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Nothing

Era maggio, probabilmente era mercoledì, ricordo che stavo camminando ad occhi chiusi in una stanza, le persone intorno a me camminavano come me, pensavano a cose diverse, giravano intorno, qualcuno si abbracciava, altri si coccolavano, qualcuno rideva sottovoce, qualcuno piangeva. C'era pochissima luce, nessuno parlava, era una stanza silenziosa, l'unico bagliore proveniva dalle lucine delle stelle del soffitto.
Ricordo quando si avvicinò a me un amico <<E tu non abbracci nessuno?>> mi chiese, e senza chiedermi il consenso mi abbracciò. Sentii una specie di calore instaurarsi nel mio cuore, come se fosse da una vita che non abbracciavo una persona.
<<Volevo stare un po' da sola>> risposi.
<<A cosa pensavi?>>
<<Nulla di importante...>> risposi ancora, ovviamente mentendo. Non potevo di certo sfogarmi in quel momento così delicato in cui nessuno parlava e tutti erano concentrati su sè stessi.
<<Ti dico solo che nulla è perduto, se senti di provare ancora qualcosa, questo potrebbe essere il momento giusto per liberarti del peso che ti porti dietro da un po'>> sussurrò stupendomi. Non potevo sapere come fosse entrato nella mia testa, non potevo sapere come sapesse cosa mi stesse capitando, non potevo saperlo...però volevo saperlo. <<Ma...io...>>
<<Shh, non chiedermi come abbia indovinato>> sospirò di sollievo <<Non riesco a capire perché fai finta che vada tutto bene anche se per te -per il tuo cuore- non è così>>
<<Beh e che dovrei fare? Sto bene così, piangere non serve a nulla, non cambia le cose>> dissi modestamente, tuttavia avrei voluto esplodere in un pianto proprio in quel momento ma non ne avevo le forze, e probabilmente avevo anche già bevuto.
<<Lo so. Ma le parole e le azioni fanno la differenza. Devi dire la verità>>
<<Non lo farò. L'amore non mi spaventa, mi dà coraggio di affrontare ciò che lo fa>> continuai a rimanere lì con lui, sebbene volessi continuare a stare un po' da sola per poi ritornare nel terrazzo a bere e fumare.
<<Le parole che non dici ti si incastrano negli occhi>>
<<Quindi se parlano gli occhi, a che serve se lo faccio io, eh? La gente non cambia idea per te da un giorno all'altro e le confessioni banali ed esagerate sono per chi ha perso ogni speranza>> spiegai. In quel periodo ero persa e confusa, nella mia testa c'era solo lui, ma lui non ricambiava ciò che provavo io, e da quanto notai, l'unico che non l'aveva capito era solo lui.
<<Quindi tu ci speri ancora?>> chiese il mio caro amico che cercava invano di aiutarmi.
<<Bella domanda>> risi e mi allontanai, però mi raggiunse ancora correndo.
<<E se lui cambiasse idea?>> sussurrò prendendomi il polso. Mi fece voltare ancora verso di lui, non sapevo se rispondere, sembrava una domanda buttata lì a caso per poter in qualche modo tener ancora su la conversazione.
<<Finché ha il cibo caldo servito su un piatto d'argento, beh non lo farà>> dissi allegoricamente
<<E se il piatto si rompesse?>>
<<I piatti d'argento fanno fatica a rompersi...E ora lasciami andare, ci sono le mie compagne di stanza che mi aspettano con delle bottiglie di vodka tutte per me>>
<<Sei brava a rigirare l'evidenza. So che sei in procinto di far uscire una marea di lacrime e che vorresti parlare di questo tormento per tutta la notte, ma sei troppo testarda per ammetterlo. Parliamone stanotte dato che possiamo, dopo prometto che ti lascio andare dall'alcol>> disse lasciandomi il polso. Forse voleva aiutarmi perché io lo avevo aiutato più volte, o forse era solo l'atmosfera cupa a farlo diventare filosofico.
<<Sinceramente è l'alcol che di solito mi fa ragionare, ma forse questa volta...>> mi buttai tra le sue braccia senza finire la frase e lui mi accarezzò. Non so perché volesse aiutarmi cosi' intensamente, nessuno aveva mai voluto farlo così tanto, e ne ero davvero grata perchè aveva fottutamente ragione, ero troppo testarda per ammettere ciò di cui avevo davvero bisogno: sfogarmi. <<La felicità consiste nel poter dire la verità senza far soffrire nessuno, quindi...parlarne con te non comporterà conseguenze, giusto?>>
<<Quello che mi dici ora, rimane nella notte stellata>>
Scoppiai a piangere. Parlammo per due ore e poi ritornai nel terrazzo, era maggio ma faceva un freddo cane, uscii in felpa e sorseggiai il quinto bicchiere di vodka. Sentivo che qualcosa dentro di me era cambiato, forse una piccola concezione delle mie emozioni, forse la mia speranza dell'attesa, o forse ero solo sbronza.
<<Dove cazzo eri?>> mi domandò Alice, che era anche mia compagna di stanza.
<<Giù>> dissi guardando il panorama di alberi che si muovevano per il vento.
<<A fare consulte psicologiche per i tuoi problemi emotivi?>>
<<Probabile>> risposi scazzata. Se c'era una cosa che mi dava fastidio erano le persone impiccione che mi disturbavano mentre ero nel mio piccolo mondo.
<<Ancora per pensare e parlare di lui? Ora quello lì è lontano e si sta scopando un'altra, mentre tu sei qui a...boh rovinarti la vita sul terrazzo di questa stupida camera mentre gli altri stanno festeggiando in giardino, solo perché credi ancora che ci sia una minima possibilità che lui torni da te a salvarti dal lupo cattivo: i tuoi problemi!>>
<<Tu non sai proprio un cazzo. Se sei venuta qui per criticarmi, quella è la porta. E dì agli altri che arrivo in giardino fra pochi minuti>> sbottai entrando in camera a prendermi un giubotto mentre lei uscì sbattendo la porta. Presi il cellulare, andai su whatsapp premendo sulla sua chat, cliccai sul pulsante 'Blocca' feci un sospiro e pensai "È la scelta giusta" e lo chiusi.
Sospirai ancora e mi sentii più leggera.
Giunsi in giardino e da lì dimenticai ciò che successe per colpa della vodka e dopo essermi fatta qualche tipo, mi sentii davvero me stessa.

Non aspettare di essere la scelta, sei tu che devi scegliere per una volta. Anche se la speranza è l'ultima a morire, il buon senso è il primo ad agire. Ma ricorda: mai arrendersi, lotta senza danneggiare gli altri, ma essendo consapevole di cosa vai incontro se ne vale la pena.

𝐆𝐫𝐞𝐞𝐝𝐲 𝐑𝐞𝐠𝐫𝐞𝐭𝐬 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora