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Ogni qual volta è giorno di visite vado in carcere ma ottengo sempre una risposta negativa, per un motivo o per un altro non me lo fanno vedere. Non lo vedo da quattro mesi ed ho bisogno ceh, sono quasi arrivata al parto e vorrei dirgli tante cose, fargli vedere cosa ho comprato, dirgli i miei progetti, di stare tranquillo perché lo aspetterò per sempre se necessario. Niente, solita risposta negativa. Piango ogni volta, sto piangendo parecchio, poi gli ormoni non ti dico, sono una fontana ogni volta. Sono arrivata anche a pensare che forse è lui che non mi vuole più vedere per farmi dimenticare e cercare una vita migliore. Ma io non voglio, cazzo. Voglio solo lui e non mi do per vinta. Sento ogni giorno l'avvocato che mi da la mazzata finale. Purtroppo lui non può più ricorrere in appello, non può fare più niente, respingono ogni ricorso che fa e me lo dice palesemente senza più giri di parole. Non c'è più speranza di tirarlo fuori di lì.
Qui mi ammazza, ci ho sempre sperato anche se vedevo che non avevamo mezzi. Piango ancora di più, la mia vita è finita, non voglio stare senza di lui è un peso troppo grande da portare. Torno a fargli visita ma è sempre un no continuo. La storia è sempre quella, non ha diritto a visite, non posso entrare. Mi raggiunge la sua famiglia una bella mattina di primavera, non mi lasciano mai sola, sua madre è una persona dolcissima e suo padre è come lui, se non peggio. È attento ad ogni cosa che mi circonda ed è molto incazzato.
La notizia del suo ergastolo ha fatto il giro di Roma e siccome io lo so che lui ha fatto tanto male ma anche molto bene, qualcuno in anonimato inizia a testimoniare a suo favore, riaccendendo in me le speranze di averlo a casa presto o tardi.
Iniziano delle manifestazioni in suo favore e il tg da le notizie delle invasioni dei commissariati. Manolas senior intanto si muove sotto banco, lì in America mi spiega che sono tutti una famiglia. Non mi da molte spiegazioni, ne a me ne alla moglie perché come mi diceva sempre Kostas, è meglio non sapere niente di questa vita. Solo che inizio a notare che succedono cose strane. C'è uno stato di panico in città, suo padre è sempre al telefono, in casa mia c'è un via vai. Gente di Napoli, gente di Palermo che è venuta in una riunione speciale con il boss di Roma. Non chiedo ma osservo. Sono tutti rispettosi con me. Mi fanno un mezzo inchino ogni volta che mi vedono, per salutarmi. Arrivo al nono mese, tra poco partorirò e suo padre sta sempre al telefono, lo sento solo dire che suo figlio deve uscire da lì, costi quel che costi. Saranno tutti ricompensati se Kostas uscirà.
Qui intanto è tutto pronto per l'arrivo della bimba, anche se non smetto di tornare lì, anche nei giorni di non visite, con sua mamma, che non mi lascia sola un attimo, anzi si preoccupa come se fosse la mia di mamma.
Intanto qualcosa si muove nello stato, i giudici e le alte autorità iniziano ad andare in giro con la scorta perché il signor Manolas ha intenzione di fare sul serio. Ma non si può fare niente davanti all'antimafia.

Kostas non c'è alla nascita della bambina, i suoi genitori sono con me e Giorgio finalmente è uscito. È rimasto dentro solo lui, quello di cui ho più bisogno. Mi aiutano con la bimba, non mi fanno mai sentire sola, ci sono tornata in carcere con la bambina appena nata ma niente, ancora no, di nuovo sconsolata a casa.
Passano mesi su mesi, la bambina ha un anno, lui non c'è al primo compleanno, ho ripreso a lavorare, ma non ho un uomo accanto a me, voglio solo lui, che continuo ad andare a trovare ogni qual volta ha una visita.
Non so più niente il padre non mi parla di queste cose ma io continuo la mia vita nella speranza che prima o poi lo vedo aprire quella porta e baciarmi.
Non succede, ormai è dentro da tre anni e le speranze di una sua carezza o di un suo bacio stanno svanendo.
Sono una mamma single, aiutata dai genitori di lui e dai suoi uomini che non mi hanno mai né sfiorata né altro, sempre rispettata e amata, a me e la bambina che certe volte chiede di papà e mi fa venire il magone allo stomaco. Ho smesso di chiedere, non guardo più il tg, lavoro e mi dedico a lei, la mia unica ragione di vita, anche se lo penso tutto il giorno, non posso fare altre. Vado a lavorare in un nuovo bar visto che nell'altro mi hanno licenziata per il fatto che il mio compagno fosse un boss della mafia.

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Ho appena ricevuto una visita dopo tre anni di carcere. Il mio avvocato. Sorride con un ghigno. Mi spiega quello che sta succedendo fuori. Mio padre, i suoi amici e mio fratello hanno messo un panico tra gli uomini potenti di questa città. Sono terrorizzati, hanno fatto un terrorismo psicologico rimbalzato poi tra le varie teste di serie. Giudici, notai, magistrati. Stanno succedendo cose strane, auto senza freni, qualcuna di esse saltate in aria, hanno messo la paura davanti a tutto. La paura di morire e lasciare sola la propria famiglia è un bel progetto. Per cui il mio avvocato è venuto a dirmi che abbiamo un processo. I giudici si sono riuniti ed ho hanno deciso di rivalutare il mio caso. Mi lecco le labbra e sorrido amaro. Non so se riuscirò ad uscire, ma se lo farò me la pagheranno cara tutti.

GANGSTER🔫Where stories live. Discover now