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«Be', che aspettate?» chiese Lee, il ragazzo di colore, guardando prima i gemelli e poi la ragazza mora che si allontanava correndo. «Seguitela, prima che diventi un ghiacciolo!».

I gemelli si guardarono in faccia confusi, non avendo ancora capito bene cosa fosse successo, perchè Akira si fosse comportata in quel modo.

«Akira non vuole vedere ragazzi in questo momento» lo rimbeccò Katie, raccogliendosi i capelli boccolosi in una lenta coda di cavallo, «soprattutto non loro due. Vado io». Scattò rincorrendo la ragazza, ringraziando di avere indossato una gonna corta. Non ci mise molto a raggiungerla, dopotutto, sia in scopa che a piedi era sempre stata una delle più veloci.

.......

Akira vagava senza meta in un labirinto di arbusti congelati. Mormorava tra sé quanto fosse stata stupida a fidarsi, di nuovo, di due persone come Fred e George. Quando avrebbe imparato che di lei a loro non importava niente, se non ciò che sapeva creare con le sue mani?

«Non era loro intenzione trattarti male». Akira fece un saltello spaventata, e poi si girò di 180°, per trovare Katie davanti a lei, con un filo di fiatone e dei ciuffi di capelli attaccati alle tempie. «Ma a volte i gemelli non capiscono cosa passa per la testa di una ragazza».

«Non dovevi venire» mormorò Akira, abbassando la testa e togliendo un po ' di neve da un ramo.

«So cosa si prova» ribadì Katie, sorridendo lievemente, «a non avere tanti amici, e a non fidarsi di chi non si conosce bene». Akira fece un mezzo sorriso, tornando a guardarla. Com'era possibile che qualcuno che non aveva mai visto prima riuscisse a capirla così bene?

«Dovrei tornare a casa e basta...»

«Non erano solo i gemelli a volerti a questa festa, anche io non vedevo l'ora di conoscerti» confidò Akira, sorridendo amichevolmente, «volevo conoscere la ragazza che crea quei magnifici fuochi d'artificio»

«Non sono niente di che...»

«Sono splendidi» precisò lei, «e sono stata io a comprarli, i gemelli non sapevano neanche ci fossero». Improvvisamente Akira si ricordò doveva aveva già visto quella faccia e quel sorriso. Katie era già stata nel suo negozio.

Rimasero qualche minuto in quel posto, bagnate dalla luce della luna, a chiacchierare come due sorelle. Akira le confidò di non essere mai stata in un posto del genere, e neanche ad una festa.

«Oh, è abbastanza divertente» spiegò Katie, ridacchiando, «in realtà nessuno ci calcola, perchè sono tutti colleghi di lavoro del padre di Alicia. E' un manager, sai? Di qualche azienda in città, non mi sono mai informata. Ma adora sua figlia, e ci dà il permesso di fare praticamente quello che vogliamo».

«Anche accendere dei fuochi d'artificio?»

«Certo! Se no che capodanno sarebbe?»

«In realtà, sarebbe vietato far esplodere dei fuochi d'artificio così potenti a meno di 50 metri...»

«Oh insomma, non dirmi che non hai mai infranto una regola» ridacchiò Katie, mettendole un braccio sulle spalle e accompagnandola di nuovo dagli altri. Diciamo che sì, di regole Akira ne aveva infrante alcune.

Quando tornarono dagli altri, Akira ci tenne a precisare che li avrebbe aiutati solo perchè Katie era stata tanto carina e disponibile al riguardo. Con l'angolo dell'occhio vide i gemelli darsi il cinque, prima di abbassarsi e prendere i suoi fuochi d'artificio.

........

Quando furono tutti rientrati in casa, e Alicia fu riuscita a svignarsela da una conversazione con una vecchia signora e raggiungerli, ad Akira vennero fatte le presentazioni generali. Avevano tutti frequentato la stessa scuola, non specificando dove. Lee Jordan, il ragazzo coi i rasta, Angelina, Katie, Alicia e i gemelli avevano la stessa età, mentre Oliver Baston, il ragazzo che per primo aveva salutato Fred e George, era di due anni più grande di loro.

Stavano chiacchierando tutti insieme amabilmente, e ad Akira fu subito chiaro che quel gruppo era uno di quelli che difficilmente si sarebbe diviso. Guardando le ragazze ridere alle battute dei ragazzi si rese conto che lei non aveva mai provato quel sentimento di benessere che deriva dall'essere apprezzati, dall'essere riconosciuti all'interno di un gruppo di persone. Ognuno faceva la sua parte, ognuno era parte distinta e riconoscibile di un tutto.

Ad Akira non era mai successo, perchè ogni volta che qualcuno desiderava diventarle amico, lei si tirava indietro come se avesse messo la mano sopra una candela accesa.

"La privacy è un potere" si ripeteva come un mantra. "Quello che la gente non sa, non può rovinare, non lo può usare per ferire". Non era un'idea malvagia o insensata, ma precludeva la possibilità di incontrare qualcuno con cui condividere esperienze che avrebbero fatto curriculum sul suo libretto personale. Da sola aveva deciso che vivere in pace voleva dire vivere bene. Ancora non sapeva che voleva dire a mala pena sopravvivere.

«Non sapevo avessi un fratellino!» esclamò Katie ad un certo punto guardandola sorridendo, «cavolo anche a me sarebbe tanto piaciuto, ma sono figlia unica». Akira si risvegliò dal suo torpore, facendo un sorriso tirato che sperava potesse passare per sincero. Ritrovò le parole raccontando di Seiji e di come fosse cambiata la sua vita da quando è arrivato lui.

«Ti prestiamo noi dei fratelli!» esclamarono i gemelli, ridacchiando. Poi George si girò verso Akira, alzando le spalle.

«Abbiamo quattro fratelli e una sorella. Ah, a proposito, Bill si sposa, ad Agosto probabilmente. Con Fleur Delacour» annunciò con uno strano accento francese. Improvvisamente il viso di Alicia si illuminò.

«Un matrimonio? Che bellezza!» affermò, battendo le mani. «Ci invitate, vero?»

«Be', veramente gli invitati li decidono...»

«Un matrimonio!» sospirò ancora Alicia, tenendosi al braccio di Angelina, e portandosi teatralmente una mano sulla fronte, «che cosa romantica....», sbattè un paio di volte le ciglia, guardando i gemelli.

«Sinceramente non credo molto nel matrimonio» asserì Oliver, alzando un sopracciglio. «Le persone si amano indipendentemente da un legame legale»

«E' una cosa per femminucce» gli diede man forte Lee, rubando una tartina da un cameriere che girava con un vassoio in mano. «Io no mi spoero ai» ribadì, con mezza tartina in bocca.

«Perchè nessuno ha intenzione di sposarsi con te» lo prese in giro Angelina, guardando accigliata il ragazzo rimpinzarsi di tartine. «Ew, disgustoso».

«Sono pieno di pretendenti» rispose Lee, aprendo le mani per indicare una grandezza molto elevata. Facendo così prese dentro per sbaglio una signora, di non più giovane bellezza, proprio all'altezza di un seno prosperoso. Quella si indignò subito, dando uno scappellotto sulla testa del giovane.

«Pervertito!»

«Mi scusi!» esclamò Lee, arrossendo mentre tutti i suoi amici scoppiavano in una risata tanto rumorosa da far girare gran parte dei presenti. Akira si appoggiò una mano sul viso, forse per evitare che la gente pensasse che lei facesse parte di quella compagnia.

«Sì, le vedo le tue pretendenti» considerò Angelina in presa alle risate.

«Scusate! Un attimo di attenzione prego!». Tutti i presenti si girarono verso il centro della sala, dove un omone biondo con un gran paio di baffi stava agitando le mani e chiedendo il silenzio.

«Oh, devo andare» mormorò Alicia, e si fece spazio tra le persone per raggiungere quello che Akira riconobbe essere suo padre. Si abbracciarono velocemente. Il padre la guardava come se fosse la sua piccola stella, come se fosse tremendamente orgoglioso di lei. Akira pensò al suo di padre, e a come in quei giorni lo avesse deluso.

«Cari ospiti. Come tradizione ormai da anni, desidero aspettare la mezzanotte ballando» spiegò il padre di Alicia, distribuendo sorrisi a destra e a manca. Ad Akira si gelò il sangue nelle vene. Ballare? «E quest'anno mia figlia Alicia vorrebbe aprire le danze».

Alicia fece un mezzo inchino, sorrise in una maniera molto dolce, ma anche molto studiata, tornò dai suoi amici quasi correndo e prese entrambe le mani a Fred, che la guardò con occhi spalancati, quasi non riconoscendola.

«Vuoi ballare con me?».

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏWhere stories live. Discover now