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I giorni passano inesorabili privi di alcuna novità, di alcun accenno di colore, di alcuna vivacità. Non ci sono sfumature vedo tutto nero e bianco, ma soprattutto nero.

Sono seduta a cena, Lorenzo chiacchiera tranquillamente con mia madre e io non intendo ascoltare la minima parola.

Francesco entra, ha un sguardo diverso dal solito, più cupo, e questo non promette nulla di buono.

"Ecco questi sono i debiti della banca dei Pazzi" dice porgendo dei fogli a mio fratello gemello, corrugo le sopracciglia.

Lorenzo ci guarda tutti poi torna a posare i suoi occhi su quelli di Francesco e chiede: "Possiamo parlarne più tardi? Preferisco separare famiglia e affari"

"Perché non ora? Non ti sei fatto scrupoli quando hai chiesto a mia moglie di fare la spia per te" ribatte

"Di cosa stai parlando?" chiede Lorenzo confuso

"Questa è opera di Jacopo" aggiunge dopo aver intuito

"Lui mi ha soltanto aperto gli occhi, forse è meglio che apri anche i tuoi fratello" dice indicando Guglielmo seduto a tavola

"Per vedere cosa esattamente?" chiede mio fratello alzandosi dalla sedia infervorato

"Che cerchi di avere me come personaggio della storia che tu vuoi scrivere per Firenze" risponde Francesco camminando attorno al tavolo

"Questo non te l'ho mai nascosto però!" esclama Lorenzo, poggiando le mani al tavolo

"E quale storia scriverebbe Jacopo invece?" si intromette mia madre

"Tu, tu parli di una vera repubblica, di un governo scelto in piena onestà, con elezioni libere, un governo scelto dal popolo, di gettarsi alle spalle il passato e cambiare le cose, ma quel passato è opera tua, della tua famiglia, dei Medici!" esclama con un tono dispregiativo

"E hanno governato Firenze per quattro generazioni. La storia di Jacopo è quella in cui i Pazzi liberano la città dai Medici piuttosto che servirli" continua bruciando il foglio con su scritti i debiti della banca Pazzi

"Quell'uomo piega la verità per raggiungere i suoi scopi. Ti prego, non lasciare che ci divida" risponde Lorenzo

Francesco, seccato, lancia i fogli della banca ormai bruciati sul tavolo per poi andarsene, senza dire una parola.

"Va' a vedere dov'è finito Giuliano, sarai scortata" ordina mia madre e dato che l'aria è diventata irrespirabile, decido di seguire il suo ordine.

Esco di casa con degli uomini che mi seguono in ogni mia singola mossa e da una parte mi rassicura dall'altra mi da tremendamente fastidio l'idea di non poter essere autosufficiente.

Arrivo in piazza, proprio davanti al Palazzo Pazzi e noto subito una carrozza con svariate valigie all'interno, poi una serie di rumori mi costringono a distogliere lo sguardo per concentrarli da tutta altra parte.

Novella Foscari continua incessantemente a bussare e a gridare al portone dei Pazzi, mi avvicino a lei e le poggio una mano sulla spalla.

Si volta di scatto e noto il suo volto completamente rigato dalle lacrime, gliene asciugo un paio e poi l'abbraccio.

"Che cosa è successo? Vieni, raccontami" dico sedendoci sulle scale

"Francesco m-mi ha cacciata di casa" risponde con lo sguardo fisso verso il basso

"Uomini, allontanatevi!" ordino

"Sai il motivo?" chiedo perplessa

Sapevo che Francesco non amasse Novella, ma ho notato una certa empatia fra i due quindi non sarà di certo per l'odio che l'ha cacciata.

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