Capitolo 4 - Trincea

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«Tocca a te, Ludwig» disse Nail, guardando l'amico. «Sto riflettendo!» fece l'interpellato, ponderando la prossima mossa.

«Suvvia, amico mio, non c'è molto da riflettere... Devi solo tirare una carta!»

Ludwig alzò lo sguardo in direzione di Nail, lasciando che sul suo volto comparisse un sorrisetto, un ghigno così sinistro da far venire i brividi.

«E ora perché fai così? Mi fai venire la pelle d'oca, lo sai!»

«Se ci sto mettendo così tanto a tirare questa carta è perché in mano ho la tua sconfitta, amico mio. Voglio che la cosa sia meno dolorosa possibile per te...»

«Ludwig sei sempre così esagerato, decisamente esagerato.»

E, mentre Nail si premurava di dissuadere l'amico dall'esagerare, Ludwig gettò sul banchetto di legno la mossa vincente. «Mi spiace, amico mio, ma io non esagero mai.»

«Maledetto, figlio di Satana!»

Ludwig rise appena, si divertiva sempre quando Nail imprecava a causa della sua vittoria, sapeva che il suo amico non amava perdere. Dopodiché la sua attenzione venne distolta da un loro compagno d'armi che sembrava non essere proprio di buon umore e che anzi andava incontro a loro con tutta l'aria di voler attaccar briga.

Guardando l'espressione improvvisamente seria sul volto di Ludwig, Nail si voltò in direzione dell'altro soldato.

«Non vi fate schifo? Come potete giocare a carte dopo quello che è successo oggi? Dopo quello che succede ogni giorno.»

In un primo momento Ludwig decise di non dare peso a quelle parole e di ignorarlo, sperando che questi, dopo aver fatto la sua bella ramanzina, se ne andasse.

«Cos'è, hai il coraggio di giocare a carte, ma non hai sufficiente lingua per rispondermi?» Era evidente che lo stesse provocando, e Ludwig non aveva intenzione di cedere a così basse provocazioni. «Rispondimi o devo pensare che sei un vigliacco?»

A quel punto Ludwig si alzò in piedi e destando tutta la preoccupazione di Nail, si sentì dire: «Calmati, amico mio, lascialo stare, è solo provato.»

«Lo so perfettamente, ma questo non lo autorizza a insultarmi.»

«Io non so da dove tu venga...» Iniziò Ludwig andando incontro al suo compagno d'armi. «Ma io vorrei solo essere lasciato in pace. Cosa credi che per me non sia doloroso vedere ogni giorno i miei compagni morire per una guerra insensata? Una guerra che non si sa neppure perché si stia combattendo? Ma cosa dovremmo fare? Lasciarci sbranare dalla paura? Compatire i morti? No, noi preferiamo vivere spensierati le possibili ultime ore che ci rimangono da vivere. Se tu non ci riesci non è un problema che ci riguarda.»

«Sei solo un figlio di puttana, Ludwig, solo il figlio di un bastardo e di una lurida cagna.»

Il ragazzo non ebbe il tempo di finire la frase perché Ludwig gli sferrò un pugno in pieno volto.

Nail si alzò di scatto, mettendosi tra il suo amico e l'altro soldato. «Basta, voi due, che vi è preso?»

«Ci mancavi solo tu, adesso! Che non si sa difendere?» domandò.

«No, Albrecht, al contrario. É proprio perché sono certo che ti potrebbe fare del male che lo sto fermando. Ora, voi due, da bravi, vi sedete e ognuno per conto proprio d'accordo?»

«Resti il figlio di una cagna!» lo insultò Albrecht prima di andarsene definitivamente.

Nail, invece, dovette far fede a tutta la sua forza per tenere fermo Ludwig. «Non ti facevo tipo da rissa, non te ne credevo capace!»

La mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora