Come l'acqua

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Se ne stava seduto sulla sua auto con il braccio sinistro posto fuori dal finestrino, sentiva il vento sulla sua pelle e il sole che lo bruciava. Dietro alle lenti delle sue Rayban blu polarizzate vi erano i suoi occhi verdi cerulei che scrutavano con animo puro l'orizzonte che gli si presentava davanti; Una distesa di blu incontaminato formato da onde che si scagliavano l'uno con l'altra e un cielo quasi rossastro che annunciava la notte. Passò diversi minuti con quell'aria lì, silenzioso. Sembrava voler scendere e farsi una nuotata senza nemmeno togliersi i vestiti. Era come se si trovasse lì, ma lui era lì infatti, eppure non lo percepiva, guardava fuori dal finestrino e vedeva l'orizzonte ricco e pieno di sorprese. Era piuttosto taciturno quel giorno, sembrava che dentro trasportasse un universo intero. Ripensava continuamente a quella domanda del cazzo.
-Lei si definirebbe una Vetta o un Fiume?
Ma che razza di domanda era? Che cosa voleva dire?
Dal giorno prima che si sentì fare questa domanda non fece altro che rimurginarci su, saltò perfino la scopata della sera prima e la colazione del mattino seguente. Era solito sognare sempre quando qualcosa lo turbava, ma stavolta andò diversamente. Dormì profondamente come non gli capitava da anni. Adesso era lì, su quella scogliera a fissare il sole che andava calandosi sul mare.
-Lei si definirebbe una Vetta o un Fiume?
Ma che cazzo di domanda gli era stata fatta. Che ne sapeva lui di essere o una vetta o un fiume, magari preferiva più la montagna che il mare, ma sentiva ci fosse molto di più dietro a questa cosa che lui provava addosso.
Poi scostò la testa verso il monte che ricopriva il litorale, ripensando a tutte le volte che aveva avuto occasione di scalare un monte e godersi il panorama in cima. A lui piaceva la montagna, ne andava proprio matto, quella sensazione di stanchezza e fatica che poi veniva premiata con quella brezza che lo accarezza e lo faceva sentire leggere come l'aria mentre si perdeva in qualche tramonto che da lì a poco avrebbe fatto suo.
Scese dall'auto, era stato sempre un tipo piuttosto impulsivo, corse via senza nemmeno chiudere lo sportello dell'auto, poco più avanti vi era la scogliera dalla quale si gettò. Qualche secondo e fu subito in acqua, la corrente era forte quel giorno, ci mise un po' prima di riemergere, perse i suoi occhiali nella foga o forse li lasciò andare a fondo consapevolmente. Andò controcorrente per un bel po' prima di tornare a riva, si sentiva energico e col cuore in gola. Si sdraiò subito sulla sabbia e continuò a fissare il cielo, poi accadde.
Finalmente comprese il senso di quella domanda.
-Una vetta va scalata, ma sta lì, ferma, subisce passivamente. Una vetta viene scalata allora. Non penso di aver visto mai qualcuno chiedere il permesso ad una montagna.
-Salve Grande Everest, posso salire?
-Poi prometti che non mi fai cadere?
Dovette passare parecchio tempo rannicchiato su quella riva, visto che i suoi vestiti furono quasi del tutto asciutti poco prima che il sole si buttasse sul mare. Calando la sera, la corrente diminuì, gli piaceva quella sensazione di umidità sulle piante dei piedi visto che era lì fermo ormai da un po' in quella posizione. Eppure sembra proprio essere altrove, dentro ai suoi occhi c'era molto più che il riflesso di un tramonto.
Quando l'orizzonte si trasformò in una splendida serata estiva iniziò a piovigginare un po'. Così si alzò e risalì la scogliera prima che la pioggia aumentasse. Quasi scivolò poco prima di raggiungere la fine, così allora capì. Tornando in cima, entro in auto e accese il motore, fece inversione e si preparò a partire.
-I fiumi sono mutevoli, un fiume può sfociare nel mare, un fiume può percorrere una vetta!
-Non penso di voler essere né una vetta né un fiume.
-Ma penso di voler essere come l'acqua, l'acqua influisce su tutto no? L'acqua può essere qualsiasi cosa essa vuole, io voglio essere qualsiasi cosa, non sono per niente una stupida e inamovibile vetta.

Nel mentre la pioggia iniziava a farsi sempre più insistente, vedeva a malapena la strada davanti e le ruote iniziarono a sbandare subito alla prima curva. La pioggia aveva bagnato tutto, così non appena si accorse di non avere più controllo del veicolo, abbassò il finestrino e mise il braccio fuori facendosi bagnare a sua volta dalla pioggia.
Morì qualche metro dopo.

Mi piace pensare che stesse sorridendo quella notte, che avesse capito di non essere né l'uno ne l'altro.

Racconti e altri deliri esistenziali.Where stories live. Discover now