2.Human

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"Buongiorno, Jungkook." Una delle infermiere aprì le finestre, con un sorriso gentile, a cui il castano rispose con un cenno con la mano.
"Oh, mi hai degnato di un saluto."
"Ieri ho trovato un amico." Spiegò il ragazzo, mentre la donna preparava la flebo di alimentazione e quella con i medicinali.
"Un amico?"
"Si chiama Jimin, è un cantante."
La donna annuì, sistemandosi la divisa tolta in precedenza sapendo della paura del ragazzo. "Oggi ti va di andare dal terapeuta, Jungkook?"
Il giovane scosse la testa. "No. Lasciami solo. Nessuno mi conosce veramente."
Tutto questo ed altri particolari vennero raccontati a Jimin dalla donna, e il ragazzo entrò molto cautamente in camera sua.
"H-hey, Jungkook." Salutò, seppur un po' agitato.
"Non aver paura. Sono un mostro, ma non sono matto..." il minore abbassò lo sguardo. "È che l'incidente mi ha portato a essere c-così-" cominciò ad agitarsi, e Jimin non seppe bene cosa fare.
Si sedette sul letto, cominciando ad accarezzare i capelli dell'altro.
"Va via... va via, posso diventare cattivo, posso farti del male, mi danno le medicine per non farmi essere cattivo."
Jimin capì che la donna non gli aveva spiegato davvero tutto. Solo ciò che lei vedeva, che pensava, non il vero Jungkook.
Capì che quel ragazzo era trattato come un mostro, che instillavano in lui paure insensate sfruttando la sua confusione mentale, dovuta all'incidente che il suo nuovo amico aveva menzionato.
"Jungkook, tu non sei cattivo, e nemmeno un mostro."
Il castano alzò lo sguardo. "Lo pensi davvero? Sto sognando? Sei... reale?"
Il biondo lo strinse a sè, e per la prima volta, dopo anni, Jungkook ricevette un abbraccio.
"Non mi ricordavo la sensazione di un abbraccio. Ho sentito il mio petto diventare caldo, è bellissimo."
Il più grande sorrise. "Vuoi stare così?"
L'altro annuì.
"Va bene, allora."

Rimasero abbracciati per un tempo che Jimin non seppe dire, per poi accorgersi che Jungkook si era addormentato tra le sue braccia.
Curioso di sapere la verità, prese il resoconto medico dell'amico, lasciandolo dormire per poterlo leggere.

Jeon Jungkook

Percorso ospedaliero in sintesi:
Arriva in ospedale in seguito alla morte dei genitori, età: 13 anni.
Codice: rosso
Stato fisico: Il ragazzo riporta una lesione celebrale grave, stato di coma avanzato e fratture in tutto il corpo.
Note legali: Unico sopravvissuto dell'incidente in auto.
Cure mediche effettuate in post-trauma: Si risveglia dal coma il giorno 09/12, segue terapia riabilitativa di cui a pagina 6 del fascicolo.
Dimissione ed eventuali provvedimenti legali: Dimesso il giorno 01/03 dell'anno successivo con affidamento ad un tutore legale fino all'età di 21 anni.

Poi, svariati fogli, con diverse date, tutti con la stessa dicitura, gli stessi sintomi: ogni volta lo stesso quadro terapeutico, le uniche cose che cambiavano erano le dosi dei medicinali.

Tentato suicidio, correlato a trauma psicologico in seguito ad incidente, e riguardo ai seguenti sintomi:
-Danni fisici: mancanza di forza nelle braccia in caso di pesi medi e nelle gambe per lo stesso motivo citato di cui sopra.
-Depressione

Il paziente rifiuta di essere seguito da un terapeuta, di parlare con il personale per più del minimo necessario e di mangiare.
Terapia:
Tranquillanti al bisogno
Antidepressivi (elenco nella pagina successiva)
Farmaci a base di clorpromazina per via endovenosa (vedi pagina successiva)
Note: evitare il contatto diretto con il sole se non dopo una rigorosa protettiva da esso con crema di alto grado protettivo, quando in terapia con clorpomazina.

E nella pagina seguente, le dosi e i nomi dei medicinali con cui lo riempivano.
Quella... non era vita.
Quella era pura reclusione in un ospedale senza poter scegliere, perchè fino alla maggiore età sarebbe stato sotto la giurisdizione dei servizi sociali.
Si trovò a stringere quella cartellina medica, con un sospiro.
"Scusi, lei chi è?" Un giovane medico dall'aria gentile entrò nella stanza.
"Mi chiamo Jimin. Ho fatto amicizia con Jungkook, ieri. Svolgo terapia tramite il canto e in generale la musica ad alcuni pazienti del reparto..." raccontò al dottore di come era finito nella stanza di Jungkook, e lui sembrò capire.
"Beh, è il benvenuto in ospedale. Io mi chiamo Kim Seokjin, probabilmente avrà conosciuto mia madre Emma o mio fratello Taehyung in giro per il reparto."
"Sua madre, dottore." Sorrise, con un piccolo inchino.
"Quanti anni hai? Forse potremmo smetterla con queste formalità, che ne dici?"
"Ne farò 20 in ottobre. L-lei? Cioè, tu?"
Iniziò ad usare lo hyung con il medico, e fecero subito amicizia.
Seokjin raccontò di essere diventato dottore da poco, interessandosi allo stesso tempo al progetto che Jimin aveva realizzato per l'ospedale. Il biondo confessò che in parte, lo aveva fatto sia su consiglio di una sua ex insegnante di canto, sia per avere un luogo in cui poter registrare le sue canzoni. Per lui, la musica era letteralmente vita.
"Jimin, usciamo. Devo parlarti di Jungkook, se hai tempo e voglia di ascoltarmi."

"Arrivò qui a 13 anni. Quando ancora ero uno studente delle superiori, mi piaceva curiosare nelle cartelle cliniche dei pazienti per scoprire cose nuove, di nascosto da mamma. Rimase in coma per poco meno di un anno, il suo cervello era rimasto gravemente danneggiato in alcuni punti, e per questo ha solo parziali ricordi del passato che tornano a scatti, e non riesce a fare alcune azioni facilmente come tutti. Sia le sue braccia che le sue gambe sono deboli, riesce a sollevare solo le cose relativamente leggere. Questo insieme di fattori lo ha portato a tentare il suicidio qualcosa come sei volte... in qualche modo ci è sempre riuscito nonostante la poca forza, ma lo hanno ogni volta fermato in tempo. Mia madre gli ha offerto un trattamento terapeutico, ma lo ha rifiutato. Non possiamo obbligarlo, sarebbe disumano."
"Per questo lo riempite di medicinali con orribili effetti collaterali?"
Seokjin abbassò lo sguardo. "Decide tutto la caporeparto, io e mamma siamo suoi sottoposti. Nessuno sa come curare un'anima distrutta, ma io non voglio che venga mandato in psichiatria, lo distruggerebbero ancora di più."
Jimin annuì, comprensivo. "È una cosa terribile..."
"Lo so. Oh, è ora di pranzo, credo che sia il caso di svegliare Jungkook."
"Come si può pranzare alle 11:30?!"
Seokjin rise. "Indovina."
"Ordini della caporeparto, hyung?"

"E quindi il tuo pranzo sarebbe una flebo?" Jimin era quasi sconcertato.
"Non mi va di mangiare, quindi per fare prima fanno così." Liquidò la questione Jungkook, con tono pacato.
"Ti da fastidio se mangio in stanza? Tra un'ora andrò con i bambini, ma mi farebbe piacere stare qui con te un pochino."
"Stai pure, non mi dai fastidio. Hai il permesso del dottor Kim, no?"
Jimin annuì.
"Jeon Jungkook, giusto?" Un ragazzo aprì piano la porta, entrando.
Aveva un sorriso molto particolare, a cuore.
"Sì...?"
"Sono stato incaricato di portarti il pranzo. Mi chiamo Jung Hoseok, e ho 21 anni. Mi sto formando come infermiere." Spiegò, tutto allegro.
Sembrava quasi che il sole fosse entrato nella stanza da quanto quel ragazzo radiava energia.
"Grazie mille." Replicò Jungkook, abbassando lo sguardo. Non sembrava abituato alle persone, o forse gli infermieri lo spaventavano...
"Hey, guarda che non voglio farti nulla di male." Hoseok si avvicinò con la flebo al letto del giovane. "Per caso hai paura degli infermieri? Ecco, guarda."
Si tolse il camice, sistemandolo su una sedia.
Jungkook prese un respiro profondo, sollevando nuovamente il viso e osservando come lo specializzando prendeva il suo braccio e sistemava delicatamente la flebo preoccupandosi si non fargli male.
"Non ho paura di te, ora."
Il ragazzo annuì. "Ne sono felice. Oh, e buon appetito anche a... uhm, posso sapere il tuo nome?"
"Jimin. È davvero un piacere, Hoseok... hyung."
"Altrettanto per me."

𝐓𝐡𝐢𝐬 𝐢𝐬 𝐲𝐨𝐮𝐫 𝐥𝐢𝐟𝐞-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora