✨Capitolo 11✨

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Il solo pensiero di uscire da quella camera mi terrorizzava. Fu il sensei a farmi cambiare idea, dopo avermi guarita dalle ferite.  Due giorni dopo entrò aprendo la porta senza bussare. Fortunatamente sapevo che prima o poi sarebbe successo, quindi rientrai dal balcone senza essere sorpresa.

«Buongiorno.»
Non risposi, sapevo già dove voleva arrivare.
«Quindi sei veramente tu il ninja d'argento» disse dopo molto silenzio.  Ecco, appunto.
«A quanto pare» fu ciò che uscì dalla mia bocca.  La mia voce era roca, l'ultima volta che avevo parlato fu con Cole.
«Bene. Questa ti appartiene. » Detto questo posò una borsa sopra al mio letto, si voltò e si avvicinò alla porta.
«Non ti condanna nessuno per i tuoi errori, cara. Lo stai facendo da sola. Puoi tranquillamente uscire dalla stanza, nessuno ti giudicherà. Ognuno sceglie cosa fare nella vita, ma accettando le conseguenze. »

Curioso: prima ci viene imposto di rispettare il destino poi ci dicono che possiamo fare ciò che vogliamo. Appena finì di parlare, mi fece un accenno di sorriso e uscì. Guardai il contenuto della busta di Wu e ci trovai dentro dei vestiti ripiegati con cura.  Li tirai fuori: trovai la mia prima divisa da ninja. Era nera, con parti di colore argento e altre verdi. Non sapendo come si mettesse e a cosa servissero quelle cinture di pelle e bende varie, ripiegai tutto con cura e la misi nell'armadio.  Guardai l'ora: era abbastanza presto, gli altri dovevano essere ancora al letto. Il sensei aveva ragione: dovevo uscire da quella stanza, non potevo rimanere per sempre lì. Finalmente mi decisi ad aprire quella porta e la richiusi delicatamente alle mie spalle quando mi ritrovai in corridoio. Mi incamminai verso la cucina con il battito leggermente accelerato.  Quando arrivai nella stanza, trovai Lloyd seduto con i piedi sul tavolo, senza maglia che guardava verso il giardino. 

Ecco, qui il cuore quasi esplose.
«Buongiorno» disse senza nemmeno voltarsi.
«Buongiorno» risposi con la voce ancora roca.
Lloyd tolse subito i piedi dal tavolo e si girò di scatto e mi fissò, versandosi un po 'di the sopra di lui. Imprecò sottovoce, facendomi scappare un accenno di sorriso, così rise anche lui.

«Scusa, non pensavo fossi tu» disse pulendosi con un tovagliolo.
Feci spallucce e mi sedetti. Intanto lui si rimise la maglia, lasciandomi solo l'immagine del suo fisico perfetto.  Iniziai a rigirarmi il ciondolo della collana fra le mani, come facevo ogni volta che mi sentivo nervosamente in imbarazzo.  Lui si appoggiò un'altra volta allo schienale della sedia e mi squadrò. Sperai di non essere in condizioni pessime.
«Fai colazione?»
Annuii e mi alzai per andare nell'altra parte della stanza divisa da solamente una porta scorrevole nella quale c'era la cucina. Tagliai due fette di pane e ci spalmai sopra la marmellata di Zane (vi consiglio vivamente di assaggiarla: quella alla pesca poi è la migliore). Tornai da Lloyd con il piatto e mi rimisi seduta dove ero prima, un posto distante a lui. Riuscii ad addentare una sola volta la colazione, perché poi sentii lo stomaco chiudersi: senso di colpa. Sapevo benissimo cosa dovevo fare, ma perché non lo stavo facendo?

Misi da parte il mio orgoglio e parlai.
«Scusa Lloyd. Per tutto. Per come l'hai scoperto, per non averti detto niente. Non oso immaginare quanto hai sofferto... »

Il biondino aspettò alcuni minuti, poi appoggiò i gomiti sul tavolo e si passò una mano fra i capelli. Mi guardò solo quando iniziò a parlare.
«Non hai colpe. Hai solo seguito il cuore. E poi l'idea di non dirmi niente è stata di Cole, quindi anche qui non ti devi scusare.» Sospirò. «Sto bene. Se te lo stai chiedendo, si, abbiamo parlato. Una litigata del genere non si rifarà mai più, promesso, ma ne avevamo bisogno. Ci siamo tenuti dentro entrambi troppe cose. Il sensei dice sempre "Trattenere la rabbia è come tenere un carbone ardente. Solo tu brucerai".»
« Capisco» commentai.

Avrei dovuto convincere Cole, invece non feci niente.

Ma non avevo finito di parlare.
«Mi dispiace averti lasciato in disparte» fu la cosa che mi sentivo più in dovere di dire.
Mi dispiaceva averlo trascurato nonostante abbia fatto tantissimo per me.
Portavo ancora l'anello che mi aveva regalato, non me l'avevo mai tolto, ma in quelle settimane aveva iniziato a pesare, vieni se fosse qualcosa di cui mi dovevo vergognare. Lloyd mi guardò come se avessi appena detto qualcosa di insensato, o di stupido. Poi sorrise, e mi resi conto di quanto mi era mancato guardare quelle due fossette.

Destino Incontrollabile - ᴏʀɪɢɪɴᴀʟDonde viven las historias. Descúbrelo ahora