VI

684 55 4
                                    

[Jenny's (Elena's mother) point of view]

Il sonno non è pienamente garantito se si ospitano otto semidei iperattivi nella propria casa, non lo è proprio per niente.
Rumori di pentole, porte che sbattono, cose che cadono: ecco il mio buongiorno.
Mi scopro e piego la coperta prima di appoggiarla nell'armadio; mi giro verso Elena che non si è mossa di un solo centimetro.
"Sta solo dormendo" penso ed, in fondo, è quello che sta davvero facendo; non è né viva, ma neppure morta e a me basta questo.
Qualcuno bussa e la porta si apre facendo entrare una ragazza con in mano una tazza di caffè.
≪I ragazzi hanno cercato di fare il più silenziosamente possibile, ma vedo che l'hanno svegliata comunque≫ mi sorride e mi porge la tazza.
≪Hazel giusto?≫ chiedo prima di sorseggiare un po' di caffè.
Lei annuisce.
≪Hazel, credo che dovremmo parlare noi due≫
Sul suo viso compare un sorriso forzato e da ciò intuisco che ha capito di cosa avremmo dovuto parlare.
≪Lo credo anche io≫ afferma posando il suo sguardo alle mie spalle.
≪Ma non quì... Ehm... Non vi ho ancora fatto vedere la terrazza giusto?≫
Hazel scuote la testa facendole cadere i capelli di fronte al viso.
≪Credo sia il momento giusto per salirci≫ concorda.
Arriviamo sulla terrazza con il fiatone per via di tutte quelle scale che abbiamo salito -devo far installare un ascensore-, ci sediamo su delle sedie in vimini, l'una di fronte all'altra, ed inizia a raccontarmi la sua storia.
≪Il tuo è stato un atto di coraggio senza eguali≫ mi complimento con lei poggiandole una mano sulla spalla dopo aver sentito tutta la sua narrazione.
≪Grazie, ma è comunque colpa mia se il gigante è risorto≫
≪La guerra è finita, i giganti sono stati annientati e Gea non si risveglierà che fra una miriade di anni, non hai motivo di rimpiangere le tue scelte≫ la rassicuro.
≪Già è finita una guerra e ne inizia un'altra≫ sospira Hazel.
≪Finirà bene≫ le prometto.
≪Lo spero, voglio solo tornare al campo Giove per rimanerci e non uscirne più≫
≪Se c'è ancora Terminius non sarei così felice di rimanerci≫ cerco di scherzare, ma non faccio altro che aggravare la situazione.
≪Conosce Terminius?≫ spalanca gli occhi.
≪Diamoci del tu≫
≪Jenny, rispondi ti prego: consoci Terminius il Dio dei confini di Nuova Roma?≫
Sospirai e annuisco.
Si, sono stata al campo Giove; in breve: mi sono spacciata per una romana per quella mia "fantastica" impresa e ho litigato con Terminius che però, diciamocelo, è leggermente troppo pignolo.
≪Ma, come hai fatto?≫
Hazel mi sta fissando e vuole delle risposte che non posso darle.
≪Se permetti, è il mio turno di fare le domande, Hazel≫
La ragazza sgrana gli occhi stupita e sbuffando si abbandona sulla sedia.
≪Prego≫ mi invita.
≪Come hai conosciuto Elena, cinque anni fa?≫
≪Io ero lì, negli Inferi, dagli anni quaranta≫ incomincia lei guardando nel vuoto ≪Il tempo passava fra monotonia e malinconia ed è per questo che quando l'ho vista mi è quasi dispiaciuto lasciarla andare. Forse posso mostrarglielo≫
Prima che possa farle una qualsiasi domanda su ciò che ha in mente di fare mi afferra la mano e chiude gli occhi. Mi sento sempre più stanca e chiudo gli occhi affaticata. Quando li riapro non sono più sulla terrazza della mia casa, ma in un luogo desolato e pieno di agonia: gli Inferi.

[Elena's point of view]

≪Greta!≫ urlo, ma dopo averla chiamata per la decima volta dubito si farà sentire, ma non è giusto abbandonare le ragazze da sole in una stanza nera e buia.
≪Greta, ti prego. Non è affatto divertente!≫ protesto battendo un piede a terra.
Appena sono sbucata in questa stanza, Greta è come se fosse scomparsa; mi sono girata e PUFF lei non c'era più e mi sono ritrovata da sola rinchiusa fra quattro mura.
Una risata riecheggia nella sala, una risata pungente e distaccata, da brividi.
≪Chi sei?≫ urlo girando su me stessa con la mano sinistra posata sul ciondolo magico, in modo da poter usare l'arma il più velocemente possibile.
≪Calma nipote, non hai motivo di usare quella spada≫
≪Nonno?≫ chiedo insicura senza però lasciare la presa sul ciondolo.
Legami di sangue o no, non mi fido di questa voce.
≪Ma che nonno e nonno! Mi farai sentire più vecchio di quello che sono≫ ribatte la voce.
Chiudo gli occhi e prendo un lungo respiro ≪Allora chi sei?≫.
Li riapro e mi ritrovo nella stessa stanza solo che è arredata con due sedie in pelle nera, un tappeto nero, due finestre che danno un'ottima visuale sul cemento, due librerie in legno nero mezze piene di libri dalla copertina rovinata e nessuna porta.
Perché scomodarsi così tanto ad arredarla se poi non ci metti una porta?
Percepisco una presa salda sulla mia spalla e istintivamente faccio un passo avanti e mi giro in modo da vedere qualsiasi-cosa-sia con i miei occhi.
É un uomo con un completo nero gessato, una cravatta nera e mocassini neri -colorato, eh?- porta una bombetta nera e i suoi capelli neri -te pareva fossero neri- sono lunghi fino alle spalle, ha il viso più pallido di un cadavere e gli occhi erano come pozzi di pece senza fondo. Questo è una perfetta copia di Nico di Angelo fra vent'anni, poco ma sicuro.
≪Ade≫ sibilo fra i denti.
È pur sempre il padre del ragazzo che mi ha ridotta in questo stato, se Nico avesse avuto un po' più di autocontrollo non mi sarei ritrovata chiusa in una stanza con il signore degli Inferi come unica compagnia.
Ade sembra stupito dal mio tono di voce e scuotendo la testa si avvicina ad una di quelle sedie in pelle e ci si siede con la stessa grazia di un elefante obeso incinto.
≪Perché tanto rancore per il mio nome, figlia di Poseidone?≫ mi incalza ≪Non ho certo scelto io di rinchiuderti quì≫.
Sono ancora in piedi, in mezzo alla stanza, con la mano che stringe con foga la spada; se non fossi così occupata a scoccare occhiate infuocate ad Ade e potessi osservare le nocche delle mie mani ci scommetto tre dracme che sarebbero più bianche della faccia del Dio.
≪Suvvia, siediti≫ il signore degli Inferi mi indica la sedia di fronte alla sua ≪Abbiamo molto di cui parlare≫
Mi siedo senza obiettare, ma non mollo la presa sulla mia arma, nossignore.
≪Non credo≫ esordisco secca ≪Io voglio solo tornare a casa≫
Il viso di Ade assume un'espressione triste come se fosse davvero dispiaciuto del fatto che io non volessi parlargli.
≪Ah, i semidei! Così impazienti!≫ si lamenta il Dio.
≪Greta mi ha detto che voleva parlarmi prima di farmi uscire da questo Inferno, letteralmente≫
≪Greta? Oh già Greta≫ Ade si accarezza il mento assorto ≪Un triste destino, povera ragazza≫
≪Da quando Ade, il signore degli Inferi, è dispiaciuto per le sorti di qualcuno?≫.
≪Ora basta parlare di me!≫ esordisce ≪Parliamo di te...≫
Apro le braccia con i palmi rivolti verso l'alto ≪Si accomodi≫
≪Non ti ricordi proprio di questo posto?≫
Mi scappa un sorriso non poco sarcastico ≪Dovrei?≫
Ade mi guarda con un' espressione per metà incuriosita e metà divertita.
≪Ecate ha fatto un ottimo lavoro, lo riconosco≫
Scavo nella mia mente alla ricerca di Ecate, ma non la trovo.
≪Ecate?≫ ripeto confusa.
≪Per tutti gli scheletri, non sai chi è Ecate?≫ si acciglia il Dio ≪Ma cosa insegnano a questi poveri ragazzi al giorno d'oggi?≫
≪Da quanto tempo non visita il mondo di sopra?≫ chiedo indicando il soffitto con entrambe le mani.
≪Troppo tempo!≫ si lamenta ≪Ma vedo che mi toccherà fare anche un po' di epica con te, ma comunque io ho tutta la vita a disposizione e tu...≫ mi indica con un rapido gesto della mano ≪...tu non hai questo problema. Iniziamo con le lezioni≫

Ne approfitto per farvi gli auguri di buona vigilia (?).
Probabilmente domani ne pubblicherò un altro, prendetelo come un regalo di Natale da parte della sottoscritta.

il segretoWhere stories live. Discover now