Why can't we be happy?

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Erano le sette quando Harry si svegliò disturbato da una leggera arietta che lo fece rabbrividire, aprendo gli occhi si accorse che aveva dimenticato chiudere la finestra, che di conseguenza era rimasta aperta tutta la notte. Decise quindi di alzarsi per chiuderla ma quello che vide al di fuori della finestra lo lasciò senza parole. Una folla di persone erano accalcate davanti la porta della casa: giornalisti, fotografi, gente ficcanaso e probabilmente qualche "fan" dello scrittore. Harry cercò di non agire impulsivamente, il suo lavoro gli aveva insegnato che la maggior parte delle volte portava solo guai, e respirò profondamente; indossò un paio di pantaloni e una camicia, non voleva presentarsi in tuta (voleva dare l'idea di una visita professionale), si sistemò i capelli e scese giù.

Nonostante i soli ventisette anni aveva molta esperienza, fin da piccolo suo padre gli aveva fatto toccare con mano il suo mestiere perché "dovrai diventare un bravissimo avvocato da grande Harry, più bravo di me", anche prima di laurearsi assisteva sua padre nel lavoro, così subito dopo la laurea poté partecipare alle udienze con lui e non appena suo padre andò in pensione, prese definitivamente il suo posto. I primi tempi molti erano diffidenti verso di lui, insomma cosa poteva saper fare un ventiseienne neo laureato? Gli bastò solo la prima udienza per far ricredere tutti su di lui, e adesso era considerato uno degli avvocati più bravi di Londra a soli ventisette anni.

Così non appena scese giù e vide Johanna osservare tutta quella gente dalla finestra con un'aria davvero triste, le carezzò una spalla gentilmente.

-Mi odiano tutti..- sussurrò la donna.

-Solo perché le persone sono come un branco di pecore. Probabilmente là fuori c'è gente a cui hai salvato la vita ma non importa a nessuno se tu hai sempre fatto del bene, hanno solo bisogno di fare qualcosa per occupare le loro giornate vuote. Lascia che me ne occupi io.- disse guardandola con compassione e quando la vide annuire decise di entrare in azione.

Si diresse con fare sicuro verso la porta e diede un'ultima sistemata ai capelli prima di aprirla. Fu investito da un'ondata di flash e voci che si fermarono non appena si resero conto che chi aveva aperto la porta non fosse Johanna.

-Buongiorno avete bisogno di qualcosa?- chiese cordialmente il ragazzo.

-Volevamo sapere qualcosa di più sulla faccenda. Lei chi è? Ci sa dire qualcosa?- chiese un giornalista puntandogli un registratore contro. "Invadenti del cazzo" pensò Harry.

-Io sono l'avvocato della signora a cui in questo momento state ostruendo l'entrata di casa, la stessa da dove fra poco una ragazzina di quindici anni dovrà uscire per andare a scuola. Detto ciò, né lei è tenuta a parlare con voi né voi siete tenuti a sapere cose su questa faccenda se non ciò che verrà deciso in tribunale il giorno dell'udienza. Quindi adesso siete pregati di andare via da qui e non avvicinarvi a nessun membro di questa famiglia se non volete ritrovarvi un divieto di avvicinamento nelle vostre cassette della posta, grazie.- chiuse la porta non aspettando nemmeno delle risposte osservando poi, dallo spioncino della porta, tutta quella gente allontanarsi dal vialetto. Allora sospirò prima di girarsi per andare da Johanna, ma la vista che gli si presentò davanti gli fece saltare un battito, Louis appena sveglio solo con dei pantaloni di tuta addosso, capelli scombinati e viso assonnato, "quanto mi era mancato vederlo appena sveglio" si disse Harry, incantato da tutta quella perfezione.

-Forse è meglio che accompagni io Lots a scuola.. - la sua voce era talmente insicura che quello che disse uscì più come una domanda.

-Si mi sa di si, non si sa mai. Sanno essere molto invadenti.- gli consigliò Harry e il più piccolo annuì.

A quel punto i ragazzi si diressero in cucina dove al bancone vi erano già sedute Johanna e Lottie.

-Ciao Harry!- lo salutò la ragazzina.

Sailing Souls || Larry StylinsonWhere stories live. Discover now