Fotogramas

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È una mattina come un'altra, di un giorno come un altro, di una settimana come un'altra in cui tu non sei qua. Il peso della malinconia preme forte sulle mie spalle che incurvo un po' per sostenerlo senza cadere, mentre le gambe sembrano non voler smettere di tremare.
Ormai è così da un bel po': alcuni giorni mi manchi più del solito, ed è inevitabile, e non posso fare davvero niente per evitare tutto questo, se non chiudere gli occhi, pizzicare le corde della chitarra che tu cercavi di suonare, e ritrovarti lì, tra uno spazio e un altro, dove le mie dita passano per ricreare quel giro di accordi che ti piaceva tanto.
Ma ora sono le 6 di mattina e casa mia dorme profondamente, non ci sei mica tu a svegliarti ad ogni mio minimo movimento, a stropicciarti gli occhi e ad invitarmi a prendere la chitarra perché lo sai che devo provare le canzoni appena ne sento la necessità, altrimenti poi svaniscono e non si ricordano più.
Se potessi leggere questo flusso di pensieri dopo aver riconosciuto l'autore sorrideresti alla consapevolezza che la musica vera non sparisce mai. Perché per te i grandi cantautori sono un po' come i filosofi con le loro massime: viviamo portandoli dietro e dentro di noi inconsapevolmente, in un meccanismo quasi innato ma necessario.
E allora mi alzo, accendo la luce e mi avvicino al cassetto dedicato a te, a me, a quelle che eravamo e in particolare a quella che ero io con te: me lo ricordo bene il mio sorriso spento che hai riacceso con una delicatezza impensabile.
Nella prima foto ho la tua sciarpa nera attorno al collo, che mi scalda le corde vocali e mi sembra di sentirti sussurrarmi che devo prendermi cura delle
cose belle, mentre tu mi abbracci e ridi guardando avanti a te.
Sfioro la seconda come se potessi accarezzarti ancora la schiena, è la foto che ti ho scattato la mattina del primo giorno di quest'anno. Te la ricordi quella notte? Schiena nuda, senza paranoie. Almeno per una volta. Per una notte.
Avvicino alla terza al mio viso come se potessi sentire il tuo odore, come se non fosse solo carta, come non fosse solo un fotogramma catturato con dolcezza e delicatezza e poi tenuto da parte per rispolverarlo quando il peso del mondo si fa troppo forte e non ho il tuo sorriso ad alleggerirlo. Tu sei allo specchio e cerchi di sistemarti le sopracciglia, mentre io faccio una smorfia strana e catturo un momento di una quotidianità che mi manca da morire.
Sospiro mentre guardo la quarta foto, come se tu potessi sentirmi, e se mi concentro sento ancora il tuo sguardo dispiaciuto su di me. L'hai fatta scattare da Nyv mentre ero distratta tra le tue braccia, arresa al fatto che i tuoi occhi guardassero con amore qualcuno che non ero io. Gliel'hai fatta scattare per ricordarmi che noi siamo noi, a prescindere da chi hai accanto, e non è di certo questo mio amore ostinato e unilaterale ad ancorarmi a te, e non è di certo quel tuo sentirti bellissima sotto i miei occhi ad ancorarti a me. Hai sempre avuto un riguardo ed una delicatezza fuori dal normale, in particolare con me, e il fatto che sia stata Nyv a fare questa foto lo sottolinea. Lei sa riconoscere il bello, il buono, il vero. Lei sa. E anche tu. E forse anche io.
La quinta foto mi ricorda il primo palco immenso e, a questo punto, forse l'ultimo calcato insieme. Lo sapevo anche lì, però ho sperato che fosse solo uno di quei pensieri tristi e finti che ti vengono a svegliare quando tutto intorno sembra sorriderti. Capodanno, le urla della gente, io così inesperta e tu così a tuo agio. "Facciamoci una foto, tra qualche anno la riguarderemo e rideremo di queste facce spaventate" mi hai detto per smorzare la tensione, ed io ho accettato per avere un'istantanea in più col tuo sorriso, quello legato alla musica. Il più bello, posso dirlo? Io la guardo ancora questa foto, chissà se tu ce l'hai ancora, se la custodisci gelosamente come faccio io, o se è solo una delle tante in galleria. La guardiamo insieme un giorno, se ti va. Così mi ricordi quanto tremavo, ed io ti ricordo quanto il tuo sguardo cercasse di non ricadere indietro, a quando il palco lo calcavi ma nessuno cantava con te. E ti direi di non pensarci, che sei la più forte. Sono scontata, lo so.
La sesta mi fa sorridere un po', una foto di gruppo scattata il primo giorno, vedo visi felici, sognanti, inconsapevoli, ansiosi, impauriti, curiosi. Io avevo ancora paura di alzare lo sguardo, e tu avevi ancora paura di parlare del tuo passato. Penso a cosa siamo diventate: io ti guardo solo negli occhi, e tu mi racconti con fiducia ed onestà giorno per giorno quello ieri che t'ha fatto male.
Nella settima ci sei tu, con la mia chitarra in mano, mentre cerchi di suonare un giro che non ti viene. Il barré sa farsi odiare, lo so Gà, ma sorrido ancora alla scena. Io ti avevo chiesto perché non avessi domandato a lui di insegnarti, e tu m'avevi detto che amavi il modo naturale in cui le mie mani - le mie, e di nessun altro - accarezzavano le corde, senza regole, insegnamenti passati, o teorie studiate per anni. Io avevo sorriso perché la musica ce l'ho dentro, ma tu un po' di più, eppure non te ne accorgi.
Le foto scorrono sotto i miei occhi appannati che urlano che gli manchi, che qua non è lo stesso, che è vero Gà, che avevi ragione quando mi hai detto che non si crede mai del tutto in se stessi, e che abbiamo bisogno che qualcuno lo faccia per noi. Mi guardo intorno e non mi fido di questi occhi, di queste orecchie e di questi battiti di cuore che non ti appartengono.
L'ansia mi divora, ricordandomi che da sola non ce la faccio, e forse un po' sorride quando nota che non ho bisogno che lei torni a togliermi il respiro per capirlo. Però non se ne va. Faccio come mi hai detto tu: mi concentro, conto mentre prendo respiri che dovrebbero essere naturali, ma che in me sono così macchinosi e artificiali.

Uno
La sciarpa ce l'ho ancora, la sto abbracciando a me.
Due
La schiena te la starà accarezzando lui, spero abbia un tocco delicato.
Tre
Mi guardo allo specchio, però sono sola, non c'è il tuo riflesso se non dentro ai miei occhi.
Quattro
"Sincero" di Nyv suona malinconica nelle mie orecchie, all'improvviso è tutto finito. Le ho sempre detto che non era possibile, che non ci si perde mica così, da un giorno all'altro. E invece avevi ragione Nyv, tu sai, io un po' meno.
Cinque
Mi immagino su un palco, mi fa paura. Lo sai com'è, quando sono agitata la voce mi trema, se non sei qua.
Sei
Quel gruppo si è sciolto come neve al sole di Roma, eppure se ci penso mi sembra ieri. Aveva ancora ragione Nyv.
Sette
Guardo la chitarra, il Si Minore mi trafigge come a ricordarmi che ti sei impegnata di più per prendere lui, che per riprendere me.
Otto
Però va bene, perché sei te.
Nove
Sospiro, la tua assenza è lacerante.
Dieci
Una foto cade stanca a terra, la raccolgo. Ci sei tu che sorridi al cielo tappezzato di lucine. Alzo lo sguardo, magari ti trovo lì, tanto la luna è la stessa e se la guardi posso dire di guardarti.
Solo lì, ormai.
Sono lì, come quel giorno.

Ci tengo molto a ciò che ho scritto, spero possa piacervi. Fatemi sapere❤️

Instantes que foram importantesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora