10// Doing the dirty job

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Dopo quel piccolo incidente al lavoro, per il quale Taehyung subì in conseguenza un miglior amico sempre attaccato alle sue costole a sorvegliare ogni sua mossa, le giornate scorsero stranamente tranquille. Passarono tre settimane per l'esattezza. Tre settimane nelle quali lo scrittore, come aveva giurato, non passò notte insonni munito di carta e penna o portatile.

Contro ogni aspettativa, non barò, ne cadde nella solita routine poco consigliata. Per quanto gli mancasse scrivere, e gli mancasse quella sensazione di portare alla vita storie e personaggi attraverso se che tanto amava, doveva ammettere che quella pausa gli era davvero servita. Dopo tanto tempo, era finalmente radiante, in forma e persino senza occhiaie sotto gli occhi. Traguardo notevole per uno come lui.

I suoi colleghi al lavoro erano sorpresi del suo cambiamento radicale: come era possibile cambiare in così breve tempo? Che non abbia battuto seriamente la testa, pensò Yoongi, i miracoli esistono allora.

Jimin d'altro canto era fiero del suo amico, per l'impegno che metteva a rigare dritto. Gli veniva quasi da ridere a pensarla in questo modo, neanche fosse un ex tossico appena ripulito, ma di certo una "boccata d'aria fresca", se così poteva chiamarla, non gli avrebbe fatto male.

Durante questo tempo però, i ruoli erano finiti per invertirsi: era Taehyung ora quello ad trascinare per i piedi l'amico per uscire. Non che non lo volesse, adorava uscire, ma il playboy dai folti capelli dorati era semplicemente tornato ad essere un teeneger alle prime cotte. Jihyun, la ragazza dello scontrino (come l'aveva soprannominata Tae), aveva completamente rapito Jimin dal primo momento. Era ormai quasi un mese che si sentivano, principalmente massaggiandosi visti gli impegni lavorativi, e Taehyung non ne poteva più degli scleri dell'amico.

Era evidente che anche la rossa era interessata a lui, eppure Jimin continuava a temporeggiare, con la scusa che "probabilmente è impegnata questo weekend. Non vorrei disturbarla", lasciando su Taehyung un espressione vuota sul volto, degna di The Office.

«Le hai già chiesto di uscire una volta, cosa cambia ora?»

«Cosa cambia? Cambia tutto!» Jimin nascose il viso sotto un cuscino, preso dal letto sul quale era poggiato.
L'orologio segnava le otto di sera, di venerdì. Taehyung aveva fatto visita subito dopo cena, come suo solito, ed ora al castano sembra di rivivere sempre la stessa storia.

«Lei ti piace, tu le piaci. È semplice. Ora fai il vero uomo, prendi quel dannato telefono e la chiami» gli lanciò il telefono sulla pancia.

«Ouch» si lamentò l'altro, fingendo dolore.

«Mezza checca- mormorò in risposta Taehyung- forza, forza. Su, sto aspettando»

Jimin rotolò sulla pancia, nascondendo del tutto il viso in mezzo alle coperte, e sbuffò. La verità era che era che non era la paura di ricevere una porta in faccia il problema: era consapevole che i suoi sentimenti erano ricambiati, quello che lo terrorizzava davvero era cosa avrebbe fatto nel caso di una risposta positiva. Per quanto volesse vantarsi di avere esperienza e conoscenze, la realtà era che ne sapeva tanto quanto il suo amico (che al momento si divertiva a schiaffeggiarli il didietro, in quello che doveva esser segno di incoraggiamento).

Le relazioni avute da adolescente non contavano, infondo erano tutte storielle basate sulla semplice attrazione fisica o voglia di far nuove esperienze. No, lui non si riferiva a quelle. Parlava del "primo amore", o di una relazione seria, che lui non aveva mai avuto la fortuna di provare. A dirla tutta, una volta iniziati i suoi studi, aveva evitato ogni tipo di distrazione, e questo non escludeva le ragazze. Ed ora, impegnato col suo lavoro, si era reso conto di quanto impegno ci volesse per stare in una relazione. Jimin era un flirt continuo, ma si fermava li. Questa era la prima volta che sentiva questo genere di sensazioni, e di certo non se la sarebbe lasciata scappare. Aveva solo bisogno di una piccola spinta, che non tardò ad arrivare.

Scaltro come un gatto, Taehyung rubò il cellulare al biondo, sbloccandolo con l'indice di quest'ultimo, che troppo preso dal fantasticare scenari nella sua testa, non se ne accorse neanche.

«Mi tocca fare a me il lavoro sporco alla fine. Aish, Jimin. Tutto fumo niente arrosto» mormorò tra se e se Taehyung, andando dritto nelle chat, trovando subito quella che gli interessava.

20:22
Ehi Jihyun, come stai?  


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«TU HAI FATTO COSA?» Gli occhi di Jimin rischiavano di uscire di fuori da quanto erano aperti.

Taehyung, soddisfatto e con sorrisetto sghembo, teneva il braccio teso di fronte all'altro, mostrando la chat con Jihyun.

«Domani sera. Ore venti in punto a casa sua, poi ristorante. Ti ha dato persino la via della sua casa, vuol dire che gli piaci!»

«Il fatto che non mi ritenga uno stupratore è molto lontano dal piacerle, Tae»

«Sto dubitando anche del fatto che tu ce l'abbia a sto punto.» Taehyung abbassò lo sguardo sul cavallo dei pantaloni dell'amico, guadagnandosi  l'ennesimo cuscino in faccia.

«DOVE È LA TUA BIG DICK ENERGY?» Jimin venne scosso da un Taehyung fin troppo energico.

«Big Dick cosa...?»

«Hai ragione. Mia colpa. Volevo dire Small»

«YAH!»

Un altro cuscino volante. Taehyung si domandò seriamente quanti altri ne nascondesse su quel letto, neanche la regina Elisabetta ne aveva così tanti.

가 지 마  || Don't go Where stories live. Discover now