Capitolo 7: La Dama e l'Eroe

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Il mattino seguente l'aria apparve più tesa rispetto a quando tutti si erano concessi di risposare.
Legolas ed Aragorn non si erano nemmeno scambiati un saluto, non un cenno non una parola.
I due uomini camminavano fianco a fianco, ma senza parlare ne interagire.
Haldir stava qualche passo avanti a loro, raramente rivolgeva uno sguardo verso i due amici, ma molto spesso carezzava le spalle di Legolas, invitandolo a proseguire il cammino. Aragorn guardava con diffidenza le carezze che il Guardiano del Reame Boscoso rivolgeva al Principe ma, non aveva il diritto di chiedergli di interrompere quei contatti sin troppo amichevoli.
Il viaggio era stato silenzioso e, nemmeno Gimli aveva osato ribellarsi quando Haldir gli aveva avvolto una benda attorno al capo, così da coprirgli gli occhi colore della terra, così da non mostrargli la lunga via. Avevano interloquito con Dama Galadriel e questa li aveva congedati, tenendo fra le mani ciò che restava del suo cuore spezzato a causa della dipartita di Gandalf, suo antico amico. Gli elfi del Bosco Dorato avevano allestito una tenda, affinché la Compagnia passasse la notte al riparo da qualsiasi tipo di intemperia.
Molti di loro avevano invitato Legolas a passare del tempo in compagnia dei suo fratelli elfi, ma questo non vi aveva passato che poche ore, tornando sempre al fianco dei nuovi amici, tutto senza mai rivolgere la parola ad Aragorn.
L'interno della tenda era molto spazioso, abbastanza grande da contenere l'intera Compagnia.
C'erano letti in ogni dove, per ora adoperati da nessun altro tranne Gimli il nano, che era crollato contro il materasso, desideroso di fare risposare il corpo stanco alla quale, poco tempo prima era stato concesso un bagno.
Merry e Pipino stavano inginocchiati a terra, sembravano intenti a scarabocchiare qualcosa sul terreno, i disegni erano indefiniti, questo perché i due piccoli Hobbit tenevano lo sguardo fisso sui due compagni che si erano allontanati durante quel viaggio.
I Mezzuomini si guardarono con fare interrogativo, non comprendendo l'elfico non erano riusciti a seguire il litigio, solo Frodo sembrava averlo compreso, ma non voleva certo sbandierare ciò che sapeva, così rimase in silenzio, solo con i propri pensieri.
Legolas stava sulla cima di una bassa collina e, sembrava stare intrattenendo una conversazione con alcuni elfi, Haldir compreso, mentre Granpasso si era allontanato per riempire un'anfora bianca con dell'acqua fresca.
Haldir gli sorrideva dolcemente, accarezzandogli il capo come fosse stato un padre con il figlio.
"Cosa sta succedendo? Perché si comportano in questo modo?" Domandò Pipino, che solo pochi giorni prima aveva assistito al modo gentile di porgersi di Aragorn nei confronti dell'elfo silvano.
Boromir scosse il capo e rivolse uno sguardo verso il Ramingo.
"Conoscere la lingua degli elfi ci avrebbe aiutato a comprendere il diverbio, ma sventuratamente non ho mai avuto il piacere di apprenderla" Rispose l'uomo di Gondor, appoggiando la schiena contro uno dei morbidi giacigli, mentre Gimli era sdraiato in quello a fianco, troppo intento a fissare il soffitto per poter dire qualcosa.
L'uomo di Gondor aveva studiato molte lingue, ma quella degli elfi si era dimostrata così complessa da farlo desistere.
"Padron Frodo conosce la lingua degli elfi" Disse Sam sorridendo, rivolgendo uno sguardo verso l'Hobbit dai capelli scuri.
Frodo sollevò lo sguardo intimorito, i profondi occhi blu apparivano come profondi pozzi scuri.
"Tu sai perché quei due hanno litigato?" Domandò Merry alzandosi in piedi, puntando lo sguardo interessato su quello del compagno Mezzuomo.
Il portatore dell'anello annuì timidamente, ma non convinto di voler raccontare ciò che aveva udito. Fu Gimli ad incitarlo con il pretesto di poter far riappacificare i due uomini. Così Frodo raccontò brevemente ciò che era accaduto.
"Capisco" Disse Boromir, una volta che l'Hobbit ebbe terminato di raccontare ciò che aveva involontariamente origliato.
"Io no! Perché quell'orecchie a punta si è arrabbiato in tal modo?" Domandò Gimli, affibbiando quel nome dispregiativo al Principe degli elfi silvani, che ora sorrideva debolmente ad Haldir.
I Mezzuomini si trovarono nella stessa situazione del nano, tutti troppo innocenti o ottusi per non comprendere le ragioni della creatura eterna.
"Aragorn ha trattato Legolas come fosse una fanciulla indifesa, ignorando la sua volontà di immolarsi per permetterci di trascorrere una notte serena, facendolo apparire debole innanzi al proprio popolo" Spiegò Boromir che in quelle parole aveva letto la verità.
Gli Hobbit rivolsero gli sguardi verso di lui e non poterono che rattristarsi per l'amico.
Si domandarono in quanti, in tutto quel tempo avessero scambiato il loro amico per una donna.
Nonché ci fosse alcunché di sbagliato, ma doveva essere stancante venire trattati come una creatura indifesa quando in realtà si era più che in grado di badare a sé stessi.
"Ho davvero fatto questo?" Domandò Granpasso, comparendo davanti all'ingresso della tenda, tenendo l'anfora stretta fra le mani bronzee e callose.
Frodo sussultò, temendo che il Ramingo si infuriasse con lui per aver origliato la conversazione, ma l'uomo non disse nulla, rimase immobile e silenzioso come una statua di sale. "Non con questa intenzione ma Legolas deve averlo letto in questo modo" Rispose l'uomo di Gondor, puntando lo sguardo sul Principe degli elfi, che si stava allontanando dai fratelli, cercando un po' di tranquillità.
"Non ho mai agito in questo modo. Mai in tutti gli anni che l'ho conosciuto" Ringhiò Granpasso con rabbia, posando la brocca a terra, vicino all'entrata.
I membri della Compagnia immaginarono fosse dovuto alla fatica provocata da quella Missione così rischiosa, Aragorn aveva preso molto a cuore la sicurezza dei nuovi amici e, da quando Gandalf era deceduto il suo senso di protezione era cresciuto. "Dovresti parlare con orecchie a punta, potreste non avere altra occasione di discutere con serenità" Gli consigliò Gimli, sapendo quando potesse essere nociva una relazione simile, soprattutto in vista del lungo viaggio che avrebbero dovuto intraprendere i giorni a venire. "Immagino tu abbia ragione" Rispose Aragorn prima di abbandonare la tenda ed inseguire l'elfo, che camminava lentamente ai piedi di un'alta collina, nascosto ad occhi indiscreti.
Granpasso si fermò sulla cima dell'altura, osservò Legolas sedersi a terra e tirarsi le gambe contro il petto, appoggiando il mento sopra le ginocchia, rimanendo immobile ad osservare il cielo stellato.
Il Ramingo si fece avanti, fermandosi quando ormai le punte degli stivali in pelle erano arrivati a sfiorare la schiena della creatura immortale. L'elfo rimase in silenzio e così fece Aragorn.
L'uomo sostò in piedi alle sue spalle ed insieme guardarono il cielo luminoso.

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