Capitolo 43. Battaglia sul Veliero dell'Alba

561 20 6
                                    



Man mano che le ore che trascorreva su quell'isola passavano, Rabadash si sentiva sempre meglio. L'oscurità era davvero un toccasana, proprio come gli aveva assicurato la Strega Bianca. Stare a contatto con le ombre che avvolgevano quel luogo oscuro aveva diminuito notevolmente i suoi malori.
Lasciando la sua cabina, il principe del sud si tastò il braccio malato con una certa soddisfazione. Poteva tenere di nuovo in mano la spada senza problemi. Le fitte e il bruciore erano diminuiti, e anche il rossore e quella strana striscia serpeggiante che solo un paio di giorni prima gli partiva dalla mano destra fin quasi al viso, ormai, si era ritirata e si era ridotta solo nella zona dell'avambraccio.
Jadis era tornata per accertarsi delle sue condizioni di salute e dirgli che tutto era pronto: presto i narniani sarebbero sbarcati.
I soldati di Aréf tarkaan erano schierati e armati di tutto punto. Quella era la loro ultima occasione per vendicarsi su Narnia.
Quando Rabadash arrivò sul ponte, un grido di esultanza si levò dai calormeniani.
«Che Tisroc possa vivere in eterno! Gloria al nostro grande Sovrano e a suo figlio Rabadash XVIII!»
Il principe alzò le mani per indurre il silenzio. «Uomini, voi tutti sapete perché siete qui: oggi noi vendicheremo il grande nome di Tash salvando Calormen dalla minaccia degli abitanti del nord. La maledizione che mesi fa il Leone di Narnia lanciò sulla nostra terra ancora non è stata scongiurata. Solo la Strega Bianca è stata in grado di rallentarla perché, come ben sapete tutti, lei è finora l'unica che ha potuto, anche nel passato, tener testa al Grande Felino»
Rabadash ormai conosceva tutta la verità sulla cosiddetta maledizione del sonno eterno, sapendo bene che non era nient'altro che opera della Strega. Tuttavia, si era ben guardato dal raccontare la verità ai suoi uomini. Animati dalla voglia di vendetta non si sarebbero fermati davanti a nulla pur di vincere su Narnia.
«La Strega Bianca ci spaventa, Altezza» disse qualcuno.
Rabadash storse il viso in una smorfia compiaciuta. I suoi uomini gli erano sempre fedeli. Questo era l'importante. «Al pari di voi, anche a me poco aggrada la presenza di quella donna fra noi. Ciò nonostante, ella mi ha salvato da morte certa.»
I soldati e i marinai annuirono.
«Inoltre, è volere di Tisroc che accettiamo il suo aiuto. La Strega è molto potente e sulla sua isola noi saremo al sicuro, mentre i nostri nemici subiranno la sorte peggiore. Finché Tash ci sostiene, comunque, non abbiamo nulla da temere.»
«Grande Tash, ascoltaci!» gridarono i calormeniani inchinandosi sul ponte. Invocarono più volte il nome del loro dio, infine, si rialzarono e sfoderarono le armi.
Aréf tarkaan volse lo sguardo solo per un momento verso il solito punto un po' nascosto della nave, dove, come sempre, se ne stavano in disparte i sei pirati di Terebinthia. Parlottavano tra loro, le teste chine in avanti, in cerchio, volgendo occhiate tutto intorno per essere certi che nessuno ascoltasse i loro discorsi. Ma non avevano di che preoccuparsi: Rabadash aveva ripreso a parlare e nessuno si curava di loro...
«Capo, è rischioso» disse il pirata più piccolo, basso e robusto come un nano ma un po' troppo alto per esserlo davvero.
«Sapevamo fin dall'inizio che saremmo giunti a questo punto» lo riprese il pirata alto e grosso, quello che aveva rapito Susan sull'Isola delle Acque Morte.
«Lo so, lo so, ma...» mugugnò il piccoletto.
«Silenzio!» esclamò Ader. «Avevamo già deciso tutto prima di accettare la proposta di Tisroc. Non ci tireremo indietro ora. La vostra parola vale così poco?»
«La mia no di certo!» si difese il pirata con un occhio finto, mentre quello piccolo borbottava qualcosa.
«Non so...» intervenne quello alto e allampanato, «Se disertiamo adesso, cosa pensate che ci succederà? Non credo saranno magnanimi con noi, pur se siamo quello che siamo.»
«Tu che cosa dici?» chiese Ader all'ultimo e più anziano dei suoi, quello con la lunga barba grigia.
«Io sono dalla tua, capo, come sempre. Qualunque cosa tu deciderai, io ti seguirò»
Sul volto affilato del capitano dei pirati si dipinse un sorriso soddisfatto.
«Quattro contro due» sentenziò il grosso pirata che aveva rapito Susan. «La maggioranza vince»
«Aslan vince» borbottò preoccupato il piccoletto. «Come sempre...»
«Muoviamoci» li incitò tutti Ader, facendo cenno al compagno di tacere e meno che mai di pronunciare quel nome. 

QUEEN OF MY HEARTWhere stories live. Discover now