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[Per una migliore esperienza nella lettura gradirei ascoltaste "Crystal Visions" di "The Big Pink"]


"Placida e dolce musica jazz proveniva da un piccolo locale situato in una viuzza di Kanazawa. Un posto accogliente ma vecchio, ricordava molto gli anni ottanta.
Lì una ragazza faceva una piega mossa a una signora molto peperina dai capelli bianchi e canticchiava una vecchia canzone giapponese di Miki Matsubara. Finì in fretta, la cliente non era dotata di molti capelli.
Guardò l'orologio e andò a prendere gli arnesi per pulire."
《puoi andare se vuoi, finisco io di pulire oggi》
《mh?! Sei sicura Guren? Non mi crea alcun problema》
《tranquilla cara, ci vediamo questo pomeriggio》
《come desideri. A dopo.》
"La ragazza esibì un inchino e andò a prendere le sue cose. Salutò di nuovo la signora Guren e si diresse verso la metro.
Come sempre puntuale, salì sul vagone e si aggrappò alla prima maniglia libera e attese con gli occhi fissi sullo schermo che mostrava le fermate.

Casa sua non era molto distante dalla parrucchieria, ma farla a piedi era un'impresa.
Per un attimo distolse lo sguardo dal monitor e incrociò gli occhi con un ragazzo dai capelli castani.
Indossava una mascherina sul viso e non riuscì a riconoscerlo. Non che le sembrasse qualcuno di familiare.
Tornò a casa dopo venti minuti di metro e altri due di camminata.
Era una piccola casa in un area residenziale molto carina di Kanazawa. All'esterno pareva una tipica casa giapponese ma, in tre anni la ragazza l'aveva risistemata e trasformata. Aveva aperto una cucina con sala pranzo all'ingresso e il salotto infondo dinanzi alla scala. Accanto stava il bagno padronale che dava sul salotto.
Al secondo piano vi erano due camere da letto e un piccolo bagno.
La scala, compreso il corrimano era in legno di noce, anche il piano della cucina era del medesimo materiale. Le pareti bianche panna e le tende delle finestre blu. Nel salotto aveva un divano e due poltrone in pelle nera, sotto di essi vi era un bellissimo tappeto europeo che aveva derubato da un mercatino dell'usato.
Era di certo un salotto molto accogliente anche perché aveva le pareti curve e le tende bianche coprivano le grandi vetrate della sala.
Quella casa era il suo gioiellino, insieme al suo grasso grosso gatto grigio. Jooheon. Un animale viziato e desideroso di costanti coccole. Era talmente pigro che non scopava da parecchio, non usciva proprio di casa.
Amava il fegato di agnello e le uova crude. Un gatto dai dubbi gusti.
Appena mise piede in casa sistemò il suo cappotto e la borsa sull'attaccapanni all'ingresso e si diresse in cucina a preparare il suo pranzo. Era stanca morta, come sempre d'altronde.
Da quando aveva iniziato a lavorare nella parrucchieria di Guren Mikawa non faceva che lavorare, tornava a casa sempre stanca a furia di star chinata sulle teste degli altri. Aveva preso un po' di peso con quel lavoro, tornava a casa con una fame da lupi. Non che le dispiacesse, amava vedere la sua pancia e le sue coscie larghe finalmente. Era sempre stata magra e vedersi con quel corpo la faceva star bene, era bella, si vedeva bella.
Quel giorno mangiò una bella ciotola di ramen che aveva conservato dalla sera prima.
Non molto più tardi tornò a lavoro ma prima diede una veloce spazzata al pavimento e qualche spolverata qua e là.
Viveva una vita di ripiego, non era il lavoro che desiderava fare. Si sentiva quasi oppressa, stanca di vedere cuti coperte di forfora e pidocchi salterini. Ogni giorno tornava a casa esausta e a malapena riusciva a tenere la casa pulita.
Il salone era parecchio frequentato e a lavorarci erano solo in due; lei e la padrona.
Nonostante ciò cercava di non abbattersi e di uscire qualche sporadica volta la sera. Amava frequentare i pub, li trovava accoglienti e alle volte interessati. Ci andava con una sua vicina di casa: Tsumugi Tanaka una ragazza di venticinque anni che ancora studiava all'università ma amava divertirsi più di ogni altra cosa. Suonava il basso in una band, sempre della sua università, e girava per i locali di Kanazawa e della prefettura di Ishikawa. E quelle poche volte che la vicina usciva, la portava con sé perché si divertisse e smettesse di crogiolarsi nella stanchezza."

[...]

"Era pieno dicembre e l'aria fredda del periodo si faceva più che sentire, passeggiare per le strade senza essere ben coperti era come scavarsi la fossa da soli... la fossa per le polmoniti.
Quella sera pregna d'aria gelata portava con sé uno zuccherino odore, che fossero strani presentimenti o i dolci natalizi, Felix non lo seppe dire, ma si sentiva qualcosa dentro che non comprendeva. L'unica cosa in grado di alleviare quella sensazione era la musica natalizia e le luci e festoni in giro per quasi tutte le vie di Kanazawa.

Quando era in viaggio amava gironzolare per le città e scoprirne i luoghi più nascosti e meno conosciuti.
Era insieme a un suo amico che lo costringeva a fermarsi in ogni dove per scattare foto ai luoghi più improbabili. Come un semaforo coperto di graffiti.
Aveva un senso estetico alquanto strano, ma nonostante ciò gli piacevano tutte le foto che scattava, aveva un qualche strano talento che non riusciva a descrivere.

Insieme trovarono una via quasi completamente al buio, solo qualche sporadica luce proveniva dagli edifici.
Vi era un silenzio tombale quasi inquietante."
《un quartiere fantasma》"Mormorò l'amico mentre scattava una foto a una finestra illuminata da cui si vedevano le ombre delle tende.
Proseguirono il loro tragitto e trovarono l'unico locale aperto della via. Gli si avvicinarono e videro la vetrata illuminata a giorno di una calda luce gialla, svariati i festoni e luci natalizie. D'all'esterno si poteva notare l'alto e sgargiante albero di Natale colmo di tante palline variopinte.
Non fu difficile capire di che tipo di locale si trattasse, nonostante l'insegna fosse mezza fulminata e si illuminasse a scatti.
Era una piccola parrucchieria.
Notarono una signora dai capelli rosso scuro che raccoglieva qualcosa da terra con un mini aspirapolvere. Successivamente si mise a pulire i lavandini dove lavava le teste dei clienti.
Aveva un aria stanca e triste, anche se tutto ciò che la circondava ricordava la bellezza del Natale.
Vi era però qualcun'altro oltre alla signora dai capelli rossi. Una ragazza indaffarata a sistemare l'acconciatura di una signora dai capelli biondo cenere. Spruzzava lacca ogni tanto e fermava qualche ciocca con forcelle o agulle.
Felix ne rimase incantato, un viso meraviglioso e un portamento elegante non gobbo né esausto come l'altra signora. Indossava una maglia nera con scollatura quadrata coperta in parte dal grembiule, anch'esso nero.
Lungo le spalle e la schiena cadevano setosi capelli che parevano ossidiana filata, la pelle candida e gli occhi verdi, intensi ... familiari. Ricordi volavano dinanzi ai suoi occhi ma a malapena comprese.
Si soffermò ancora su quel viso, il naso romano e gli occhi di una forma allungata che ispirava serietà, dovuta anche alla concentrazione che le agrottava le sopracciglia. Eppure erano dolci nel loro semplice essere. Delicati ciuffi di capelli le sfioravano il volto mentre si muoveva nel suo lavoro minuzioso e delicato.
Ipnotizzato da lei, da quei movimenti lestri delle mani, dal suo apparire. Ella fu come un miraggio, forse un ricordo, percepiva ancora quell'odore zuccherino che non riusciva a comprendere. Si sentiva vicino a quella ragazza ma allo stesso tempo lontano.
Fece per avvicinarsi."

《che fai non vieni?》"Domandò Hyunjin che lo aspettava infondo alla via.
Felix scosse la testa confuso e raggiunse il suo amico."
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I am actually in a Felix missing hour.
Lisa~

·•°•· 𝐘𝐨𝐮𝐧𝐠 & 𝐅𝐚𝐦𝐨𝐮𝐬 ·•°•·  about Lee Felix ~Where stories live. Discover now