Gaia

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Sono sdraiata sul divanetto del mio camerino, sto guardando il soffitto da un quarto d'ora e credo di aver memorizzato ogni angolo e ogni piccola crepa che lo caratterizza. Ero in studio a fare le ultime prove e inizialmente non pensavo a nulla, ero lì con me stessa e con la mia musica.
Non pensavo a nulla fin quando non ho incontrato i suoi occhi.
Era lì seduta a guardarmi.
Quegli occhi che prima erano il mio rifugio, la mia linfa vitale e che sapevano caricarmi ad ogni puntata erano proprio lì a guardarmi.
I ricordi sono ritornati prepotenti nella mia testa come ormai da giorni soltanto che oggi non dovevano. Oggi avrei voluto pensare solo a me, alla puntata di questa sera. Avrei voluto poter cancellare, mettere in pausa quei momenti che mi hanno cambiato la vita.

-Non ce la faccio a cantare questo pomeriggio, non voglio farlo Marti. Anzi sai una cosa? Vorrei proprio andarmene a casa mia.-

-Smettila! Tu devi cantare, tu sei forte Gà e non puoi farti fermare dalle critiche.- dice accarezzandomi il viso.

-La gente fuori non mi tollera, i professori dicono che non trasmetto nulla. Come puoi dire che sono forte?- chiedo.

-Perché ogni volta che canti sento il cuore in gola e vorrei alzarmi e urlare come una pazza e sai benissimo che tutto questo è lontano dal mio mondo, perché ogni dieci persone che ti criticano ci sono altre duecento mila persone a sostenerti e perché i professori che ti criticano saranno gli stessi che diranno che sei brava quando vincerai questo fottuto programma.-

-Non vincerò questo programma.- dico.

-Se non lo vinci tu chi lo deve vincere? Bertoli? Michelangelo?- chiede.

-Ci sono altre persone bravissime. Tu, Nyv o Stefano. E poi a me non importa di vincere, io voglio arrivare alla gente.- dico.

-Già ci sei riuscita e vedrai i risultati quando uscirà il disco.-

-Non lo so.- abbasso lo sguardo giusto un attimo perché lei mi costringe a guardarla negli occhi.

-Ti devi fidare di me.- mi dice convinta e sento il mio cuore aumentare i battiti, mi sto già fidando Marti. I tuoi occhi mi stanno confermando che credi in me con tutta te stessa e vorrei che questa convinzione fosse presente anche nei tuoi stessi confronti, sei sempre così distruttiva nei tuoi confronti. -Tu andrai lontano. Tu arriverai a tanta gente e io potrò vantarmi di averti al mio fianco.-

-Anche tu andrai lontano e anche io potrò vantarmi di averti al mio fianco.-

-Stiamo parlando di te. Oggi tu canterai e spaccherai tutto, devi smetterla di sentirti in colpa per gli altri. Siamo la tua squadra ma non un gruppo di poppanti di cui ti devi prendere cura, non è colpa tua se perdiamo e qualcuno va a casa quindi oggi alzi il tuo BEL culo e canti, devi spettinare pure Rudy Zerbi.-

-Questo discorso dovresti farlo anche per te stessa.- dico.

-Ci sei tu per questo.- sorride e si alza porgendomi la mano, -Non voglio vedere i tuoi così, mi si spezza il cuore.-
Questa ragazza è speciale.

-Sei speciale Marti. Oggi canterò portando le tue parole nel cuore e nella testa.-

Avrei voluto ancora una volta urlarle contro di smetterla di guardarmi in quel modo come se nulla fosse cambiato ancora una volta. Invece mi sono bloccata e ho smesso di cantare attirando l'attenzione di tutti su di me e ho finto di aver bisogno di una boccata d'aria invece mi sono rifugiata nel mio camerino.
Vorrei solo un po' di ordine, perché questo disordine è davvero troppo a volte. Odio sentire troppo, il troppo non so gestirlo.
Sento bussare alla porta e sbuffo pesantemente, mi alzo con la delicatezza che mi contraddistingue e apro la porta.

-Maria non...- mi blocco trovandomi Martina davanti e quasi sgrano gli occhi, mi allontano dalla porta come se scottasse e lei lo prende come un invito ad entrare.

-Come stai?- mi chiede.

-Sto bene.- mento.

-Non è vero, ti conosco bene.-

-Martina, per favore. Dopo quello che è successo l'ultima volta non ho voglia di parlare con te.-

-Sei scappata via dopo che mi hai guardata, che succede?- chiede ancora.

-Succede che pensavo di riuscire a sopportare la tua presenza e invece non è così! Pensavo di tenerti lontana dalla mia testa e invece puntualmente ritorni come un chiodo fisso e non riesco ad allontanarti e non credo di riuscire a sopportare fino alla fine del programma. Andrò da Maria a parlarle e inventerò qualche scusa per non fare questo programma.-

-Scappare non è la cosa giusta.- dice.

-E cosa è giusto? Dimmi cosa.-

-Dobbiamo smetterla di avere paura.- dice soltanto.

-Che vuoi dire?-

-La paura è una bastarda.- sembra riflettere ad alta voce e mi mette quasi paura. -ci fa scappare, nascondere e accettare quello che normalmente non si dovrebbe accettare.-

-Martina, non ti capisco! Parli da sola?-

-In questo momento dobbiamo metterla da parte.-
Si avvicina a me e mi avvolge tra le sue braccia, resto pietrificata appena il mio corpo entra in contatto con il suo e poggia le sue labbra sulle mie. Il suo sapore mi manda quasi fuori di testa. Mi mancava sentirlo, mi mancavano le sue labbra morbide. Le sue mani scendono esperte sul mio corpo che conosce benissimo e io non posso far altro che fare lo stesso. Mi libera della maglia e subito mi spinge sul divano, le sue labbra baciano la mia pelle che sento quasi incandescente e mi abbandono completamente a lei.
Mi mancava sentirmi così desidera, così venerata e così... così amata.
Avrei di nuovo tante domande in questo momento ma non è il momento giusto.
Voglio essere sua, voglio che sia mia anche soltanto per una volta.
Mi sei mancata Martina.

Quello che odio sa di te. Where stories live. Discover now