "l' effetto Percy" aveva ancora il controllo delle mie cellule grigie. Il punto dove mi aveva toccato cominciava di nuovo a formicolarmi piacevolmente mentre quella che doveva essere la mia coscienza cominciava a dire

- Dai Nico! Hai visto quanto è stato piacevole ... entra in quella stanza, digli le cose come stanno ... magari per lui è lo stesso! Non fare il vigliacco! Quella è la porta che ti separa dalla felicità, dal piacere da... -

La voce che doveva essere quella della mia coscienza assomigliava tanto a quella tutta zucchero e canditi della dea dell' amore.
Taci Afrodite! Non lo farò ... smetti di entrare nella mia testa!

Lo faceva spesso in realtá. Di entrare nella mia testa, intendo. Evidentemente trovava la mia travagliata "vita amorosa" come una sorta di soap opera davvero interessante. La sentii sospirare.

- Fa come vuoi ingrato figlio di Ade! Tale padre tale figlio! - disse per poi uscire dalla mia testa, grazie agli dei.

Rimasi ancora un po' imbambolato davanti alla porta di Percy, da dentro solo silenzio. Non ti capirò mai Di Angelo... le sue parole mi tornarno alla mente e mi colpirono al cuore ancora più dolorosamente della prima volta. Come potevo essere così insulso! Lui cercava di aiutarmi e io lo mandavo sempre via trattandolo male. Eppure lui ritornava sempre ... forse contavo davvero qualcosa per lui ... scossi la testa scacciando quegli stupidi pensieri. Dovevo smetterla. Tra me e Percy non c' era niente, NIENTE! E così doveva essere. Avrei rovinato anche la sua vita nel caso fortuito in cui non fosse morto. Tutte le persone a cui mi legavo morivano: Bianca, la mamma... Mi stupii di quanto fosse corto il mio elenco. Niente amici, niente legami, solo tenebre e solitudine. Era questo che comportava essere un figlio di Ade, giusto? Era una sorta di punizione e in fondo me la meritavo ... per tutto il male che facevo di continuo a persone speciali e meravigliose come Percy.
Me lo meritavo. Tutto.

Mi meritavo la mia vita, mi meritavo l' oblio, mi meritavo di aver ricevuto la freccia di Eros dritta al cuore, mi meritavo di essere il figlio di Ade, mi meritavo di essere me. A quel punto sembrai riottenere il controllo del mio corpo. Prendere coscienza delle mie colpe mi aiutava sempre a ritrovare me stesso e a convincermi di lasciare in pace Percy, di stargli alla larga. Non lo meritavo e mai lo avrei fatto. Mi allontanai da quella porta camminando all' indietro quando mi scontrai con qualcuno. Mi voltai di scatto portando subito la mano alla spada di ferro dello Stige che portavo legata alla cintura.

- Nico?! -

Quella maledetta giornata non aveva proprio intenzione di finire.

Spazio all' autrice

Salveeee! Ecco il nuovo microscopico e schifoso capitolo dove Nico passa le ore ad autocommiserarsi. Povero ragazzo :( Ora viene a casa mia e mi uccide per aver pensato questo lol Coooomunque! Cosa ne pensate? Chi sarà la persona contro cui si è scontrato Nico? Si accettano scommesse gente! Questo capitolo è più che altro un monologo interiore ... quindi abbastanza noioso. E' molto corto ma questo perchè 1) L' ho scritto ora in solo un' ora di tempo 2) ho deciso di dividere il "vero capitolo" in due parti dato che altrimenti sarebbe stato un capitolo di 157483 pagine che non avrebbe letto anima viva (e morta). Anyway ... che dire! Aspetto i vostri pareri e magari voti!

Alla prossimaaaaaaaaaa

Ghost King and Seaweed BrainWhere stories live. Discover now