CAPITOLO 29- Vengo insultata in Vietnamita

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-Q-Quyen?- Riuscii solo a mormorare, confusa e allo stesso tempo sconvolta.
-Come hai...che ci fai qui?!-
-Vi salvo il culo, tanto per cambiare.- Disse lei, regalandomi un'occhiataccia poco ben promettente.

Ero talmente presa dall'arrivo della ragazza, da non aver minimamente notato i semidei che erano accorsi dietro di lei: sulla collinetta del campo di atletica comparve Max con il fiatone, quasi avesse affrontato una maratona per seguire Quyen.
E al suo fianco...

-Connor?! K-Katie?!- Cercai di mettere a fuoco i due individui, sperando di essermi sbagliata; eppure la maglia arancione del primo e i fiori intrecciati nei capelli della seconda confermarono i miei sospetti.
Si trattava proprio di Connor Stoll e Katie Gardner.
Che ci fanno qui?! Dovevamo essere solo io e...

Mi precipitai correndo verso Quyen e mi inginocchiai ai piedi del corpo inerme di Kendall.
L'anarade gli aveva assestato due calci sul busto e uno sulla testa abbastanza potente da metterlo K.O.
-Kendall! Ti prego, svegliati!- Gli intimai, rigirandogli il capo per verificare la gravità della ferita: una striscia di sangue secco gli aveva incrostato i capelli davanti, segnandogli poi parte del viso.
Il taglio era superficiale, ma il vero problema rimaneva il trauma interno.

-Oddei, fate che sia vivo...- Sussurrai, chinandomi poi per sentire il battito; fortunatamente, il cuore non aveva cessato di martellare nel petto.
Respirai, sollevata, e gli scostai qualche ciuffo blu dalla fronte.
-Kendall? Kendall? Puoi sentirmi?-
Lui rispose con un lamento insensato che, però, in quel momento, mi scaldó il cuore.

Quyen lo scosse per una spalla: -Hey campione, abbiamo bisogno di te.-
Il figlio di Chione borbottó altre parole senza senso, ma inizió a muoversi: spalancó lentamente gli occhi e alzó la testa, pentendosene immediatamente. Lo scatto improvviso, infatti, gli causó un giramento di testa tale da provocargli dei conatti di vomito.
-Non muoverti.- Gli ordinai, aiutandolo a stendersi nuovamente sul prato.

-Mhhtchzm....- Blateró Kendall, lasciandosi accarezzare i capelli e, rimanendo immobile contro il suolo, chiuse nuovamente gli occhi.
-Ma guarda, è diventato un alieno.- Fu il commento di Max, appena giunto sul posto.

Mi assicurai che il petto di Kendall continuasse ad alzarsi e abbassarsi, dopodiché rivolsi la mia attenzione al figlio di Afrodite e ai suoi accompagnatori: -Come siete arrivati qui?-
-Parkour.- Scherzó Connor.
-Ho guidato il vecchio furgone di Sam.- Spiegó invece Max.

Mi ricordai che, dopo la tragica morte della figlia di Ares, le chiavi della sua auto erano state affidate a Max. Lo stesso ragazzo che, tramite il furgone, ci aveva trasportato da Houston a New York solo un paio di giorni prima.
-Dove l'hai parcheggiato?-
-A lato della strada- Rispose Max -Connor e Katie si occuperanno di riportarlo indietro, una volta che saremo scesi negli Inferi.-

Katie alzó una mano per farsi notare e Connor fece il segno dell'okay con il pollice.
Ci misi qualche secondo a metabolizzare l'informazione: -Aspetta, cosa?-
"Una volta che saremo scesi negli Inferi?"

-Oh, giusto.- Quyen parve illuminarsi, come se si fosse dimenticata il motivo dietro cui ci aveva seguiti. Si sporse in avanti e, prima che potessi accorgermene, mi ritrovai con il segno delle sue cinque dita stampato sulla guancia. -Đồ ngu ngốc! Razza di idiota!-
-Ahia...- Mi lamentai, massaggiandomi la pelle rossa per lo schiaffo. -Adesso mi insulti pure in Vietnamita?-

-Tất nhiên là có! Si può sapere per chi ci hai preso, kẻ ngốc?-
Dopo tre mesi di convivenza, ero risalita al significato di un solo termine: ngốc, "stupida, idiota, deficiente". Quyen era veramente su tutte le furie.
-Non volevo causarvi altri problemi.- Mi scusai, pentendomi di essermela svignata senza preavvisi -Ma penso ancora che unirvi all'impresa sia la peggiore delle idee.-

A Lie Can Hurt (2)Where stories live. Discover now