Sportello 325

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Un centinaio di uomini occupavano delle statiche file attendendo il loro turno. Erano tutti avvolti da un soporifero fumo bianco e  vestiti più o meno nello stesso modo: abito da lavoro scuro, cappello bombato e valigetta. "Eccoli di nuovo: i nostri omini di Magritte!" disse una strana creatura verde. "Li  vedo Puck!a piedi scalzi come al solito, che esseri stupidi! E tu smettila di fare il finto intellettuale" bofonchiò assestando un calcio sulle caviglie del compagno. "Ahi Oberon! Che dolore!" Puck portò le mani alle orecchie ( piccole  fessure bianche sulle tempie) come per timore di ricevere uno schiaffo. " Fai silenzio cretino o ci scopriranno! Se solo il Creatore non ci avesse licenziato a quest'ora avrei fatto carriera e non sarei costretto ad ascoltare tutte quelle cose che ti passano per la tua stupida testa verde o condividere la mia casa con te" Il più grande dei due scosse quelle che dovevano essere ali e strinse i denti. La creaturina verde vicino a lui si fece ancora più piccola e alzando poco il dito vicino alla bocca disse " Ma Oberon... noi viviamo in una discarica!". Alla parola "discarica" Oberon non ci vide più e spalancò le enormi ali blu cobalto, generando un vento tale da far cadere Puck di sotto dal tettuccio del camioncino blu da cui stavano spiando.

Facevano sempre così: ogni notte assistevano alla stessa scena di centinaia di sognatori che si materializzavano in fila pronti per varcare la Soglia. Quel posto assomigliava ad un enorme aeroporto: i viaggiatori o sognatori che dir si voglia, venivano controllati dagli operatori dello sportello, anche detti "scrutatori". Puck e Oberon una volta erano fra quelli, ma furono licenziati per "eventi decisivi e concatenati".Ormai non potevano fare altro che origliare i discorsi di quei bizzarri sognatori in fila in cerca di qualcosa di interessante.  I "varcatori" dello sportello 325 erano però uomini ordinari e piuttosto noiosi. "Ci vorrà tanto?"  disse uno "Certamente: è una fila!" rispose un altro. "Esattamente per cosa?" domandò un altro ancora tirando fuori dalla sua giacca un orologio da taschino. "Non saprei dire con certezza dove stiamo andando, ma è una fila ed è bene che la si faccia!" sentenziò il primo alquanto scocciato. 

"Ti prego Oberon inventiamoci un gioco, un passatempo, uno scioglilingua, qualunque cosa, mi annoio da morire. Sono appena le due e come tutte le notti non succede mai nulla"si lamentò Puck. 

"Aspetta Puck ! Guarda! Ma Quello è... un bambino! " Puntò il dito centrale dei tre che aveva verso una piccola nuovola di fumo: sotto a un varcatore, a quattro zampe come un cane un bambino di appena cinque anni cercava di farsi spazio tra le gambe delle persone. 

"Uhuuuuu fantastico! Allora c'è qualcosa che gli scrutatori non possono controllare! Non lo vedranno passare oltre la soglia!  Certo che è strano, proprio strano. Sono più di duecento anni che non si vede un bambino da queste parti. Dobbiamo seguirlo a tutti i costi!". 


 Puck , nel frattempo aveva preso a rotolarsi sul tetto della macchina osservando con sguardo sognante l'enorme massa fluida e scura, sopra le loro teste. Non ascoltava Oberon da un bel pezzo ormai. Cominciò a pensare al mondo degli umani come faceva spesso. Era certo che se avesse visto il loro cielo, così azzurro e pulito, gli sarebbe piaciuto da matti. Sarebbe stato così diverso dal cielo del mondo dei sognatori: perennemente scuro, denso e  vorticoso... Sarebbe stato più simile a un mare di fango scuro e agitato, ma lui neanche il mare conosceva. 

"Puck c'è un bambino!" gli gridò il compagno afferrandogli il polso e trascinandolo giù.

"Andiamo!" rispose il povero verdastro essere con le palpitazioni per lo spavento.




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