In un bar di Mumbai

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( SE IN QUESTO BAR CI VOLETE ENTRARE ANCHE VOI.... PRIMA SCHIACCIATE PLAY)

Mia Darsem entrò nel primo bar che vide e spalancando la porta si rese conto di essere l'unica cliente lì dentro. Al bancone un ragazzo dagli occhi scuri e la pelle chiarissima stava asciugando dei bicchieri da birra con un canovaccio. 

<<Cosa posso fare per lei>> chiese senza staccare gli occhi dal bicchiere. " Un caffè macchiato e un panino a portar via, grazie>>. Lui sembrava non ascoltarla << Terribile questa canzone... >> si arrampicò su una sedia fino ad arrivare alla radio traballante su un mobile di legno e alzò il volume al massimo. <<could find no place to land. I dreamed the hours away, And wondered evry day>> iniziò a cantare a squarciagola senza ritmo, stonando tutte le note che poteva stonare ma in un modo così naturale e confidenziale che quasi era piacevole a vedersi.

La ragazza strinse le labbra per trattenere una risata a metà tra imbarazzo e curiosità. Dio quanto avrebbe voluto essere così menefreghista e cantare anche lei a squarciagola. Sin da quando aveva memoria di esistere si era sempre trattenuta, smussato  ogni lato eccedente del suo carattere quando questo veniva fuori. 

<<Ecco il caffèèèèèèèèè ;Nobody loves me like you do.>> continuò a cantare scomparendo dietro una porta bianca che dava sulla cucina.  

Mia bevve il suo caffè pensando che quel tipo proprio tanto in centro non doveva stare. Non appena poggiò la tazzina  sul piattino entrò un signore facendo scattare il campanello dell'ingresso: avevacinquantina in bermuda e senza maglietta. Mia non potè non notare tutti i peli sulla pancia di quel signore e gli scappò da ridere. <<Arrivoooo>> si apprestò a gridare il ragazzo. <<Ah Mark... Quante volte ti ho detto che solo le signorine molto carine possono entrare senza maglietta o in costume?>> ridacchiò e si mise a preparare un bicchiere di vino bianco: <<Ma per te facciamo sempre un'eccezione: ecco qui un bel calice di vino bianco per il nostro generale>> passò il bicchiere con il vino fino all'orlo al signore. << Grazie Thorn, sempre il migliore!>>.

Mia si sentì ricevere un colpo nello stomaco: che intendeva dire con quella frase. Lì c'era solo lei: era ovvio che quella battuta impacciata fosse riferita a lei. Non potendo evitare di sentirsi lo sguardo prepotente di lui addosso iniziò a scrivere dei messaggi alla sua amica.

Finito il caffè Mia salutò senza alzare il viso e si incamminò per una discesina che portava verso il lago Tansa. Mentre stava pensando a quello strano ragazzo un bambino le sfrecciò davanti tagliandole la strada. <<Eih stai attento!!>> gridò Mia scocciata. Continuando a  a correre il piccolo si girò per chiedere scusa ma perse l'equilibrio, scivolò sul brecciolino per un paio di metri lungo la discesa e cadde. 



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