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Akira tornò in quella che da ormai un mese era diventata la sua casa a passi lenti, in una notte illuminata dalle stelle. Teneva le mani nelle tasche dei suoi jeans per proteggerle dal freddo, ma il suo corpo era inesorabilmente scosso dai brividi, come se la temperatura fosse scesa tutta d'un colpo.

Quella lettera l'aveva turbata, non poteva mentire su questo. C'era qualcosa di strano nel tipo di carta, nel tipo di inchiostro, nella calligrafia, perfino nel sigillo di ceralacca. Era tutto troppo elaborato per essere solo uno scherzo. Nessuno, nemmeno Maximilian, si sarebbe dato così tanto impegno. E poi tutte quelle cose, la scuola di Magia, l'Ordine di Merlino e tutto il resto, erano troppo strane per essere frutto della fantasia di qualcuno.

Il fatto davvero inquietante era che, in qualche modo, ad Akira tutto quello suonava intonato con la sua vita. Con quello che a Seiji era successo, con quello che a lei e alla sua famiglia era successo.

Avete mai provato ad usare degli acquerelli? La prima passata di colore viene sempre un po' male, viene sempre un po' scura. Poi inizi a pennellare. Il colore si sparge, e ad incastro va proprio nei posti giusti, mischiandosi perfettamente con tutti gli altri. Le cose che erano successe ad Akira erano macchie di colore che sembravano andare a pugni l'una con l'altra. Ma forse perché Akira non ci aveva ancora passato il pennello sopra.

...

Aspettò il ventisei di maggio con trepida attesa, il suo umore sulle spine.

Ormai la famiglia di Max non le chiedeva neanche più come mai non andasse a lavoro, o non tornasse a casa. Era diventata una presenza rassicurante in casa loro, e la madre di Max approfittava della sua gentilezza per farsi aiutare coi mestieri di casa. Era semplicemente un periodo in cui lei aveva bisogno di tranquillità, e capire cosa ne potesse fare della sua vita.

«Mi rovinerai il pavimento, continuando in questo modo» la prese in giro Maximilian il venticinque di Maggio, mentre Akira misurava la sua stanza a grandi passi, un vecchio disco dei Nirvana come sottofondo.

«Non riesco a non pensarci» si lamentò Akira, sfregandosi le mani l'una con l'altra. «Sono preoccupata per Seiji, odio non sapere cosa stia succedendo».

«Non è una novità che tu sia preoccupata. Mi ricordo di te come la piccola ragazza che dà troppa acqua alle piante perchè non sa quando fermarsi». Akira gli lanciò un'occhiataccia, alla quale Max rispose con un fastidioso splendente sorriso.

«E' successo solo una volta» si difese lei, «e ne ho messa tanta perchè la pianta era troppo secca»

«E così hai ottenuto l'effetto opposto».

«Per lo meno ho fatto morire una pianta e non un criceto»

«Questo è un colpo basso, Campbell».

...

Si addormentò sfinita verso le tre di notte, con l'unico risultato di svegliarsi tremendamente tardi il mattino dopo. Aveva promesso a Seiji che quel giorno sarebbe stata con lui, qualsiasi cosa fosse successa, anche nel caso non fosse successo niente.

Per qualche secondo dopo aver aperto gli occhi Akira si trovò in quel limbo mistico di pace interiore. Si avvolse nelle coperte, e si crogiolò nel calore del letto per quasi quindici secondi, prima di ricordarsi che giorno fosse. Poi si mise seduta con uno scatto, strofinandosi convulsamente gli occhi per scacciare gli ultimi strascichi di sonno. Una nuova sensazione la invase. Era qualcosa a cui era abituata, ma stavolta sembrava amplificata fino all'inverosimile. L'ansia che in quei giorni non l'aveva mai abbandonata si stava agitando nel suo stomaco, minacciandola di farle rimettere il polpettone mangiato la sera prima. Akira decise di ignorarla, si alzò in fretta, si mise addosso una felpa macchiata sulla manica di dentifricio e volò giù dalle scale, fermandosi solo per evitare di finire addosso alla porta chiusa.

Lᴀ Rᴀɢᴀᴢᴢᴀ ᴄʜᴇ Cʀᴇᴀᴠᴀ Fᴜᴏᴄʜɪ ᴅ'Aʀᴛɪғɪᴄɪᴏ ||Fʀᴇᴅ WᴇᴀꜱʟᴇʏDove le storie prendono vita. Scoprilo ora