Capitolo 4

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Fatima e Giulia erano sedute nella stanza dell'ospedale adibita per la loro terapia, c'erano quasi tutti i superstiti dell'attentato. Tutti si guardavano intorno con aria spaurita, o annoiata, o completamente assente.

- L'unica cosa positiva di questa buffonata e che ci saranno anche i militari! – borbottò Fatima, allungandosi verso l'orecchio di Giulia. – Almeno potrò rifarmi gli occhi, una terapia decisamente migliore! – continuò facendo ridere l'amica. La porta si aprì, segnalando l'arrivo di altri "pazienti" diciamo così.

- A proposito di rifarsi gli occhi! – disse maliziosamente Fatima, mentre nella stanza facevano ingresso il sergente Ferranti e alcuni suoi colleghi. Il ragazzo si guardò intorno alla ricerca di qualcosa, o meglio qualcuno. Il suo sguardo si fermò negli occhi di Giulia, che si scoprì a fissarlo senza accorgersene. Il sergente le fece un mezzo sorriso e con l'aria da playboy che lo aveva sempre distinto, gonfiò il petto e si avvicinò alla ragazza.

- Ѐ libero questo posto? – chiese indicando la sedia accanto a lei.

- Liberissimo! – rispose per lei Fatima, con luce maliziosa negli occhi. I due fecero finta di non accorgersene, mentre il sergente si sedeva accanto a Giulia, il quel cerchio disordinato. Nella stanza si faceva sempre più crescente il brusio nell'attesa degli psicologi.

- Guarda tu, ci obbligano a fare questa stronzata e poi sono anche in ritardo! Tipico dei dottori! – sbuffò Fatima portandosi le braccia al petto.

- Più si allunga l'attesa più ho voglia di disertare! – disse un collega del sergente Ferranti, facendo ridere gli altri tre in ascolto.

- Non sarebbe male come idea! – rise Giulia sotto i baffi. La porta si aprì ancora e finalmente entrarono gli psicologi.

- Sia ringraziato il cielo, speriamo finisca presto questa tortura! – borbottò Fatima, mentre i medici facevano ingresso nella stanza e occupavano le sedie libere. Giulia s'irrigidì sulla sedia, quando riconobbe la dottoressa Parisi fra loro. "Che diavolo ci fa lei qui?" si chiese agitata. L'idea che a riesaminarla fosse proprio la sua vecchia psicologa che sapeva già la sua storia clinica passata non le andava bene. E se la donna l'avesse giudicata non idonea? La sua carriera sarebbe stata segnata per sempre.

- Ho bisogno di uscire fuori! – disse semplicemente alzandosi di tutta fretta e lasciando la stanza sotto lo sguardo incuriosito di tutti. Si allontanò lungo il corridoio, cercando di placare la sua agitazione. L'ultima volta che era stata dalla dottoressa Parisi, avevano avuto una discussione. La donna sosteneva che lei non fosse in grado di affrontare i problemi, preferiva fuggire piuttosto che guardare in faccia la realtà. Lo aveva fatto quando era andata via da Napoli, trasferendosi a Roma dove voleva ricominciare e lo stava facendo di nuovo partendo per l'Afghanistan piuttosto che affrontare la situazione con Niccolò. Giulia le aveva urlato addosso che era un'incompetente, che non poteva permettersi di insinuare certe stupidaggini e poi era andata via sbattendo la porta. Non aveva detto a nessuno di quell'ultima seduta, ed ora temeva che la dottoressa potesse nutrire rancore verso di lei e l'idea che la decisione sul suo futuro lavorativo fosse in mano sua, non la faceva stare affatto tranquilla. Giulia si diresse verso la prima uscita di servizio, recuperando dalla tasca il suo pacchetto di sigarette con fare nervoso. Sentì la porta alle sue spalle aprirsi e si voltò di scatto.

- Ehi! – fece il sergente. – Tutto bene? Sei scappata via di corsa! – disse avvicinandosi con le mani nelle tasche e stringendosi nelle spalle per via del freddo.

- Sì, sì – rispose la ragazza tornando a guarda dritto davanti a sé. – In realtà no! – fece poi rassegnata, cacciando una nuvoletta di fumo. – La psicologa che ci hanno assegnato, la conosco bene! Sono stata in cura da lei qualche tempo fa! – disse sorprendendosi della sua totale sincerità.

- Oh, e non è andata bene? – chiese il sergente incuriosito. Giulia si voltò a guardarlo facendogli una smorfia e il sergente capì.

- Anche io sono stato dallo psicologo. Molto tempo fa! – disse il ragazzo. Giulia lo guardò incuriosita, trattenendosi dal chiedergli perché.

- Mio padre! È morto quando avevo 13 anni! Avevamo un piccolo negozio di frutta e verdura! Mio padre stava sostituendo mia mamma che era sul retro! – iniziò a raccontare, guardando davanti a sé – Erano circa le nove di sera! Non ti aspetti mai che a quell'ora possano entrare due uomini con il passamontagna e minacciarti con le pistole! – disse con il sorriso amaro. – Beh, puoi immaginare come è andata! – si voltò a guardarla dopo un lungo silenzio. – Non pensi che sia un po' ridicolo. Un ufficiale dell'esercito, che è stato per tanti anni in Iran, morto per mano di due ladruncoli di quartiere! – si ritrovò a ridere amaramente, guardandosi la punta delle scarpe. – Saranno passati anche quindici anni, ma ogni tanto mi risveglio con il suono della pistola nelle orecchie! – fece poi tornando serio. Giulia era rimasta in silenzio sentendo gli occhi pizzicare. – Non so se puoi capire... -

- Capisco benissimo! – lo bloccò Giulia, facendolo voltare nella sua direzione. Marco corrucciò lo sguardo, vedendole gli occhi lucidi. – Mia mamma si è tolta la vita circa un anno fa! – disse con la gola secca, stupendosi della facilità con la quale aveva pronunciato quelle parole. Marco era il primo a cui diceva la verità e non sapeva nemmeno lei perché. Tra i due calò il silenzio, interrotto solo dal rumore del vento. Il telefono di Giulia, li fece sobbalzare entrambi quando squillò. Sul display apparve il nome di Laura.

- Pronto! – rispose la castana.

- Giulia sei ancora in ospedale? – chiese l'amica con l'affanno.

- Sì, perché? –

- Adriano e Niccolò hanno avuto un incidente!

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Angolo autrice

Salve gente, ecco un nuovo capitolo. Scopriamo una cosa in più sul sergente Ferranti a quanto pare lui e Giulia hanno alcune cose in comune, non belle purtroppo. Per Adriano e Niccolò non preoccupatevi, vi anticipo già che non è nulla di che, ma mi serviva per costringere Giulia a riavvicinarsi al nostro amato Nic. Ci vediamo al prossimo capitoloooo

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