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Scivolare così bruscamente giù dal divano ed entrare in contatto con il pavimento freddo mi procurò un'intensa fitta al gomito sinistro che mi fece grugnire dal dolore; nella testa ancora l'eco delle urla di Jungkook che, mi resi conto riacquistando lucidità, si erano mescolate al suono del campanello di casa.
«Arrivo!» riuscii ad articolare con voce nasale, alterata dal raffreddore. Mi rialzai a fatica, srotolandomi dal plaid nel quale dovevo aver trascorso come minimo le ultime due ore; la mente frastornata dalle scene confuse del sogno. Sbuffando, mi passai una mano sul viso nel tentativo di far sparire l'immagine del mio ex dal cervello e mi trascinai verso l'entrata, già pronto a trovarmi davanti l'ennesimo rivenditore porta a porta da cacciare via in malo modo. Quel presentimento ebbe però vita breve, sostituito all'istante dallo stupore quando, guardando nello spioncino, riconobbi Hoseok. La consapevolezza di poterlo scrutare senza essere visto mi fece inconsciamente temporeggiare per osservarlo saltellare da un piede all'altro con gli occhi vispi e le orecchie tese a captare ogni movimento oltre la porta. Dopo il saggio non l'avevo più incontrato. Non che ci fossero state molte occasioni vista l'influenza che mi aveva costretto a barricarmi in casa nell'ultima settimana. Vedergli puntare all'improvviso lo sguardo verso lo spioncino mi fece indietreggiare e aprire di scatto la porta blindata. Ci salutammo con un «Ciao!» pronunciato all'unisono ma la sua espressione radiosa subì un istantaneo mutamento nello scoprirmi in condizioni pressoché imbarazzanti nel mio pigiama blu anziano e con i capelli arruffati, mentre ancora mi massaggiavo il gomito dolorante.

«P-perdonami! Non volevo disturbare!» balbettò, quasi più a disagio di me «...Stai male? Hai una cera...» chiese, sgranando un po' gli occhi scuri. Alzai le spalle «Solo un po' di raffreddore. La fase critica l'ho già superata, sono in via di guarigione--» il pesante colpo di tosse che mi sconquassò mentre pronunciavo la frase vanificò il tentativo di sminuire la gravità dell'influenza. Mi guardò con maggiore preoccupazione, tanto da farmelo trovare buffo con quegli occhietti spersi e le labbra schiuse. Lo tranquillizzai «Ti assicuro che qualche linea di febbre non mi ucciderà. Hai bisogno?» domandai, poggiando la spalla contro lo stipite della porta «Non sarai rimasto chiuso fuori un'altra volta...!»

«Oh no, no!» sghignazzò divertito, mettendosi a rovistare come uno scoiattolo nella borsa a tracolla rossa sulla quale campeggiava una troppo vistosa e sgargiante scritta HOPE.

«Sono solo passato per darti questi...» e così dicendo mi porse un sacchettino dorato, confezionato con cura, al cui interno potevo scorgere dei-

«Cioccolatini!» esclamò, vedendomi particolarmente intontito «Un pensierino per ringraziarti per la scorsa volta, appunto, quando sono rimasto chiuso fuori di casa come un coglione.» ridacchiò nervoso, passandosi la mano sulla nuca «Avevo pensato ad una bottiglia di vino ma non sapevo come lo preferivi -non so nemmeno se ti piace, penso di sì? Mi hai dato l'impressione che possa piacerti, insomma ti ho visto bere birra. Birra, vino, sempre alcool è!- ma di vino non ci capisco niente -non lo bevo mai, non sono astemio ma quasi ahah- e allora ho optato per il cioccolato perché a chi non piace il cioccolato??» parlò veloce, incalzato dalla sua stessa agitazione, della quale non comprendevo la causa; nell'ultima frase, una domanda implicita alla quale risposi mentre, titubante, afferravo il sacchetto.

«Mi piace il cioccolato... e anche il vino ma... non c'era bisogno ti disturbassi a tal punto!»

«È solo un pensierino.» affermò con un ampio sorriso, infilando le mani nelle tasche del solito bomber verde militare, sembrando riacquistare il tipico fare baldanzoso. Mi rigirai tra le mani il regalo, osservando gli incarti colorati dei cioccolatini.

«Li mangerò non appena la mia lingua sarà di nuovo in grado di distinguere i sapori.» gracchiai, schiarendomi la voce. Tornò a fissarmi con le labbra piegate verso il basso.

«Se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere. A qualsiasi ora!»

Annuii, ringraziandolo.

«Beh allora... vado! Cerca di rimetterti.»

Lo stavo già vedendo andar via quando lo bloccai «Sono venuto al saggio, settimana scorsa!»

«Davvero?!» si girò, tornando a fissarmi, piacevolmente sorpreso, con il volto che mi parve illuminarsi come se qualcuno gli avesse acceso due lampadine dietro gli occhi. Tutto quello stupore mi mise in imbarazzo più della confessione in sé. «S-sì. In realtà sono arrivato parecchio in ritardo ma ho fatto in tempo a vedere la tua esibizione...» spiegai un po' impacciato, grattandomi il retro dell'orecchio.

«E come ti è sembrata?» chiese incalzante, riavvicinandosi con una viva curiosità nello sguardo.

«Sbalorditiva!» risposi con l'aggettivo migliore che riuscii a trovare «Non mi aspettavo fossi così bravo.»

Scoppiò a ridere e una fila di denti bianchissimi fece la sua comparsa per un istante, prima di venir nascosta dalla sua mano affusolata.

«Nessuno scommetterebbe un won su di me.»

Il contrasto tra quell'affermazione e il suo sorriso mi fece sentire una persona qualunque e, sebbene nei suoi riguardi lo fossi, mi irritai per aver pronunciato una frase che alludeva ad un sottile giudizio, ad una prima impressione errata e frettolosa come doveva averne ricevute a centinaia.

«Mi fa piacere averti impressionato a tal punto. A Gennaio iniziano i nuovi corsi se ti può interessare. Magari ti lascio il dépliant nella buca delle lettere...»

«L'idea di me che ballo è pura fantascienza!» esclamai ridacchiando, procurandomi l'ennesimo colpo di tosse. Di nuovo mi osservò con gentile apprensione.

«Ti sto facendo prendere un sacco di freddo qua fuori. Fila in casa! Ci becchiamo!» si congedò velocemente, salutandomi con un cenno della mano ed io feci altrettanto, prima di richiudermi la porta alle spalle.

Tirai un sospiro di sollievo senza nemmeno rendermene conto. Parlare con quel tipo mi sottoponeva ad un'anomala tensione fisica. Sembrava un individuo in grado di mettere a proprio agio chiunque, eppure su di me il suo influsso non aveva effetto, tanto più ora che l'avevo visto ballare e si era creata una spaccatura lì dove stava iniziando a formarsi l'idea che avevo di lui.

Strascicando pigramente le pantofole sul pavimento, raggiunsi il divano, lasciandomi cadere senza forze contro lo schienale. Posai i cioccolatini sul tavolino di legno di fronte a me, restando a fissarli con sguardo assente; la testa ovattata dal raffreddore che non mi permetteva di formulare pensieri concreti. Sobbalzai quando il cellulare iniziò a vibrare, disperso sotto un cumulo di fazzoletti.
«Seokjin, buonasera.»
Il mio interlocutore rimase zitto qualche istante, probabilmente confuso dalla voce irriconoscibile.
«Buonasera Yoongi. Scusa l'orario indecente, odio le telefonate che sforano dall'orario di lavoro ma ho preferito chiamarti.» La sua voce pacata e gradevole mi rese impossibile indispettirmi. «So che avevamo concordato per martedì mattina ma mi si sono accavallati degli impegni e vorrei spostare il sopralluogo a giovedì. Gradirei essere presente durante il posizionamento del mobilio.»
«Certo, nessun problema. Anzi in realtà è meglio così.» Iniziai a cercare il foglio con la planimetria arredata, in mezzo alle scartoffie sparpagliate sul tavolino «Il fornitore mi ha comunicato giusto oggi che probabilmente il bancone da bar non sarebbe stato pronto prima di martedì. Ho già apportato le dovute modifiche in base alle tue direttive
«Questi milionari viziati che cambiano idea all'ultimo secondo, mh?» Scherzò senza lasciarmi il tempo di rispondere «Stai poco bene?» domandò prendendomi alla sprovvista, addolcendo di più la voce.
«Ehm sì, sono un po' influenzato
«Accidenti, mi dispiace. Anche mia madre è a letto mezza ammalata. Sta proprio girando! E hanno detto che il picco arriverà a Febbraio!»
«Spero scontarla tutta adesso la mia pena, una volta basta e avanza.» Lo percepii sorridere dall'altro capo del telefono. «Allora restiamo per giovedì alle nove?» chiesi, appuntandomi a matita il cambio di programma sull'angolo in alto a sinistra del foglio.
«Sì, ti aspetto per le nove, giovedì. Grazie e riguardati
«Grazie, arrivederci.» Riagganciai e un colpo di tosse trattenuto troppo a lungo mi fece sussultare sul posto. Borbottando esausto mi sdraiai sul divano in posizione fetale, coprendomi con il plaid, finendo inevitabilmente per posare di nuovo lo sguardo sul pacchetto di cioccolatini. Decisi che in fin dei conti non aveva senso aspettare di guarire per poterli assaggiare.

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⏰ Last updated: Jul 13, 2021 ⏰

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