Rifiuto

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Katsuki's pov
Ci vuole un secondo, un solo secondo affinché me ne renda conto. Un solo secondo affinché mi si rovesci tutto addosso nel momento in cui apro gli occhi e sento il calore del corpo di qualcuno accanto al mio. E so perfettamente chi è. Lo so, ma non voglio accettarlo. Lo so, ma non voglio guardarlo. Lo voglio morto, morto e fuori dalla mia vita. Non riesco a liberarmi di lui, non riesco a liberarmi di questo legame che ho cercato di recidere così tante volte. Ho perso. Io ho perso? Contro di lui? L'impulso di colpirlo, forte, concreto, mi fa fremere. Il formicolio sotto le dita, la voglia di stringergliele attorno al collo che si fa sempre più vivida. La colpa è sua, di questo devo convincermi, la colpa è sua perché è rimasto il debole stronzo di sempre. La colpa è sua, perché è stato lui a ricambiare il bacio, non mia perché l'ho iniziato. La colpa è sua perché è un verme senza spina dorsale, un patetico stronzo che sa fare solo lo zerbino. Ma di chi sto parlando? Non esiste. Non c'è nessuno accanto a me sul materasso. Non è successo niente. Non ho perso niente.

Non sto scappando, sto solo uscendo da una stanza. Non sto correndo via, perché non c'è niente da cui fuggire. Non ho bisogno di coprire nessun segno prima di andare in classe, perché non è successo niente. Non devo nascondere nulla che non esiste. E quando i suoi occhi incontrano i miei quella mattina, ci leggo dentro rimorso, che si trasforma in rassegnazione quando lo guardo come se non lo conoscessi. Infatti è così. Non è nessuno. Non esiste. E se non esiste non può essere successo niente. Ho voglia di vomitare. Perché ho lasciato che accadesse? Perché ho avuto paura quando mi ha colpito? Paura di aver superato troppo il limite, di averlo spinto troppo oltre, paura che se ne sarebbe andato di nuovo. Che stavolta avevo davvero strappato la corda. Avevo bisogno di sentire che non avevo rotto niente, che era ancora tutto come prima, che lo avevo ancora avvolto tra le dita. Non volevo vedere, non volevo vedere mentre mi scivolava via dalle mani un'altra volta. Sono io quello ad averlo nel palmo della mano, non il contrario. Sì, l'ho fatto solo per stabilire chi avesse il controllo. Io decido quando e se buttarlo via.

"Oi Bakugo, va tutto bene? Sembri assente amico." Kirishima stamattina potrebbe davvero spingermi oltre il limite se non impara a farsi i cazzi suoi rapidamente. "Benissimo." Se il tono con cui l'ho detto non dovesse bastargli per capire che non deve rompere i coglioni, nel momento in cui alzo gli occhi al cielo il messaggio dovrebbe essergli arrivato. Ma no, stiamo parlando di Kirishima, non lo capirebbe nemmeno se glielo dicessi esplicitamente. "Sei sicuro? Non sembri essere in forma oggi" Ovviamente non lascerà perdere. Stronzo irritante. Spero che il mio silenzio lo faccia demordere, ma chiaramente non lo fa. "Cosa sono quei segni?" Davvero per questo idiota è così difficile da capire il concetto di spazi personali? "Kirishima, ti lascerò tre secondi per chiudere la bocca." Non riesce proprio a comprendere che la mia pazienza ha un limite, limite che lui ha già superato da un pezzo. "Sono mors-" "Kirishima." E lo sguardo che gli rivolgo basta a zittirlo, finalmente.

Ma li sento, so che due occhi verdi sono incollati alla mia schiena. So che non mi hanno lasciato nemmeno un secondo da quando sono entrato in classe. Ma quegli occhi non appartengono a nessuno, posso far finta che non esistano, esattamente come con il proprietario. Se lui non esiste, allora non può guardarmi. Va tutto bene, non ho perso. Non sono un debole, il debole è lui per essere così senza palle, non riesce a rimanere fermo su nessuna decisione che prende. E' dipendente da me, ma io non lo sono da lui. Perché dovrei? Lasciavo che mi stesse vicino perché mi faceva comodo, mi faceva solo che comodo, niente di più.

Nel momento in cui mi siedo al tavolo da pranzo con Kirishima e Kaminari mi accorgo che non c'è, è presente solo il suo irritante gruppetto. "So che non è una buona giornata per te, ma sei sicuro che vada tutto bene?" Alzo lo sguardo solo per incontrare quello preoccupato di Kirishima, non riesce proprio a lasciar correre cazzo. "Davvero amico, sembra ti sia passato un treno sopra" Chiaramente si aggiunge anche Kaminari, come se un rompicoglioni da solo non bastasse. "Non so se i vostri genitori vi hanno insegnato a farvi i cazzi vostri, ma se non lo hanno fatto, ci penserò io a dirvelo, fatevi i cazzi vostri." "Mi hanno anche insegnato ad aiutare le altre persone" Se non chiude quella fogna entro cinque secondi, un pugno sarà il motivo per cui smetterà di parlare, magari per sempre. "Non mi sembra di avertelo chiesto, quindi perché ora, entrambi, non vi tappate quelle fogne e mangiate senza rompermi le palle, che ne dite?" "Calma amico, volevamo solo dare una mano, ma sembra non sia giornata" Lascio uscire un sospiro frustrato prima di spostare lo sguardo su Kaminari. "Hai detto bene, non è giornata" "Cos'hai sul collo?" Questo idiota sembra davvero ignorare ogni segnale che gli sto mandando. "Ho provato a chiederglielo stamattina, ma non mi ha risposto" E anche lui è completamente ignaro del fatto che hanno davvero poco tempo rimasto per chiudere la bocca e lasciarmi in pace.

"Sul serio, che diamine ti prende? Di solito sei nervoso, ma oggi sembri sul punto di ammazzare qualcuno" "Se non stai zitto molto probabilmente quel qualcuno sarai tu, Kirishima" "Visto? Fa così da stamattina" Sta davvero osando lamentarsi con Kaminari perché voglio essere lasciato in pace? "Vogliamo solo essere d'aiuto" "Lo sarete se la smetterete con questo fottuto interrogatorio" E' così difficile capire che non mi va di parlarne? Stronzi insistenti. Mi ricordano un certo qualcuno, anche se lui è mille volte più irritante, basta la sua esistenza per farmi salire la voglia di prenderlo a pugni. "C'entra qualcosa Midoriya, non è vero? Da quando sei arrivato si comporta in modo diverso, e oggi sembrate tutti e due molto stran-" Il suono del mio pugno che sbatte sul tavolo lo interrompe, il rumore è così forte che anche alcune delle persone nei dintorni si girano nella nostra direzione. "Ti sfido a dire solo un altra parola." Se aprirà bocca ancora una volta sarò davvero molto vicino a chiudergliela io. Ma evidentemente Kirishima possiede ancora un minimo di autoconservazione e si limita ad abbassare la testa, iniziando a mangiare in silenzio. Ma quel coglione del suo migliore amico non sembra essere della stessa opinione, lo vedo dalla sua espressione che non è propenso a lasciar cadere la questione.

"Vale anche per te, mi hai sentito?" Il tono di voce che ho usato basta a farlo demordere, mentre sospira ed inizia a mangiare a sua volta. "Volevamo solo dare una mano" Lascio che la sedia cada all'indietro nel momento in cui mi alzo di scatto, mi stanno davvero spingendo oltre il limite. "Mi è passata la fame." Non aggiungo altro prima di dirigermi verso la mia stanza, ma nel momento in cui arrivo in corridoio mi blocco sui miei passi. "Grazie di avermi ascoltato Todoroki, mi serviva." E' lì in piedi sulla soglia della porta, tutto sorridente, mentre parla con quel figlio di papà raccomandato. Quando ha lasciato la mensa quello stronzo con i capelli a metà? Non me ne sono accorto, ero troppo concentrato a cercare di far tacere quei due coglioni. "Quando vuoi, Izuku" Mi fa incazzare. Questo stronzo privilegiato e quel merdoso nerd mi fanno incazzare. I suoi occhi che appena si accorgono della mia presenza si posano su di me, mi fanno incazzare. Il fatto che non ho più controllo di quello che succede, mi fa incazzare. Non lo sopporto, non lo sopporto cazzo. Mi fa saltare i nervi. "Kacchan...?" Quella piccola speranza che proviene dal suo tono è così patetica, esattamente come lui. Si può sapere che cosa cazzo si aspettava? Davvero credeva che sarebbe cambiata in meglio? Pietoso più di un cane.

Convinco le gambe a muoversi nuovamente, fermandole davanti la porta della mia stanza, aprendola e sbattendola con forza alle mie spalle, senza concedergli un ulteriore sguardo. Tutto quello che mi permetto di fare è lasciar andare un grosso sospiro, mentre scivolo contro la porta, poggiando le braccia sulle ginocchia una volta seduto a terra. Cosa dovrei fare? Qualsiasi scelta faccia, qualsiasi percorso prenda, alla fine finisce intrecciato con il suo comunque vada, che io lo voglia oppure no. Mi dà fastidio. Mi fa incazzare. Perché non riusciamo a chiuderla una volta per tutte? Perché non riesco a liberarmene? Non importa quanto io ci provi, in ogni caso, ogni fottuta volta, quando mi girerò lui sarà lì. Ed è così fottutamente snervante. Perché non può semplicemente sparire? Tutti i miei problemi se ne andrebbero con lui, ho bisogno che se ne vada. Che esca dalla mia vita senza rientrarci più. E forse sarà così, l'ho già buttato fuori, basta non farlo rientrare. Il muro è già distrutto, non posso ignorare che se venisse da me, non sarei in grado di nascondere niente. Capirebbe tutto solo guardandomi, è un'altra delle cose che odio di lui.

Un leggero rumore di passi mi distrae dai miei pensieri, mentre mi accorgo che il suono di essi si interrompe davanti alla mia stanza. "Kacchan, ti prego, possiamo parlare..?" Non c'è nessuno fuori dalla porta, solo una merdosa zanzara. "Aprimi...per favore" Non c'è nessuno fuori dalla porta. "Kacchan..." Non c'è nessuno. "Ti prego...apri" Nessuno. "Se vuoi che esca definitivamente dalla tua vita, lo farò. Se è davvero questo che vuoi, me ne andrò. Non mi avrai più tra i piedi, smetterò di seguirti. Non aprire la porta, e rispetterò la tua decisione." Lascio che la fronte si appoggi sugli avambracci, mentre mi rendo conto che stavolta può essere davvero la fine, se la porta resta chiusa, quel filo corroso che ci tiene ancora legati finalmente verrà spezzato. "Ti amo Kacchan, e ti amerò per sempre." Vattene. E' questo quello che voglio. "Ti amo, e per questo ti lascerò andare." E' questo quello che voglio?

AddictedWhere stories live. Discover now