capitolo 6

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Alexander 


Aprire il Jolly Bitch è stata una gran fortuna per me, mio padre Gerard Stark era un avvocato molto conosciuto ad Antigua, il migliore di tutti i tempi, colui che non perdeva una causa. Sapeva sempre cosa fare e cosa dire, non si è mai fatto mettere al angolo ed è sempre riuscito a portare a termine il suo lavoro. Era un uomo molto rispettato, tutti lo adoravano.

Mio padre acquisto la spiaggia più grande di Antigua, aveva molti soldi, il suo lavoro era la sua ricchezza. Amava fare i regali alla mamma, la adorava, la venerava erano perfetti insieme, si volevano un bene dell'anima, non hanno mai perso quella passione che li univa, anche davanti ai figli mostravano il loro amore.

Persi mio padre all'età di 18 anni, a causa di un infarto, lo portammo in ospedale ma arrivammo tardi, quel giorno trovammo un incidente sulla statale e non riuscì a portare in salvo mio padre che bianco e freddo cadaverico si manteneva l'addome come a voler scacciare quel dolore opprimente che gli batteva nel petto. Non lo salvai, mia madre era in viaggio per una commissione in Italia, ci andava spesso non so il perché, non l'ho mai saputo, ma ogni volta che tornava portava con sé dei dolci tipici dell'italia. Tornò a casa con il sorriso sulle labbra, morì nel istante in cui trovò me e mio fratello Luke, che anche lui non era presente quel giorno, con i lacrimoni agli occhi e suo marito disteso sul letto, coperto da un lenzuolo bianco.

Le sue urla, come il suo piantò squarciò quella quiete che c'era nell'aria, si buttò sul letto abbracciando suo marito ormai inerme, lo strinse a sé, lo baciò con la speranza che lui potesse svegliarsi, ma lui era già andato via. Lasciammo mia madre nella stanza lasciandola al suo dolore verso quell'uomo che amava con tutta se stessa.

Ricordo ancora le sue ultime parole prima di abbandonarsi sul sediolino della macchina "avvera tutti i tuoi sogni piccolo mio" continuò "proteggi Luke e la mamma, dille che la amo e che non ho mai smesso di amarla" corsi più che potevo, "tu non te ne andrai, non lasciarmi" premetti il piede sull'acceleratore, "ferma la macchina, fermati" mi ordinò, ma non lo feci, continuai a correre, sorpassando i semafori che si facevano rossi, mi sarei trovato una quantità di multe a casa, ne ero sicuro ma non mi importava, in quel momento dovevo salvare mio padre, la nostra sfortuna era che l'ospedale era molto lontano dalla nostra abitazione, ci voleva un bel quarto d'ora per arrivarci, ma c'è ne misi il doppio a causa dell' incidente.

"Alex, vieni qui" accostai la macchina, fuori al pronto soccorso, stavo prendendo mio padre tra le braccia quando lui mi stinse a se e continuò a parlare "nel mio studio, dietro al quadro c'è una cassaforte, la tua data di nascita, aprila, troverai un documento. Rendimi fiero, ti voglio bene Alex" piansi così forte, urlai stringendo il suo corpo al mio, la sua mano ferma sul mio volto e i suoi occhi azzurri si spensero di quella luce che lo rendeva sempre felice.

Dopo un mese, riuscì ad entrare in quello studio che avevo tenuto chiuso per troppo tempo, non volevo entrarci, non c'è la facevo, stare li mi avrebbe fatto stare male, ma entrai, dovevo aprire quella cassaforte e vedere cosa contenesse di così importante per lui, voleva che lo rendessi fiero non so per cosa esattamente, ma qualsiasi cosa si trattasse dovevo renderlo fiero.

Tolsi il quadro ed una cassaforte argento mi si parò davanti, misi la data di nascita con mani tremanti e l'aprì. All'intero c'erano tre foto, una con la mamma abbracciati sulla spiaggia, lei indossava un vestito bianco a fiori e i capelli neri come la pece sciolti con dei bellissimi boccoli che le scendevano sulle spalle, mio padre da dietro che l'abbracciava come se lei fosse la sua ancora di salvezza.

Poi un'altra foto con me e Luke, eravamo al mare, stavamo giocando con la sabbia e il secchiello in riva al mare, lui ci guardava con quel sorriso sulle labbra, un sorriso pieno d'amore che regalava solo ai suoi figli, quella foto l'aveva fatta la mamma, quel momento lo ricordo ancora e poi c'era l'ultima, un bambino avvolto in una copertina celeste, le guance paffute e rosse, un piccolo neo sul collo e gli occhi scuri,sorrideva ed era un bambino bellissimo. Sotto una data. 11/01/1991 Sìmon. Non so chi era quel bambino, ma un giorno l'avrei scoperto, non so come, non so quando ma lo avrei fatto a qualsiasi costo.

Antigua(sospesa)Where stories live. Discover now