Capitolo VII

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Avevano allestito un grande abete e con uno schiocco di dita le decorazioni avevano preso posto fra il verde e il bianco artificiale della neve. L'aria natalizia si era propagata a macchia d'olio e ovunque gli studenti sognavano i pranzi deliziosi nelle proprie case coi proprio parenti ed amici. Infatti, per le vacanze natalizie -che comprendevano le tre settimane a cavallo dell'anno nuovo- gli studenti potevano scegliere se proseguire la permanenza negli alloggi della scuola oppure tornare a casa. In ogni caso, le lezioni erano sospese fino a dopo la prima settimana dell'anno nuovo. Molti tornavano a casa, pochi restavano nell'Istituto, dove era obbligato a rimanere il direttore generale e una manciata di inservienti. Persino gli insegnanti abbandonavano i loro appartamenti e i loro studi per tornare a casa, sebbene alcuni abitassero dall'altra parte del mondo come l'insegnante di filosofia antica che veniva dall'Oriente. Elizabeth aveva deciso di tornare a casa da sua sorella minore Lucille e dai suoi genitori, anzi non vedeva l'ora di farvi ritorno: amava stare all'Istituto ed era soddisfatta della propria scelta, tuttavia sentiva giorno dopo giorno la nostalgia di casa, della sua famiglia e dei suoi spazi. Non vedeva l'ora di raccontare loro tutti i nuovi incantesimi imparati, le curiosità che aveva appreso e di scoprire cosa fosse successo a casa in quei mesi in cui ne era stata lontana. Sebbene si scrivesse spesso con i suoi familiari, Elizabeth chiedeva poco di Ruraperinio, del Castello dei Fisher e dei parenti perché le sue lettere erano stracolme di parole affettuose e aneddoti divertenti.

A siglare l'inizio del periodo natalizio non era, però, l'albero addobbato né i lumi colorati sparsi per i corridoi; a nulla servivano se non per celebrare il banchetto di metà anno, il ballo natalizio. Da giorni ormai non si sentiva parlare di altro: erano stati chiamati numerosi camerieri e cuochi che cucinavano ogni giorno delle prelibatezze in attesa della grande serata. Erano invitati anche alcuni studenti di altre scuole, esponenti dell'alta Società scozzese ed era un momento per svagarsi, ma al tempo stesso per conoscere nuove persone, persone che avrebbero messo una buona parola su un alunno o un altro se avessero recepito una buona impressione. Era uno dei momenti più attesi da parte dei docenti e anche degli studenti stessi.

«Sarà un banchetto meraviglioso!» Esclamava George Buffay sorridendo ogni volta che dalla cucina proveniva un profumino nuovo.

Elizabeth non era mai stata a un vero e proprio ballo prima di allora, non sapeva cosa aspettarsi ed era emozionata all'idea di una festa. Mafalda, al contrario, sembrava annoiata da tutto quel entusiasmo rivolto a qualcosa di così volgare come un ballo. «Non capisco perché tanta enfasi.» Continuava a borbottare mentre sfogliava i disegni di abiti mandati da sua madre: tutti abiti da sera. Elizabeth sospettava che Mafalda fosse elettrizzata tanto quanto i suoi fratelli del ballo, ma mascherava il suo interesse con tanta cura. Nives, invece, era stata a qualche ballo nella sua vita -specie nell'ultimo periodo-, ma era comunque preoccupata del vestito da indossare, le scarpe comode e i guanti eleganti. Era talmente in ansia che più volte aveva trascinato Elizabeth nella sua camera e le aveva mostrato qualche vestito, ma ognuno aveva un qualche difetto; questo era troppo scollato, l'altro troppo appariscente, in uno non era possibile abbinarci alcun gioiello, nell'altro le si vedeva troppo la schiena. Elizabeth aveva consigliato all'amica con grande pazienza, riscoprendosi più altruista di quanto si ricordava; aveva persino offerto a Nives di aiutarla a rammendare una vecchia gonna che aveva trovato nell'armadio -benché Nives fosse lì da meno tempo di Elizabeth, la sua camera era molto più piena e disordinata di quella della signorina Fisher. «Mi provo questo abito!» Aveva urlato una sera Nives ed era scomparsa nella piccola stanza adibita a bagno. Elizabeth si era seduta su uno dei pochi punti del letto rimasti liberi dagli abiti, perline e gioielli ed aveva atteso qualche minuto prima che la porta del bagno si aprisse e una sorridente e, per la prima volta, arrossata Nives facesse capolino nella stanza. «Allora?» Domandò la ragazza guardandosi l'abito, mentre Elizabeth era rimasta a fissarla sbalordita. Nives indossava un lungo vestito color blu notte con dei ricami bianchi sul petto, del pizzo ai bordi della maniche e sul bordo della gonna infondo, la quale copriva delle bellissime ed eleganti scarpe col tacco nere. Il vestito lasciava scoperto solo il collo, sul quale aveva posato una collana bianca che riprendeva i colori del ricamo così come i guanti e la cuffia che le teneva indietro i capelli dal volto. «Cosa ne pensate?» Domandò Nives guardando l'amica con due grossi occhioni neri luccicanti. Elizabeth si alzò in piedi e le andò incontro, cercava le parole, ma non ne conosceva alcune che fossero adatte. «Siete...» Fissò l'abito scuro che scendeva delicatamente sulle sue gambe, nascondendole perfettamente, e sorrise. «Siete meravigliosa, Nives.» La guardò negli occhi e Nives tirò un sospiro di sollievo. Istintivamente le gettò le braccia al collo ed Elizabeth ricambiò subito la stretta dell'abbraccio, fiera della sua prima amica.

Impossibile amarsiWhere stories live. Discover now