45. VALE LA PENA?

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Alessandra's pov

Esco fuori dall'ospedale, dopo aver finito una lunga chiacchierata con Erika. Le ho raccontato tutto quello che è successo con Luca. La sua reazione? Ha solamente deciso il menù del mio matrimonio con suo fratello.

La cosa comica è che io nemmeno ci credo nel matrimonio...

A parte questo, abbiamo parlato tantissimo solo noi due e abbiamo avuto anche del tempo per discutere del suo fisioterapista. Mi ha raccontato l'accaduto di ieri e abbiamo iniziato a pensare a mille ipotesi, ma niente... Continuo a non capire, anzi sono ancora più confusa di prima. Peccato il tizio avesse finito il suo turno per oggi, altrimenti ci avrei parlato, gli avrei sicuramente fatto mille domande, ma comunque sono convinta di meritarmi delle risposte.

Mi siedo sulla panchina fuori dall'ospedale e mi guardo intorno. Incontro due occhi fissi sul mio volto e quasi sobbalzo: "Ma dov'eri? Quando sono uscita non ti ho visto." Luca si avvicina lentamente, con quel mezzo sorrisino che risalta quella dannata fossetta, e mi spiega: "Avevo bisogno di fumare." Si porta la sigaretta alla bocca e fa un tiro. Questo ragazzo fuma decisamente troppo, lo ha sempre fatto, ma mi pare che in questo periodo stia esagerando, infatti lo prendo in giro: "Strano..." Non controbatte, sa che ho ragione.

Si siede al mio fianco e rimaniamo in silenzio per qualche minuto. Credo sia quello di cui abbiamo bisogno. Abbiamo passato le ultime settimane a discutere, urlarci contro, giudicarci, puntarci il dito contro, incazzarci. Abbiamo provato a risolvere problemi più grandi di noi.

Abbiamo superato miliardi di ostacoli, alcuni ce li siamo addirittura creati noi, anzi la maggior parte delle complicazioni nel nostro rapporto ce le siamo imposte noi, alcune apposta, alcune per sbaglio.

Abbiamo giocato a farci del male, a sbranarci, a strapparci l'anima e poi a ricucirla. Ci siamo tanto odiati, ma ci siamo anche protetti, difesi, tutelati, curati.

Più volte ho provato a non cercarlo, non volerlo, non pensarlo. Mi sono imposta di odiarlo. Ma sono finita con l'amarlo ancora di più.

Non so chi sia più testa di cazzo tra noi due.

E dopo mille sguardi incazzati, risposte colme di rabbia, grida, lacrime, sacrifici, noi abbiamo bisogno di silenzio. Abbiamo bisogno di pace, sappiamo entrambi durerà cinque minuti, forse meno, ma a volte bisogna fermarsi. Prendere fiato. E domandarsi "Sto facendo la cosa giusta?"

Mi volto verso di lui e lo guardo, ricambia immediatamente lo sguardo, ma non dice nulla. E io capisco. Capisco che sto facendo la cosa più giusta che potessi fare. Capisco, che anche se volessi, non potrei fare altrimenti. Che io ho bisogno di lui al mio fianco, anche se non glielo dirò mai. Capisco che il mio posto è vicino a lui. Non so se sarà così per sempre o solo per qualche giorno, ma so che è quello che voglio ora e che è giusto così.

Apre la bocca e mi aspetto che mi chieda di cosa abbiamo parlato io e Eri, o che mi parli della scenata di prima con Leila, o magari dei dubbi che nutre verso il fisioterapista, dei mille danni che ci circondano, invece mi domanda: "Vuoi che ti porto di nuovo al poligono per il tuo compleanno?" Sorrido come un'ebete a questa domanda.

Con questo sorriso che tanto vorrei levarmi, ma che proprio non riesco a nascondere, gli ricordo: "Guarda che al poligono ci siamo andati per il nostro anniversario, non per il mio compleanno." So che se lo ricorda, ma adoro infastidirlo. Infatti sorrido ancora di più, quando alza gli occhi al cielo: "Lo so. Però mi ricordo quanto ti eri divertita quel giorno, voglio vederti felice come quella volta. E poi so che il poligono per te vale molto più di mille scarpe o borse." Mi spiega, dimostrandomi ancora una volta che forse lui conosce me, meglio di quanto io conosca me stessa.

Solo tu lo sai [Capoplaza]Where stories live. Discover now