Capitolo XIX

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Mentre tutti si congratulavano con Nives Optus e Jonathan Hamilton, Elizabeth indietreggiò rapidamente. Annette la guardò come un cucciolo appena ferito ed Elizabeth riuscì ad uscire dalla sala prima di scoppiare a piangere. Corse fuori in giardino, dove sarebbe stata al riparo da occhi indiscreti, anche a causa delle basse temperature di quei giorni. Corse a lungo, finché qualcuno non le prese il polso per obbligarla a voltarsi.

«Lasciatemi!» Esclamò fra le lacrime la ragazza ed andò su tutte le furie quando riconobbe Jonathan. Cosa ci faceva lì? Non doveva essere insieme alla sua futura moglie a ricevere tutte le congratulazioni e le felicitazioni dai suoi amici? Le veniva da vomitare solo a vederlo. Si allontanò di scatto come se il tocco di Jonathan sulla sua pelle fosse corrosivo. «Cosa volete? Cosa volete ancora da me?!» Il volto di Elizabeth era rosso di rabbia, gli occhi pieni di lacrime e le vene del collo ingrossate. Fortunatamente erano abbastanza lontani da tutti gli altri, dagli edifici.

«Shh, cercate di calmarvi.» La prese per le braccia e la strinse al suo petto, ma la ragazza si ribellò, muovendosi come un'anguilla fra le sue braccia. «Se fate così vi sentirete male.»

Elizabeth non riusciva a tollerare il suono della sua voce che le arrivava dritto dritto nelle sue orecchie. Continuava ad urlare, così Jonathan fu costretto a tapparle con una mano la bocca, ma in quel momento qualcun altro parlò al posto suo. «Lasciatela stare, Jonathan.» Annette era in piedi davanti ai due, alle sue spalle Arthur la stava rincorrendo, ancora incredulo per ciò che stava vedendo. «O sarò costretta a fare a modo mio.» Puntò la bacchetta contro Jonathan, il quale lasciò immediatamente andare Elizabeth.

La ragazza cadde a terra fra le lacrime e i tremolii. I capelli le erano scivolati via dalle forcine e le si erano appiccate al volto sudato e bagnato di lacrime. Annette corse da lei, si accovacciò a terra e se la strinse al petto. «Sh sh, è tutto finito.» Sussurrava nel suo orecchio come una madre con la propria bambina.

«Che diamine sta succedendo qui?» Li raggiunse a corsa Arthur Rotten con le guance arrossate quasi quanto i capelli. «Qualcuno.. mi può spiegare?» Domandò con ancora il respiro accelerato a causa della corsa appena fatta. Aveva visto Annette andarsene e senza neanche pensarci l'aveva seguita. L'avrebbe seguita ovunque, quella ragazza.

Jonathan stava per aprire bocca, ma la richiuse subito dopo aver visto Elizabeth in quello stato; non riusciva ancora a respirare ed Annette dovette far comparire con un incantesimo dell'acqua e un fazzoletto con cui tamponare il volto della ragazza. Jonathan cadde in ginocchio.

«Annie? Cosa sta accadendo?» Domandò Arthur, ma il secondo dopo urlò; «Annie, giù!». In quel momento esatto un grosso lupo mannaro dal manto color nero saltò sopra i corpi delle due ragazze e si piantò di fronte ad Arthur Rotten, guardandolo con delle iridi gialle grosse quanto palle da biliardo. «Cosa diamine...»

Jonathan materializzò una spada e tentò di lanciare contro il corpo possente e muscoloso della bestia, ma la lama di ferro sembrò non intaccare il lupo mannaro che si avvicinava piano piano ad Arthur. Il rosso tirò fuori la sua bacchetta magica e la puntò più volte contro l'animale pronunciando incantesimi su incantesimi, ma nessuno sembrava ferirlo in alcun modo. Eppure erano tutti incantesimi relativi ai lupi mannari! Jonathan affiancò l'amico e con un incantesimo della sua bacchetta sferrò un duro colpo all'animale, che sguainò un guaito che avrebbe sicuramente adescato l'attenzione di alcuni. Annette prese per un braccio Elizabeth e la trascinò lontana dallo scontro, certa che la più piccola fosse anche la più indifesa in quel momento.

Il manto dell'animale passò da un nero scuro a un lucente grigio, meravigliando tutti e quattro i ragazzi che non avevano mai visto niente del genere. Quell'animale doveva essere diverso degli altri esseri sovrannaturali, dotato di poteri particolari. Elizabeth si resse all'amica, la quale teneva ben impugnata la sua bacchetta magica, ma non aveva intenzione di usarla se non per legittima difesa. Ad attaccare c'erano Arthur Rotten e Jonathan Hamilton che si contendevano i lanci più potenti, più dolorosi, che a malapena sfioravano il corpo possente dell'animale. Elizabeth dovette ricordarsi che dietro a quell'essere c'era un uomo, una donna, forse un bambino; i muta forma avevano questa particolare caratteristica che li rendeva ancora più atroci. Non erano in grado di controllarsi, ricordò Elizabeth osservando il lupo mannaro mostrare i lunghi ed aguzzi denti. Sembrava sul punto di sbranare chiunque gli fosse davanti ed Elizabeth sperò di non assistere ad una morta in diretta.

Impossibile amarsiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora