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«I can be needy, tell me how good it feels to be needed? Sorry if I'm up and down a lot,
Sorry that I think I'm not enough and sorry if I say sorry way too much. You can go ahead and call me selfish, but after all this damage I can't help it. But what you can trust, is I need your touch...»

Ricordo che avevo voglia di stare a letto con lui quando avevo la luna storta e volevo farla ritornare dritta addormentandomi di fianco a lui. Era il mio compleanno, probabilmente fu il compleanno più triste della mia esistenza. Certo, di fianco a me avevo tutti i miei amici, i miei parenti, i miei 'demoni' eh loro non mancavano mai, però mancava lui ovviamente. Quel giorno mi sedetti al mio solito posto in classe e guardai gli altri, felici che mi venivano incontro abbracciandomi, dicendomi quanto mi volevano bene e quanto per loro ero speciale. Non ignorai di certo quelle affermazioni, ero grata a tutte le persone che cercavano di starmi accanto sebbene io non mi volessi così tanto bene. Ero grata davvero ai pochi amici che avevo. Ma sapevo benissimo chi volevo, ma Noah non c'era...forse quel giorno non sarebbe venuto, un giorno considerato più speciale degli altri.
E poi lo vidi, arrivare anche lui, sembrava felice quella mattina e nonostante tutti fossero in cerchio intorno a me, non mi degnò nemmeno di uno sguardo. E invece io ero proprio lì come una stupida ad incrociare i suoi occhi sperando che venisse da me ad abbracciarmi. In un solo sguardo c'era tutto quello che desideravo e tutto quello che sapevo di dover evitare. Ma si sa...credendo alle favole diventi colpevole delle tue stesse lacrime...
In quell'istante non ricevetti nessun abbraccio da lui, nemmeno gli auguri, ricevetti solo una martellata al petto tale da farmi quasi cadere a terra. Lo osservai per tutta la mattina, parlava con gli altri rideva scherzava e mi guardava con quegli occhi grigi vuoti che io avrei voluto riempire con tutto l'amore che avevo nel cuore. Ma perché sentirsi attratti verso una persona fa così male e bene allo stesso tempo? È a partire da questa domanda che iniziai a scrivere le mie prime canzoni, sentivo questo strano bisogno di parlargli attraverso frasi che non avrebbe mai letto, sentivo il bisogno di parlare di noi, anche se di noi non c'era ancora nulla: il vuoto. Anche se non lo saprà mai e non lo leggerà mai. A volte mi sento ridicola a scrivere queste cose. Non lo sono per davvero? Scrivo queste cose mezze romantiche che nessuno mai leggerà, che nessuno si preoccuperà di prendere mai seriamente, eccetto lui...forse...forse ho ancora speranza.
E avevo speranza anche in quel giorno buio del mio compleanno. Era passata tutta la mattinata ed io ancora stavo aspettando un piccolo gesto da lui, in quel momento così vuoto mi sarebbe andato bene anche un misero cenno con il capo o un'occhiata, come Beatrice faceva con Dante. Pensavo che lui si fosse dimenticato di me, di quanto avevo cercato di stargli vicina per farmi notare, di quanto ho cercato di aprire la mia personalità con qualcuno che finalmente condivideva i miei punti di vista, pensavo che si fosse reso conto che fra me e lui non c'era nulla se non una semplice amicizia obbligatoria. Pensavo si fosse reso conto che Melanie, la sua ragazza, era finalmente la sua anima gemella ed io solo un'illusione. Pensavo...ah penso di pensare troppo. Avrei voluto che i miei sentimenti non fossero così ingenui, in modo da dirgli esplicitamente ciò che sentivo, ma dentro di me ero bloccata dalla paura di fallire, di perderlo anche se non era mio.
Dopo quella mattina, io stavo andando via, invano avevo perso la mia speranza, ma lui arrivò da me e, come desideravo dall'inizio di quella giornata, mi abbracciò. Nelle sue braccia sentivo un calore tenero, quasi come un abbraccio di un familiare. In quel momento avrei dato la vita per lui, ma lui continuava a guardare altrove. Ma nonostante i "se" i "ma" e i "però", in quel momento mi sentii completa come non mai, sentivo di avere tutto ciò di cui avevo bisogno e stavo bene così. Non volevo rischiare di perderlo, piuttosto mi tenevo tutto dentro e vivevo a testa bassa, ma perderlo non era nei miei programmi. D'altronde eravamo entrambi innamorati, io di lui, e lui di lei. Non ci stavo così tremendamente male...lui non voleva che stessi con qualcuno perché considerava chiunque ci provava con me inaffidabile e non degno di me, ma lui stesso non mi voleva. Mi stava illudendo? Chi lo sa forse sì...sono io che forse mi stavo creando tutto nella mia mente...mi ero illusa che qualcuno potesse finalmente accettarmi, con tutti i miei problemi e tutte le mie paranoie. Mi sbagliavo, ero davvero stupida.
L'importante per me era averlo al mio fianco in quei momenti in cui mi sentivo vuota, perché proprio in quei momenti avevo bisogno di qualcuno che mi facesse sentire completa. Una completezza paragonata quasi alla perfezione, non sempre questa 'completezza' si raggiunge con l'amore o con il sesso, essa si può raggiungere anche solamente con un piccolo gesto, un' attenzione, una frase scandita da lui che può cambiarti il modo di vedere il mondo in un instante. Avere un punto di riferimento su cui contare sempre fa parte della vita e anche delle sue sofferenze, non sempre questa sensazione è ricambiata, ma chi se ne importa? L'importante è che renda felice, nessuno mi poteva togliere la mia felicità, cioè lui, nonostante fosse tutto fottutamente sbagliato.
Lo avrei voluto sempre con me, certo, ma accettavo le sue scelte, se non mi voleva in quel senso, avrei aspettato, aspettato, aspettato fino all'esaurimento. Anzi forse non mi sarei mai esaurita, finché lui sarebbe stato pronto ad aiutarmi ad ogni mia caduta, anche se alcune cadute me le procurava lui. Quindi non sapevo se l'amore esistesse sul serio, sapevo solo che preferivo vederlo felice con un'altra invece che sofferente con me, anche se l'idea del rifiuto faceva rabbrividire.
Ricordo che tutti mi dicevano "Devi dimenticare uno così, che non ricambia e t'illude", ma come cavolo facevo a dimenticare una persona che solo a vederla mi faceva battere il cuore, sorridere gli occhi. Come puoi dimenticare qualcuno che con il solo fatto di esserci ti fa stare bene? Come? Non si può, cazzo. Ho imparato con il tempo che essere amato fa bene, ma amare qualcuno ti fa sentire viva, amando di lui anche quello che mi faceva più male, amando anche la sua indifferenza nei miei confronti a volte, amando le notti passate a chiarire le nostre vite, non perché amavo il dolore, ma perché amavo tutto ciò che era suo e amarlo implicava non solo soffrire, ma anche raggiungere la felicità.
E anche quella notte lasciai un po' di spazio nel letto nel caso lui volesse venire e stringermi al suo petto per spazzare via ogni mia minima insicurezza, perché era così che adoravo averlo. Niente appuntamenti o regali costosi, avrei solo voluto che mi abbracciasse ancora e mi tenesse stretta.
E tutto questo per dire che lui, semplicemente lui, mi rendeva felice come nessun altro, l'aveva fatto sin dal primo momento. Noah era capace, con un solo sguardo, di trasformare una giornata pessima in qualcosa di meraviglioso. Era impressionante.

A tutti dico di trovare una persona per la quale vivere, per la quale ne vale la pena soffrire. Una persona da amare e da accudire, una persona che sia sempre lì con te, anche se il sentimento non è totalmente ricambiato. Scegliete cosa vi rende felici e non fatevelo sfuggire.

𝐆𝐫𝐞𝐞𝐝𝐲 𝐑𝐞𝐠𝐫𝐞𝐭𝐬 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora