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La mattina dopo la sveglia suonò in perfetto orario, come sempre.

La luce che entrava dalle finestre stava riflettendo sopra allo schermo del mio cellulare.

Avvicinai il mio palmo al comodino e afferrai l'oggetto precedentemente nominato.

Le 6:30

L'orologio segnava qell'orario e io mi persi con lo sguardo nell immagine di quei tre numeri digitali per qualche istante, come se stessi cercando qualcosa all'interno di essi.

Lasciai cadere il telefono sopra la superficie del materasso per poi portare il braccio sinistro sulla mia fronte.

Mi alzai, di malo voglia, dal letto dirigendomi, successivamente, in bagno iniziando a farmi una doccia calda.

Mi legai un asciugamano alla vita e uscii da quella stanza incamminandomi nuovamente in camera da letto.
A ogni passo che facevo sentivo le gocce scendere lentamente dalla mia schiena e il picchiettio dell'acqua che, dai miei capelli corvini, entrava in contatto con il parquet del corridoio era l'unico rumore che si percepiva per tutta la casa.

Spalancai lentamente la porta della mia camera portando una mano verso l'armadio e afferrando un altro asciugamano per poi iniziare a strofinarlo sulla mia chioma.

Mi misi l'asciugamano attorno al collo e iniziai a camminare per la stanza per poi prendere il bicchiere d'acqua presente sopra alla scrivania e portarlo, successivamente, alle mie labbra, iniziando a bere il suo contenuto.

Alzai lo sguardo dal legno, verniciato di bianco, della mia scrivania dando un'occhiata al calendario.

In quel momento tutto sembrò andare a rallentatore.

Le mie mani lasciarono la presa sopra al bicchiere lasciandolo libero di dirigersi verso il suolo.

Il suono dei vetri rotti risuonò per tutta la stanza mentre i due mirtilli, che mi ritrovavo al posto delle pupille, si ridussero in due puntini, piccoli e tremanti.

Il 27 di giugno.

Mi lanciai sul letto afferrando, velocemente, il telefono e ricontrollando il calendario.

Erano le sei e quaranta del 27 giugno.

Riposai il telefono sulle coperte del letto e mi sedetti sul materasso portando una mano a coprire il mio volto incredulo.

"Non può essere...i-io non posso averlo fatto sul serio..."

Poi alla mia mente tornarono i pensieri di molte ore prima.

'Voglio il suo tocco sulla mia pelle, voglio il suo profumo nelle mie narici, voglio i suoi graffi sulla mia schiena. Quello che più desiderio al mondo...È QUESTO!'

Dopo di che il buio più totale.

Non mi ricordavo neanche come fossi finito a letto.

<<n-no...NO!>>

Mi tirai un pugno abbastanza forte sulla gamba mentre delle goccioline di sudore iniziarono a contornare il mio volto.

<<mi ero ripromesso che non avrei mai espresso il mio desiderio! Merda! Perché sono così stupido?!>>

Non potevo esprimere desiderio peggiore...

Anche se avessi avuto più di quattro volte per cercare di dichiararmi ad Hinata, se lui non fosse stato innamorato di me, sarebbe stato tutto inutile.

Feci scivolare, lentamente, la mia mano, portandola dal viso ai miei capelli.

<<Magari era stato solo un sogno...s-sì...un sogno molto realistico...i-in realtà è la prima volta che vivo questo giorno...giusto!...g-giusto?>>

Mi alzai dal materasso iniziando a camminare verso la cucina, feci colazione e dopo poco mi misi lo zaino sulle spalle.

Le mie gambe tremanti facevano fatica a sorreggermi, ma nonostante questo dovevo andare a scuola per scoprire se il 27 giugno che avevo già vissuto fosse stato solo un sogno oppure no.

Se tutto fosse andato come il giorno "prima": gli argomenti delle lezioni, le parole degli insegnanti e i comportamenti dei miei compagni, allora mi sarei convinto una volta per tutte dell aver utilizzato il mio dono senza esserne stato del tutto consapevole.

Non sapevo che cosa mi fosse preso la sera prima per acer espresso un desiderio del genere, l'unica cosa che mi ricordavo erano le forti emozioni che stavo provando in quel momento.

Forse il mio amore per Hinata era più grande di quanto immaginassi.

-',𝒍𝒐𝒗𝒆𝒍𝒚 𝒇𝒂𝒕𝒆 - 𝑘𝑎𝑔𝑒ℎ𝑖𝑛𝑎,'-Where stories live. Discover now