Chapitre 12

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«Ann, potresti anche alzarti da quel letto. Capisco sia comodo, ma non puoi certamente rimanere a poltrire per tutta la mattinata!». Mi rimproverò Julie ed io ruotai gli occhi. «Mi spieghi che ti prende?». Sbuffai ed alzai il busto per osservarla.

«Credo di essermi messa nei guai da sola». Scossi la testa.

«Ti hanno scoperta?». Aprì la bocca sorpresa ed io negai.

«No, ma ieri sera, credendo di essere l'unica sveglia, sono uscita fuori e mi sono seduta sulla panchina, per staccare un po' la spina».

«E…?». Mi domandò curiosa, sedendosi al mio fianco.

«Poco dopo è arrivato anche Pierre ed abbiamo parlato. Sentivo di essere, finalmente, me stessa ed a lui non sembrava dispiacere conversare con me…». Mi fermò.

«Mi stai dicendo che vorresti provare a conoscerlo anche nella “realtà”?». Simulò le virgolette con le dita. Annuii e mi coprii il volto con un cuscino. Iniziò ad accarezzarmi la schiena, per confortarmi.

«Non vedo quale sia il problema, Pierre mi sembra un bravo ragazzo». Fece spallucce.

«Il problema è che non riuscirei a gestire le mie due personalità. Adesso che lui ha saputo che vi sono anche io qui, si aspetterà che io partecipi alla gara o comunque che io cammini per i corridoi dell'albergo, anche con mio fratello». Sospirai. «È stata una pessima idea».

«Per quanto riguarda le gare, potrei aiutarti io». Alzai un sopracciglio, per farle segno di continuare. «Subito dopo una gara potresti andare nel tuo motorhome e cambiarti, così da fargli notare la tua presenza. Cerca di nasconderti dagli altri, possibilmente, altrimenti potrebbe diventare un serio problema. Durante la tua assenza, nel caso in cui Pierre si avvicinasse per chiedere di te, potrei sempre inventare una scusa, magari dire che sei andata a prendere un caffè». Non sembrava essere una così pessima idea, quindi la appoggiai. «D'altronde non è detto che tu debba essere presente in tutte le gare, quindi non dovrebbe essere difficile fingere».

«Me lo auguro». La abbracciai e lei ricambiò.

«Ora, però, dovresti proprio alzarti». Mi tirò su. «Vai a prepararti, andiamo a farci un giro, perché poi oggi pomeriggio hai l'allenamento». Feci per parlare, ma lei mi bloccò. «Ann adesso sta dormendo a causa del jet lag, quindi sei Theodor». Richiusi la bocca e mi recai nella mia camera a prepararmi. Dopo una rapida doccia, indossai un paio di jeans neri ed una maglietta bianca, insieme all'immancabile parrucca bionda. Afferrai il mio cellulare ed uscii dalla mia stanza. Bussai a quella della mia migliore amica, nessuno sapeva che avessimo due camere comunicanti e sarebbe stato meglio per entrambe che nessuno ne fosse venuto a conoscenza. Ad un tratto, apparve dinanzi a me Daniel, il quale era appena uscito dalla sua camera. Mi diede una pacca sulla spalla e poi mi batté la mano, in gesto di saluto. Gli sorrisi e lui continuò per la sua strada. Probabilmente aveva un incontro con il proprio preparatore atletico o con la sua PR. Julie aprì la sua porta e, dopo essere uscita, la richiuse dietro di sé. «Andiamo?». Mi domandò, prendendomi a braccetto.

«Andiamo». Risposi, iniziando a camminare. Sperai, per tutto il tragitto fino all’uscita, di non incontrare Pierre e, per una volta nella mia vita, la fortuna fu dalla mia parte. Scorsi unicamente Max, che discuteva con Lando Norris. Anche la mia migliore amica si voltò a guardarlo, rimanendo imbambolata per un bel po' di tempo, tanto che non si era accorta di Sebastian, il quale era appena entrato dalla porta. Si sarebbero probabilmente scontrati, se non fossi riuscita a tirarla a me prima che ciò accadesse.

«Perdonala!». Urlai al tedesco, che aveva continuato a camminare, come assorto da alcuni importanti pensieri.

«Oh, non preoccuparti, anche io ero distratto». Si voltò, abbozzò un sorriso e poi sparì dietro la porta.

«Presta più attenzione Julie!». La rimproverai. «Capisco tu abbia visto Max, ma un po' di contegno». Arrossì ed iniziò a discolparsi.

«Non stavo guardando Max». Mentì ed io risi.

«Non sei brava a mentire e poi è inutile che neghi l'evidenza. Si vede lontano un miglio che ti piace e credo che anche a lui tu non sia indifferente». Uscimmo dall'albergo ed entrammo nella mia vettura.

«Guarda che quella che mente a se stessa, sei proprio tu». Alzai un sopracciglio.

«Se parli di Theodor, sai che non avevo nessun'altra alternativa! È inutile che tu mi faccia quest'inutile ramanzina».

«Non mi riferivo a quello, ma a Pierre». Mi voltai a guardarla per un attimo, prima di ingranare la marcia e partire.

«Cosa c'entra Pierre adesso?». Domandai, confusa.

«Ti piace, ma non lo vuoi ammettere». Sbuffai e strinsi le mani sul volante.

«Il fatto che abbia detto che mi farebbe piacere conoscerlo anche fuori dalla pista e, soprattutto, come Ann, non significa che io provi necessariamente qualcosa per lui». Roteò gli occhi.

«Ann, ti conosco da una vita. Credi che non sappia quando un ragazzo ti piace? E non è solo quello che mi hai detto stamattina a farmelo credere, ma anche come lo hai guardato ieri. Non sono cieca, certi sguardi riesco ancora a scorgerli». Rimasi con lo sguardo sulla strada, con un'espressione impassibile. «Non serve che ti arrabbi per ciò».

«Non sono arrabbiata, sono solo confusa».Svoltai a destra e ci trovammo davanti al Museo nazionale. Scendemmo dalla vettura e ci incamminammo.

«Per quale motivo?». Julie si fermò e lo feci di scatto anche io.

«Non riesco a capire se tu abbia ragione o meno, questa situazione è così strana per me. Ero arrivata qui con uno scopo ed adesso mi ritrovo sommersa da pensieri ben lontani dal gareggiare e dall’ottenere buoni risultati». Mi passai una mano tra i capelli. «E tu sai che odio la confusione, voglio avere sempre tutto sotto controllo. E sono passate solo tre settimane dal mio esordio, il campionato è lungo, chissà quanti problemi riuscirò a procurarmi». Scossi la testa, sconsolata.

«Ann…». Sussurrò il mio nome. «Provare sentimenti nuovi non significa obbligatoriamente essersi procurati un problema. Tu potresti gestire entrambe le cose con facilità».

«E come? Se il mio interesse nei suoi riguardi dovesse aumentare, mi ritroverei con le spalle al muro, perché sarei costretta a fingere che niente mi turbi nei week-end di gara, anche se dovesse portare con sé un'ipotetica fidanzata». Sbuffai. «È tutto così complesso».

«Se hai paura che standogli troppo vicino potresti innamorartene, allontanati da lui prima che ciò possa accadere».

Make it Unforgettable || Pierre GaslyWhere stories live. Discover now