ventiquattro

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Fabio

La donna che fino a quel momento mi aveva accompagnato ritorno da me, scattai in piedi convinto che finalmente potessi vederla -Fabio, ascoltami, la stanno sistemando in questo momento, non so se potrai vederla presto però....- disse la donna, sospirai e annuì risedendomi nuovamente -ecco...se nel mentre hai qualche parente o qualcun altro...- disse e mi venne in mente Martina, ma non avevo neanche le forze di raccontare ciò che stava accadendo sinceramente. Lei doveva riprendersi, doveva tornare assieme a me -no.- dissi, ti prego Ginevra, ti prego  -Martina.- 

-sì o no, allora?- chiese -Martina, è la sua migliore amica, si conoscono da quando sono piccole...- Vivi, per favore, mi hai capito? -ce la fai a chiamarla tu? Altrimenti dammi il numero e ci penso io. Vieni, per di qua.- disse incamminandosi. Come? Ce la faccio? No. Dove ho messo il cellula? -il numero è questo.- disse passandole il mio iPhone sbloccato e con il numero in vista -lasciami un attimo il telefono, la chiamo dalla sala infermieri e ritorno.- disse -sì.- risposi 

-stai tranquillo, Fabio. Ritorno subito, nel frattempo stai qua, questa è la sala d'attesa. Avviso i miei colleghi che sono nell'ultima stanza qua infondo, nel caso ti servisse qualcosa, va bene? So come ti senti, so bene quanto è difficile, ma l'unica cosa che ora puoi fare è rimanere qua aspettare e respirare, mantieni la calma, okay?- fosse facile... -ecco, bravo, continua così- Stai calmo, tra poco arriverà anche la tua amica e non starai più da solo, dai io vado.- disse allontanandosi e lasciandomi lì, da solo.

Ma io da solo non ci voglio stare. No. No. No. No.

[...]

-Fabio...- disse la donna rientrando nella stanza -lei? Dov'è posso vederla?- chiesi spazientito dalla tanta attesa -non lo so Fabio, io sono andata solo a chiamare la tua amica, nessuno sa niente, nessuno è entrato né uscito, non avranno risposte o staranno lavorando ancora. Capito? L'unica cosa che puoi fare è dare una mano alla tua fidanzata, dalle forza.- sorrise -si vede che la ami con tutto te stesso, lo vedo, penso che l'hanno visto tutti. Ma lei ha bisogno di forza ora, dalle forza per lei e per vostro figlio. Pensali entrambi, cercali.- disse 

Non posso piangere, non ora... 

-comunque, ha detto la tua amica che arriverà subito. Anzi, forse è già per la strada.- disse -sì, va bene grazie.- risposi -ora vado, ho altri pazienti da controllare, ma non ti preoccupare, vengo a controllarti ogni tanto, va bene?.- sorrise andandosene nuovamente.


Dopo neanche cinque minuti arrivò Martina seguita da Diego, entrambi visibilmente preoccupati, mi alzai e li salutai. Incredibilmente da quanto mi aspettassi, abbracciai i due. Come se avessi bisogno di affetto, come se per la prima volta nella mia vita ne avessi davvero bisogno. -ma che cazzo è successo Fabio? Che ha?- chiese Martina guardandomi negli occhi. No. No. No. -tranquillo frate, ci siamo anche noi.- disse Diego posandomi la mano sulla spalla. No. No. No. No. -sai qualcosa? Fabio, guardami.- disse Martina -niente, Martina. Non so cosa le stiano facendo, non è uscito ancora nessuno.- risposi -dobbiamo solo aspettare, allora. Ma cos'è successo?-. -in questo momento non riesco a spiegartelo, se vai nella stanza delle infermiere loro riusciranno a dirti qualcosa...-  risposi passandomi quasi in modo disperato una mano fra i capelli ricci -va bene, Fabio, tranquillo. Ora vado, ma tu vuoi qualcosa? Acqua, qualcosa da mangiare?- chiese -no.- risposi. Rivoglio la mia ragazza viva, per favore.

-ehi Fabio.- disse l'infermiera -come va?- chiese -non lo so.- risposi -lei deve essere la ragazza che ho chiamato prima, giusto? Martina?- chiese -salve. Lei non sa niente? Non può chiedere?- domandò la mora -ragazza mia, non posso, anche se volessi. In queste situazioni, una cosa del genere creerebbe solo scompiglio. E noi non lo vogliamo, giusto? Bisogna solo aspettare, non c'è nient'altro che nessuno di noi può fare.- disse -ma lei è convinta che nessuno dei medici è uscito da quella porta?- chiese Diego, alzando un sopracciglio -nessuno ragazzo mio, oppure sarei corsa qua immediatamente ad avvisarvi.- disse come se la cosa fosse ovvia. -ma tu Fabio, come ti senti?- chiese, ma cazzo è cieca? Come dovrei stare? -male.- risposi convinto, era quello che sentivo realmente, un'emozione non poco conosciuta, ma ora, ora è come se si stesse accentuando.

-so che forse è inutile, ti prego non mandarmi a quel paese ma...potresti spiegarmi il tuo dolore?- chiese inginocchiandosi davanti a me. Come si fa a spiegare? -non...non ho potuto fare nulla...- sospirai con voce quasi strozzata -è vero, non puoi fare nulla, ma sai cosa? Era aggrappata a te,  l'hai sostenuta, e hai fatto in modo che non picchiasse la testa o che schiacciasse la pancia. Hai evitato i danni peggiori, sei stato bravo.- sorrise dolcemente, come se quelle parole potessero sollevarmi -pensa a tuo figlio, va bene? Concentrati, stai calmo, devi dare la forza anche a lui... me lo prometti?- chiese -è colpa sua...- dissi interrompendo quel fiume di parole che pareva non finire. -sua? E di chi?- chiese stupita, alzai di poco lo sguardo, quanto bastasse per guardare negli occhi quella donna che fino a quel momento ha provato a darmi forza -del bambino.- ammisi.


Untitled|| MarracashWhere stories live. Discover now