Le cose che vivi

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Le cose che vivi, Laura Pausini

Cosa siamo, non so spiegarlo,
non ci sono mai riuscita, nemmeno in quel tema di quindici minuti che ti ho letto mentre alternavo il mio sguardo tra il foglio stropicciato e i tuoi bellissimi occhi blu, che tanto ti ha fatto emozionare.
Non sei solo quello, Gì.
Mi sei entrata dentro improvvisamente,
avevi uno sguardo già visto ma mai incontrato,
la ragione è ovvia eppure per te non sembrava così scontato il fatto che ti avessi riconosciuta.
Da stupore è passato a tristezza e a voglia di allontanarmi,
come se, allontanandomi, potessi allontanare anche quella parte di vita che non è stata proprio quella che volevi.
E invece eccoci qua, con i cuori perforati da un amore puro e sincero, semplice per quanto possibile, e grande per quanto ci è concesso alla nostra età.
Rapporti così nascono solo quando si condivide qualcosa di grande,
che nei nostri casi è l'inizio del sogno di una vita,
e questo volo ci porta in alto,
ci allontana dagli altri,
persino da quelli che hanno vissuto tutto questo con noi.
L'intensità, Gà, l'intensità fa la differenza.

La stessa che ti leggo negli occhi e ti ascolto nella voce ora, durante la tua ultima esibizione in finale.
Ce l'hai fatta, quante volte te l'ho detto, che quella puntata così importante non poteva non vederti lì?
Io sono a casa mia, ci dividono chilometri e chilometri,
eppure sono lì,
non c'è distanza, tra noi, lo sai.
Ti ho nel cuore.
Mi hai nel cuore.
E quello che stai vivendo, io lo sto vivendo con te, anche se in forma diversa,
anche se io sono in pigiama davanti alla televisione,
mentre tu fremi attendendo il verdetto che annuncerà il vincitore, avvolta in un vestito nero lungo e stretto.
Sei bellissima, in caso nessuno te lo abbia detto.
Le carte girano e il cameraman sembra sentire la mia richiesta di inquadrarti gli occhi,
sono lì, Gì, credi in te.
Non chiudi gli occhi,
mi avevi detto che distogliere lo sguardo in momenti importanti ti aveva portato sfortuna,
ma leggo rassegnazione, quasi non c'è più speranza, in quello sguardo.
La musica si alza,
il cuore batte più veloce,
la carta si ferma.
Si gira.
C'è il tuo viso, Gaia.
Stavolta hai vinto tu.
Stavolta non c'è nessuno che è arrivato un gradino più su,
ti rendi conto?

Nessuno può abbracciarti,
questo virus ci sta togliendo un sacco di cose,
tra cui i nostri incontri, che slitteranno a dopo tutto questo.
Però non sei sola, anche se nessuno ti sta stringendo a sé,
anche se non posso asciugarti le lacrime e dirti che sei buffa quando ti emozioni perché dici parole a caso.
Non sei sola, questo volo lo abbiamo iniziato insieme,
ed io sono lì, come ho già detto e scritto sotto quella foto in quel locale pieno di luci dove a stento si riconosce la forma del tuo corpo.
Ma che dico?
Ti riconoscerei ovunque, anche al buio e ad occhi chiusi,
così come riconosco le tue emozioni,
in quelle lacrime c'è il riscatto di un'eterna seconda, che non lo sarà mai più.
Sei prima, Gaia.
Hai vinto l'edizione più strana del programma musicale più seguito in Italia.
Un giorno sorrideremo di queste difficolta,
rideremo abbracciate del tuo essere rimasta senza parole,
prendermi in giro scherzosamente quello sguardo perso rassegnato al fatto che mai avresti potuto non vedere nessuno un passo avanti a te.
E invece, eccoci qua.
Tutto questo è vero, credici, sempre,
le cose vere non si perdono mai.
Tra le cose che vivi, io per sempre vivrò.
Sono lì, in quelle lacrime emozionate,
in quel sorriso sincero,
davanti allo schermo con la tua foto,
nella tua stretta così convinta sulla coppa.
Sono lì.
Guardati dentro, nel cuore, nell'anima.
Sono lì.

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