Capitolo 4 - Hanna

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"Allora, Alex, hai capito perché Hirose si sta comportando così?" Mi chiese Max, non appena arrivai al nostro solito tavolo.

Lanciai il vassoio e mi sedetti, scuro in volto e senza appetito. Le parole del mio amico, sempre che potessi chiamarlo ancora così, mi rimbalzavano su nella testa e giù nella gabbia toracica, quasi vi fossero rimaste incastrate.

"Macché, mi ha detto che vuole prendersi una pausa da noi e poi si è defilato." Spiegai, fissando il mio pranzo, quasi potessi scorgervi una risposta diversa da quella che mi era stata data.

"Cosa?! Ma che cazzo gli prende a quello?!" Saltò su John.

"Non ne ho idea, non ho avuto il tempo di chiederglielo." Risposi, incolore.

"L'alcol deve avergli dato alla testa e ancora dovrà smaltirlo!" Ipotizzò Liam.

"Certo che è stronzo forte. Siamo amici da cinque anni e ci liquida così, in due parole." Commentò Liam.

La mano di Max mi strinse una spalla, probabilmente per cercare di confortarmi:
"Mi dispiace, Alex, tu sei quello che ha legato di più con lui."

Annuii, senza il coraggio di guardare i ragazzi in faccia. Sentivo le lacrime pizzicarmi gli occhi e non potevo permettermi di piangere davanti a loro e a tutta la scuola. Ero uno dei giocatori di basket più acclamati, non potevo mettermi a fare la femminuccia. Strinsi forte i pugni sotto al tavolo, finché le unghie non si piantarono nei miei palmi.

"Ascoltate: se non vuole stare con noi, cazzi suoi, non sa cosa si perde!" Esclamò John, con un boccone di hamburger in bocca.

"Giusto! Continueremo a divertirci con o senza di lui e ti divertirai anche tu, Alex!" Gli fece spalla Liam.

Io annuii di nuovo, senza entusiasmo. In quel momento ero insofferente a ogni cosa: al mio pranzo, che stava cominciando a freddarsi, al biglietto che avevo nella tasca dei jeans, alla scuola, la cui vita continuava come se non fosse accaduto nulla, e pure ai miei stessi amici.
In un moto di nervosismo, sbattei le mani sul tavolo, afferrai il vassoio intonso e mi alzai.

"Non ho fame." Annunciai, lasciando il mio posto e i ragazzi, confusi e senza parole.

Lasciai il vassoio, uscii dalla mensa e mi trovai nel cortile deserto. Mi poggiai a un muro e mi accesi una sigaretta, aspirandone a fondo il fumo. Non fumavo spesso, né Hirose né June ne sopportavano l'odore, e sinceramente il gusto del tabacco che mi rimaneva sulla lingua mi dava i conati, ma in quel momento sentivo il fortissimo desiderio di fumare. Osservai la brace ardere lentamente la carta e il tabacco e aspirai un'altra boccata di fumo, rilassando le spalle e il collo, che si erano fatti rigidi come quelli di un manichino.
Un incidente, era stato tutto un incidente. La cosa avrebbe dovuto tranquillizzarmi, allora come mai non mi sentivo affatto tranquillo? Forse perché aveva deciso, arbitrariamente, di allontanarsi dal gruppo, di allontanarsi da me, il suo amico di sempre, con cui aveva condiviso avventure e disavventure. Ecco per quello non aveva dato una spiegazione, l'aveva fatto e basta, e la cosa mi aveva ferito come un pugnale nel cuore. Mi sembrava di aver perso una parte si me, che un pezzo della mia anima fosse stato strappato via e si fosse legato a Hirose, con cui sarebbe rimasto per sempre. Per quanto tempo sarebbe stato via? Era una scelta momentanea, o avevamo smesso definitivamente di essere amici?

Finii la sigaretta senza neanche accorgermene e buttai il mozzicone a terra, pestandolo con furia. Non volevo rientrare a scuola, soprattutto perché avrei dovuto avere allenamento e avrei dovuto rivedere Hirose, ma non volevo nemmeno inventare una scusa e tornarmene a casa. Sfogarmi sul campo da gioco era da anni la mia via d'uscita per ogni problema e non volevo che lui la rovinasse.

Così mi decisi a rientrare e mi fiondai negli spogliatoi, dopo una breve sosta al mio armadietto a prendere il cambio. Lo spogliatoio era vuoto, così ebbi il tempo di cambiarmi con calma e fui il primo ad arrivare in campo, con grande sorpresa del mio coach. Piano piano arrivarono tutti i miei compagni di squadra, tutti, tranne Hirose. Stranamente non ne fui sorpreso.

Hidden LoveWhere stories live. Discover now