Epilogo.

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«Mamma!» urla Annalise piangendo «Zio George non risponde al telefono!» singhiozza.

«sarà occupato, a Gotham City si lavora tantissimo» sorrido alla bambina accanto a me «ci richiamerà non appena potrà» le accerezzo i capelli.

Annalise, asciugandosi le lacrime, incrocia le gambe e si accomoda accanto a me.

«anche tu abitavi a Gotham?» chiede.

Annuisco cominciando a spazzolarle i capelli «sono 15 anni che non vivo più lì» sorrido.

«non ti piaceva vivere con zio George e nonno Gregor?» chiede voltandosi.

«si che mi piaceva, ma poi ho conosciuto tuo padre ed insieme abbiamo deciso di andare via da lì» faccio spallucce.

«hai lasciato lì tutti i tuoi amici?» chiede.

«in parte» sospiro.

«Amore» urla David chiudendosi la porta alle spalle.

«papà!» urla Annalise correndogli incontro.

Mi alzo e mi dirigo in cucina dove la cena è oramai quasi pronta.

Dopo aver salutato Annalise, David si avvicina a me e con un tenero bacio sulle labbra mi saluta, mi mima un ti amo per poi correre di sopra a fare la doccia.

***

Dopo cena Annalise ha cominciato ad aprire tutti i cassetti, arrabbiata perché il padre gli ha impedito di andare a dormire da una delle sue amiche, è troppo piccola si è giustificato.

«dai, lo convinco io papà domani» gli sussurro all'orecchio ma, ahimè, non è bastato a tranquillizzarla così con un rapido gesto della mano apre un cassetto e butta giù tutto il suo contenuto.

«basta!» urla David «fila subito in camera tua!» gli ordina.

Dopo aver borbottato per qualche istante Annalise sale in camera sbattendo la porta.

«servivano delle istruzioni per questo» sospira David inginocchiandosi per potermi aiutare a raccogliere quanto finito per terra pochi minuti fa.

«hai ragione» rido stampandogli un tenero bacio sulle labbra.

È sempre stato tutto così semplice fra di noi.
Ci siamo conosciuti durante la specialistica, lui era un anno avanti a me.
Abbiamo cominciato a parlare un pomeriggio, mi ha chiesto di uscire ed è scattata la scintilla.
È sempre stato una certezza per me.

«sbrighiamoci così magari dopo..»sorride malizioso.

«e la bambina?» chiedo ridendo.

«dormirà» mi bacia.

Un bacio lento, ma ricco di desiderio.

«aiutami a fare ordine in questo casino, poi magari potrei pensarci» gli stampo un bacio sulla guancia e ricomincio a sistemare.

Passiamo ore a ripulire il casino creato dalla bambina che oramai dorme nella sua stanza.
Tutti i libri sono stati ordinatamente messi in libreria, le tovaglie piegate nel loro cassetto e le fotografie sistemate nello scatolo.

«cos'è questo?» chiede David afferrando un piccolo pezzo di carta finito sotto la cristallera in salotto.

Faccio spallucce e mi avvicino.

«c'è scritto il tuo nome sopra» constata.

«sarà qualche vecchia lettera di mio padre, la leggerò dopo» la prendo e la infilo nella tasca posteriore dei jeans.

«quindi è tutto in ordine adesso» afferma David.

Annuisco sorridendo «ed ho bisogno di una doccia»

«anche io» sospira raggiungendomi sulle scale.

Entrati in doccia cominciamo a baciarci e fare l'amore come quasi ogni notte da quando ci siamo sposati.
È così dolce.
Lo è sempre stato.

***

La luce che penetra dalla finestra costringe i miei stanchi occhi ad aprirsi, David è già andato a lavoro ed ha accompagnato la bambina a scuola e per fortuna io oggi sono libera.

A fatica mi alzo e scendo a fare colazione.
Preparo le solite uova, bevo un aranciata accuratamente preparata prima di uscire da David e poi sistemo tutto il casino in cucina che si crea ogni qual volta mio marito decida di preparare qualcosa.

Salgo in camera per rifare il letto, aprire la finestra per cambiare aria e mi dirigo verso il bagno.

Faccio una veloce doccia, lavo i denti, aggiusto i capelli in una morbida coda e mi vesto.

Raccolgo i vestiti finiti per terra la sera precedente e mi dirigo in lavanderia.
Come ogni volta prima di infilare i pantaloni in lavatrice controllo le tasche e per mia sorpresa trovo qualcosa nei miei jeans.

Il biglietto che ieri David ha trovato.

Mi siedo sulla sedia in lavanderia e lo apro, la grafia non è di mio padre e quando leggo il contenuto mi rendo conto che non è affatto stato scritto da lui.

Quelle parole mi riportano a 20 anni anni prima, al secondo semestre del mio primo anno universitario,quando, per puro caso ho conosciuto un fastidioso ragazzino dai capelli scuri, gli occhi chiari e l'animo tormentato.

Sorrido, inevitabilmente.

Ricordo quando in ospedale George mi diede quello stupido biglietto che per rabbia non volli leggere, ero così arrabbiata, delusa e terribilmente triste.

"Ricordi vivi di una notte passata,
una notte che ancora graffia la pelle,
brucia la mia anima
e frantuma il mio essere.
Una notte lontana,
i cui dettagli ha sbiadito il tempo.
Avessi saputo,
sotto quel tocco mi sarei consumato."

Una notte, una sola notte.
Una notte è bastata per amarci per il resto della vita.

Sorrido amaramente «avessi saputo, sotto il suo tocco mi sarei consumata» sussurro prima di stringere il biglietto fra le mani.

*spazio d'autrice*

È molto corta come storia e non ha un vero e proprio lieto fine, spero comunque vi sia piaciuta. ♥️

Una Notte Where stories live. Discover now