L'uomo

20 3 0
                                    

Pioveva. Pioveva da giorni ormai. Le pozzanghere erano diventate i nuovi giocattoli per i ragazzini del quartiere e gli stivali e gli impermeabili erano parte integrante del vestiario comune. Questo voleva dire solo una cosa per i tre ragazzi del vicinato: noia. Una noia mortale e continua, perpetua nella sua ripetitività. Un' odiosa lemma che li costringeva a riunirsi in casa, per giocare ai videogiochi di cui stranamente Tae era l'unico intenditore. Jimin invece, era totalmente negato mentre Yoongi si fingeva incapace con Taeyung ma diveniva un gamer con Jimin e lo batteva sempre.

"Dovremmo fare qualcosa fuori, insomma è solo acqua no?" disse il ragazzino dalla bocca carnosa e i capelli castani.

"Già e la prigione è solo una stanza. Potremmo prenderci una polponite." disse il più grande.

"Forse tu perchè sei nano e pesi come un fuscello. Una folata di vento e ti ritrovi in Uruguay." rispose l'altro.

"Fammi capire, ora dovrei ridere? no sul serio, spiegami se dovrei fottutamente ridere." ma uno che rideva c'era veramente mentre continuava a pigiare tasti sul joystick della console. Taehyung e la sua risata calda e i suoi capelli biondicci e ricci di permanente. Yoongi fece un sospiro innamorato e lo fissò, restando ora in silenzio. Jimin ne era quasi disgustato e si chiedeva quando quell'ottuso del suo migliore amico si sarebbe accorto della cotta colossale che il vicino di casa aveva nei suoi confronti. A Jimin non interessava l'orientamento sessuale degli altri, i suoi genitori erano di mentalità aperta e di conseguenza lui era cresciuto con pensieri simili. Credeva che il mondo avesse ben altri problemi dei gusti delle persone in quanto al sesso. Troppo personale per essere sul serio un problema generale.

"Io propongo di andare a lanciare sassi a villa Jeon." perchè era così che la villa abbandonata si chiamava. "Villa Jeon" in onore del costruttore nonchè fondatore del quartiere.

"E che cosa ti aspetti di ottenere, è vuota." disse Yoongi, guardandolo.

"Già Chim, non serve a nulla, ci bagneremo soltanto. E poi farai incazzare lo spirito." Taehyung rise di gusto mentre Jimin si imbronciava. Si stese a letto con le braccia incrociate dietro la testa.

"Eppure.. sento che c'è qualcosa in quella casa."

"Sì, la polvere e l'aria stantia." continuava a risponderlo male Yoongi per nascondere la paura che aveva.

"vabbe se lo dite voi. Tae fammi fare un' altra partita va."

Il giorno dopo finalmente le nuvole lasciarono spazio al sole e i ragazzi poterono uscire per andare a "cazzeggiare", così spesso definivano le loro uscite.

"Scommetto 100000 won che non riusciresti a correre dietro a Tae in skate neanche per dieci minuti." Jimin rideva mentre prendeva in giro il ragazzo smilzo dietro di lui.

"Non scommetto a perdere. Guarda che genio, basta guardarmi per capire che sono asmatico pezzo di idiota."

"Secondo me è tutto una scusa sei soltanto pigro quanto un bradipo anziano e le tue gambette non reggono nemmeno il peso delle responsabilità figurati della corsa."

"Continuo a non sapere se cerchi di far ridere o di farmi incazzare ma sei vicino al secondo obbiettivo, stronzo."

"cazzo.. sai ridere anche? Me lo fai vedere?"

"Jimin giuro che.."

Yoongi allungò una gamba per calciare il sedere del più piccolo mentre Tae se la rideva, ma il momento di svago terminò all'improvviso. Erano accanto alla villa, a dieci metri dal cancello. Un uomo alto, dal fisico imponente, con occhiali da sole e vestito elegante con cravatta e ventiquattr'ore apriva con una chiave elettrica il cancello dell'abitazione e stava per entrarci. Era la prima volta in assoluto. Il portachiavi attaccato al mazzo aveva attirato la sua attenzione: assomigliavano a due parallelogrammi capovolti e simmetrici. Sembravano simulare una porta chiusa e così lo riconobbe. Era lo stemma della famiglia Jeon*. A Jimin sembrava di sognare. Doveva capire se fosse lui l'uomo che pensava lo fissasse da una finestra l'altro giorno.

"Non pensarci ti avviso." ma prima che Jimin potesse razionalizzare quella frase detta dal più grande stava già correndo.

"Hei." gridò ad un passo dall'uomo che si voltò stranito.

"Cosa vuoi ragazzo?" il tono dell'uomo sembrava gentile cosa che contrastava con la sua figura virile e a tratti minacciosa.  Poi gli sorrise e al lato del viso comparve una fossetta carinissima che fece subito una buona impressione a Jimin.

"Mi scusi lei è.. il proprietario?" l'uomo si voltò verso l'abitazione, fece un sospiro. Si voltò di nuovo verso Jimin e gli scoppiò letteralmente a ridere in faccia.

"No ragazzo, non potrei permettermi una casa così neanche se firmassi documenti per una vita." rispose con il sorriso ancora sulle labbra.

"Allora perchè.. ha le chavi?" chiese ancora. Probabilmente era stato invadente e sospetto perché l'uomo ritirò sbito il sorriso guardando Jimin come se volesse incenerirlo solo con gli occhi.

"Perchè lo vuoi sapere?" si mise sulla difensiva come se tutto ad un tratto l'adolescente di venti centimetri  più basso e davvero tanti chili in meno fosse una minaccia.

"Semplicemente vorrei sapere se.. ci vive qualcuno."

"Cosa sei? un ladro? Se lo sei fai schifo nel tuo lavoro perchè sei fottutamente sospetto."

"Cos?.. no, io voglio solo sapere se sono pazzo oppure no perchè io ho visto qualcuno li dentro, era un uomo, e se lei mi dice che non ci vive nessuno, o sono pazzo o questa casa è stata svaligiata, quindi le sarei grato se mi dicesse se posso risparmiare le spese di psicofarmaci oppure no."

L'uomo rise di nuovo, sembrava si fidasse di nuovo di Jimin.

"Il proprietario.. non c'è mai." ma sembrava non aver detto nemmeno l'1% di ciò che c'era da dire.

"Perchè?.."

"Devo andare baby boy. Stammi bene." detto questo entrò in casa con la sua valigietta. Jimin non perse tempo, si voltò verso la finestra e riuscì solo in quel momento a vedere  uno spostamento di tende e un ombra che sfuggiva. Ancora una maledetta volta.

Non le vedo piùWhere stories live. Discover now