19. La nuova arrivata

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Dylan's Pov

Il mio sonno profondo viene interrotto da un suono fastidioso e gracchiante che non riesco a identificare di preciso.
Con la convinzione che si trattasse della sveglia, cerco di allungare la mano verso il cellulare, ma con mia sfortuna mi accorgo che non si tratta affatto di questa. Quel suono continua a farsi strada nella mia testa sempre di più, ma non capisco ancora di che si tratti. La mia mente sembra sveglia, ma il corpo non ha proprio intenzione di attivarsi. Cerco così di aprire gli occhi collosi dal sonno riuscendo finalmente ad individuare la fonte di questo insopportabile trambusto.
Mia sorella è proprio davanti a me che mi fissa attentamente mentre urla il mio nome con la quella vocina, che a qualsiasi persona potrebbe sembrare dolce e carina, ma che a me ricorda più una cornacchia.
Un ammasso di capelli dorati le ricopre il viso apparentemente angelico, ma le sue urla le conferiscono un aspetto tutt'altro che angelico.
« DYLAN!!! TI VUOI ALZARE?!» strilla, sempre più forte, con quella faccetta rossa e arrabbiata. Presumo dunque che mi stia chiamando da un po' tempo e che si sia spazientita parecchio nel farlo. Stranamente la sveglia non ha suonato, e avrei preferito mille volte l'allarme del telefono al posto di mia sorella che strilla come una pazza.
« Cristo santo Avril, ma che hai da urlare?!» la rimprovero scocciato.
« Devi andare a scuola scemo! Papà mi ha detto di venire a svegliarti, mi sono quasi sgolata per farti alzare» dice seccata.
« L'ho notato Avril, ora va via, ho male alle orecchie» mi lamento prima di alzarmi e stropicciarmi gli occhi.
Io e mio padre non ci parliamo da quando abbiamo litigato ormai e non ho intenzione di farlo finché quel bastardo non capirà quanto abbia sofferto con questo trasloco. Anche se so perfettamente che non accadrà mai, l'unica cosa che gli interessa è il suo lussuosissimo lavoro, altro che famiglia. Afferro il telefono e noto che ho ancora tempo per arrivare in orario a scuola. Mi dirigo così al piano di sotto per bere il mio solito caffè macchiato, quando noto mio padre nel soggiorno intento a bere una spremuta d'arancia. Sentendomi arrivare alza lo sguardo e i suoi occhi incontrano i miei. Mi guarda per qualche minuto senza proferire parola, con uno sguardo che sembra quasi deluso e malinconico. Subito ricordo a me stesso che mio padre è troppo pieno di sé ed egoista per sembrare triste, perciò decido di ignorarlo e fare colazione.
Finito il caffè, mi preparo in fretta, prendo le chiavi della macchina e mi dirigo verso la porta. Prima di uscire mi giro verso mia sorella, pronta per andare a scuola, indossa un vestito azzurro abbinato con delle ballerine argentate, i capelli raccolti in un lunga treccia bionda e lo zainetto in mano. Sembra quasi un bambola di porcellana con quegli enormi occhi blu e le guance paffute e arrossate. Le vado incontro e le lascio un leggero bacio sulla fronte, prima di uscire definitivamente.
Layla mi aspetta sotto casa sua per accompagnarla a scuola, è veramente ostinata quella ragazza. Ha deciso proprio di non farsi la patente. Dopo i continui tentativi, ha deciso di rinunciarci. Arrivo finalmente sotto la piccola casa accogliente e suono una volta il clacson come al solito, per avvertirla del mio arrivo.
Subito sento delle urla provenire dal salotto, successivamente la porta si apre e rivela la figura di Lay seguita da sua sorella minore.
« Hai rotto le palle Cass! Non ti presto i miei vestiti, toglitelo dalla testa!» afferma lei verso la sorella.
« Sei solo una stronza egoista! La pagherai, questo è certo!» esclama Cassandra incazzata. Appena mi nota si sistema all'istante e mi sorride con sguardo ammiccante.
« Oh ciao Dyl» mi saluta lei.
Ricambio con un cenno della testa e metto in moto la macchina. Layla sale affianco a me e sospira scocciata.
« Prima o poi la ammazzerò quella stupida quattordicenne in preda agli ormoni. Vuole solo fare colpo sui suoi compagni di classe sfigati, non la sopporto» si lamenta sbuffando.
« Insomma l'hai vista come ti ha salutato? Spero davvero non diventi una sgualdrina... a mia madre verrebbe un colpo» afferma seria.
Scoppio a ridere davanti a lei che sembra spaventosamente seria. Non saprei davvero cosa fare senza questa ragazza. Continuo a sorriderle come un ebete, prima di partire per passare a prendere Thom e Isaac.

Painted SoulsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora