Il duello

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Il piano sarebbe stato semplice da eseguire. Avrebbe agito esattamente come aveva fatto a suo tempo con Zacharias, quando l’aveva costretto a perdersi in mezzo al mare in piena notte.
Avrebbe finto di essersi pentito per ciò che aveva combinato con Bellatrix e le avrebbe proposto di fare pace. Assolutamente certo che lei avrebbe accettato le sue scuse, le avrebbe poi proposto di farsi insieme una passeggiata nel parco del castello, loro due soli. Sebbene qualcosa dentro di sé, gli diceva che quella proposta l’avrebbe insospettita tuttavia era abbastanza convinto che, alla fine, tra una raccomandazione e l’altra, anche quella parte sarebbe andata a genio.
E poi lì, da soli, senza alcun insegnante nei paraggi, né nessuno di quegli stupidi ragazzini odiosi, avrebbe rivelato l’inganno. E lei sarebbe stata costretta a affrontarlo faccia a faccia, senza alcun aiuto. Lui, abituato ad agire da solo, senza alcun bisogno di aiuto da parte di terzi, se la sarebbe cavata. Di lei, si poteva dire altrettanto? Forse sì, forse no. Riddle ovviamente era convinto della seconda opzione.
D’altronde solo lui aveva già quasi imparato ad eseguire tutti gli incantesimi che avrebbero dovuto affrontare quell’anno. Era pur sempre Tom Riddle, il migliore lì dentro. Non c’era gente più brava e più preparata di lui, con buona pace di Bellatrix. E quel miglior voto in pozioni,  insieme a qualche altra sporadica situazione, non erano che combinazioni di pura fortuna e casualità. Neanche lei, in fondo, sapeva come aveva fatto a far meglio di lui quel giorno, e se ci avesse riprovato era certo che non sarebbe riuscita ad ottenere gli stessi risultati.
I suoi ottimi voti non erano, invece, un qualcosa di casuale come, era certo, fossero quelli di Bellatrix. Erano la norma. Perché lui era lui, gli altri non erano nessuno.
A questo pensava durante la lezione di Incantesimi, quella mattina. Non aveva neanche molto bisogno di ascoltare la lezione, poiché sapeva già eseguire la levitazione degli oggetti. L’aveva provato sul treno, mentre andava a Hogwarts, e gli era riuscito sin da subito. Ameno fino a quando quell’altra non lo aveva distratto, per futili motivi.
Così, sebbene non avesse ascoltato nulla della lezione, quando fu il suo turno nel provare a eseguire l’incanto per la levitazione: Wingardium Leviosa fu l’unico, sempre insieme a Bellatrix, a eseguirlo perfettamente al primo colpo. Ma lei, a differenza sua, aveva ascoltato e aveva preso una marea di appunti. Era certo che, se anche lui avesse fatto altrettanto, l’avrebbe umiliata. Ma non era quella la vendetta che doveva subire… no. Era troppo leggera. Avrebbe subito qualcosa di ben più pesante da digerire.
Così attese la sera nella propria sala comune, dopo la fine delle lezioni. I suoi compagni rientrarono anch’essi senza dar segno di vederlo. A lui non importava. Non era lì al castello per farsi amici, era lì per altri scopi.
Bellatrix fu l’ultima a rientrare. Stava parlando a bassa voce con Rodolphus Lestrange e Antonin Dolohov su un argomento che Riddle non poteva capire. Forse qualcosa che riguardava le lezioni o forse altro, che riguardava Riddle stesso.
Si ripassò mentalmente tutta la scena che avrebbe dovuto farle e poi si alzò. Decise di aspettare il momento opportuno affinchè lei non si insospettisse troppo. E soprattutto il momento esatto in cui fosse sola, senza gli altri due a parlarle. Non era bene che gli altri sapessero… avrebbero potuto avvertirla, dal momento che per quel poco che la conosceva, era certo che fosse andata a spiattellare tutto ciò che era accaduto, tra Riddle e lei, agli altri.
Finalmente eccola lì sola. Si era seduta su una poltrona vicino al fuoco, a pochi metri da lui. Aveva preso un libro e lo stava leggendo come se nulla fosse. Gli altri due erano usciti di nuovo, diretti chissà dove. Ma non gliene importava di loro. Era il momento di agire. Di farle vedere con chi si era messa contro. L’avrebbe ricordata per tutta la vita, quella notte. Si alzò, e piano piano le si avvicinò. Tirò fuori la sua maschera e la mise davanti al volto, mostrandosi dispiaciuto per quello che era successo.
“ Mi dispiace. Ho sbagliato con te” le disse, fissandola.
Bellatrix alzò lo sguardo.
“ Prego?” domandò come se non avesse udito bene ciò che Riddle le aveva appena detto.
“ Mi dispiace. Ho sbagliato. Ti chiedo scusa”
“ Era ora” disse Bellatrix come se aspettasse quel fatto da settimane. “ Ti sei deciso finalmente?”
A Riddle non piacque affatto il tono altezzoso che aveva nei suoi riguardi, ma non doveva reagire. Altrimenti avrebbe rovinato tutto.
“ Sono stato uno sciocco. Mi dispiace anche per averti trattato malamente l’altra sera. Non era colpa tua in fondo. Stupido io a non averti avvertito prima. Puoi perdonarmi?” disse l’ultima frase con un’imitazione impeccabile che avrebbe ingannato chiunque, anche le persone più sospettose. Chinò la testa, mostrandosi realmente pentito. Solo chi conoscesse i suoi reali pensieri avrebbe potuto trovare l’inganno. E nessuno lì dentro, era in grado di farlo.
Bellatrix lo osservò a lungo. Forse si domandava se stesse mentendo, ma non riuscì a scovare alcuna menzogna in lui, perciò credette davvero che avesse fatto ammenda delle sue colpe.
“ Va bene, ti perdono” fu la sua risposta.
“ Grazie” fece Riddle con una luce strana negli occhi, che tuttavia lei non colse.
Ecco la prima parte del piano era riuscita, grazie alla sua grande abilità. Non era stato difficile, anzi si aspettava che lo fosse di più. Ora mancava la seconda parte. Era imprudente chiederglielo da subito, ora che si era tranquillizzata. Avrebbe poi pensato ad un inganno. No. Non doveva essere troppo precipitoso. Doveva fare con calma. Tanto avrebbero avuto tutta la notte a disposizione. Le avrebbe concesso prima di aprirsi un po’ a lui, anche per conoscerlo meglio e poi le avrebbe fatto la richiesta.
Rimasero lì a discutere su vari argomenti. Dalle lezioni, alle cose più personali. Gli raccontò di sua sorella più piccola di nome Narcissa che era strega anche lei e che nonostante litigassero quasi sempre, le voleva bene.
Quando gli chiese qualcosa in più su di lui, però Riddle non glielo disse. Contrariamente a come aveva pensato in precedenza. Le disse solo che, un giorno, l’avrebbe saputo. Ma ora era presto, e non se la sentiva. Anche perché, le disse, il suo passato non lo conosceva a fondo. Non sapeva chi erano i suoi genitori veramente, se fossero vivi entrambi o solo uno di loro, oppure se fossero entrambi morti come era arrivato a pensare ai tempi dell’orfanotrofio. E non sapeva neanche se fossero andati a Hogwarts ai tempi.  Le era parso che lei mostrasse un velo di tristezza a quella dichiarazione. Ma non volle insistere oltre su di lui, sul suo passato,  perché non voleva litigare o farlo arrabbiare di nuovo.
Solo quando Riddle ebbe l’assoluta certezza che si fosse ammorbidita verso di lui, le domandò: “ Senti so che potrebbe essere imprudente, vista anche l’ora, ma che ne diresti di farci assieme una passeggiata nel parco del castello? Ora che siamo diventati amici, no? Così possiamo discutere anche fuori all’aria aperta. E’ più bello”
Bellatrix però tentennò un attimo.
“ Il professor Dippet non vuole che lasciamo i dormitori oltre l’orario. E neanche il professor Silente. Rischiamo di far perdere punti alla nostra Casa”
Riddle si rivolse a lei come se fosse troppo perfettina.
“ E tu credi che a me importino le parole di due vecchi? Non ci scopriranno, sta tranquilla. Ti fidi di me?” le offrì la mano, con un sorriso incoraggiante.
Lei rimase inizialmente stupefatta da quelle parole. Come era possibile? Il grande Tom Riddle, lo studente modello e il preferito tra i professori, infrangeva le regole della scuola, andandosene in giro per il castello a quell’ora?
Poi però non potè resistere al suo immenso fascino, che quella sera le sembrava addirittura più lampante del solito. Forse perché quando le cose si perdono, anche quelle con meno interesse, ci accorgiamo davvero della perdita avuta. E quando le ritroviamo, ci appaiono più belle e più interessanti di come le ricordavamo prima di perderle. Così fu per Bellatrix che, dopo averlo ignorato per quasi un mese,  fu completamente abbagliata e convinta, più che mai,  dall’immenso fascino di Tom Riddle. 
Uscirono dal buco del ritratto del sotterraneo e nel silenzio più totale uscirono e risalirono le scale che portavano al salone d’ingresso. Il castello era totalmente silenzioso, non si muoveva una mosca. Camminando velocemente, Tom precedette Bellatrix la quale si guardava intorno evidentemente preoccupata che qualcuno potesse intercettarli. Riddle, invece, camminava in maniera naturale, come se fosse diretto ad una lezione in notturna. Si sarebbe detto che fosse totalmente abituato a infrangere le regole, da come sembrava a suo agio.
In un batter d’occhio furono all’aperto.
“ Che bella la luna, vero Tom?” disse lei, osservandola incantata.
“ Si è molto bella” rispose lui, invece incurante della cosa.
“ Dove siamo diretti?” domandò quando lo vide andare in direzione del lago che circondava il castello.
“ Ci facciamo un giro, e poi torniamo…” fu la risposta.
Si fermarono davanti al lago nero. Bellatrix lo guardò e chiese: “ Ci facciamo un bagno?”
Riddle la fissò. Poi sorrise e un lampo gli illuminò entrambi gli occhi.
“ Vuoi fare un bagno, Bellatrix?”
“ Si, perché no? Noi due insieme”
Riddle sospirò, sempre sorridendo tra sé. Quanto era sciocca a pensare una cosa del genere. Ma l’avrebbe accontentata.
Ad una velocità sorprendente estrasse la bacchetta, mentre lei era di spalle con lo sguardo rivolto al lago, e sussurrò: “ Wingardium Leviosa”
Bellatrix fu sollevata in aria. All’inizio parve non comprendere cosa stesse succedendo. Poi accortosi che Riddle l’aveva ingannata cominciò a divincolarsi e a ordinargli di lasciarla andare.
“ Come desideri…”  e fu scaraventata da un’altezza di almeno cinque metri, nel lago.
“ Così impari a metterti contro di me, sciocca ragazza” la canzonò Riddle, mentre lei riemergeva dall’acqua, con i vestiti tutti bagnati.
E soddisfatto, convinto che l’avesse sistemata, se ne tornò indietro, diretto al castello. Lei sarebbe rimasta lì.
Accadde ciò che non avrebbe mai pensato, accadesse. Un lampo di luce rossa e di colpo fu scaraventato parecchi metri più avanti.
“ Questo è un incantesimo che sicuramente non conoscerai, caro Tommy. Me l’ha insegnato mia madre. Sai non tutti hanno la fortuna di avere dei genitori maghi”.
Bellatrix era in piedi, sulla riva, tremante di freddo a causa dei vestiti tutti inzuppati di acqua gelata, ma trionfante in volto. Osservò trattenendo le risate, il suo rivale alzarsi faticosamente in piedi e guardarla con odio.
“ INCENDIO” urlò Riddle. Una fiamma infuocata sbucò dalla bacchetta di tasso e si diresse verso l’altra, la quale però non fu colta assolutamente impreparata, come era accaduto in precedenza. Puntò la bacchetta contro l’acqua e ne sollevò in quantità sufficiente a spegnere la fiamma che era ormai a pochi metri da lei.
Il fumo che si levò, per un attimo oscurò i due rivali dalla vista di entrambi.
Riddle allora le lanciò addosso una dopo l’altra delle fatture, ma lei, con grande sorpresa di lui, seppe schivarle tutte. Lei dal canto suo, gli lanciò addosso ancora quell’incantesimo dalla luce rossa, ma stavolta non andò a segno. Anche Riddle aveva schivato il colpo.
Non vi era altra soluzione. Lui non avrebbe voluto farlo… ma a mali estremi…
“ SERPENSORTIA”
Un enorme serpente nero sbucò dalla bacchetta di Riddle e si piantò sul terreno sibilando verso Bellatrix. Poi accadde qualcosa che lei inizialmente non capì affatto. Le parve di sentire un sibilo, ma non fu in grado di dire se era stato Riddle a emetterlo o se era il serpente. Tuttavia, quando vide il serpente scattare di colpo verso di lei, ebbe un sospetto. Che fosse stata Riddle a ordinargli quello.
Tom guardava divertito la scena. Era stato semplice. Era una cosa di cui si era sempre vantato: parlare ai serpenti. L’aveva detto anche a Silente quel giorno che era venuto a rivelargli la sua vera natura, all’orfanotrofio. Stavolta la parola usata da lui fu semplice e diretta, quanto terribile allo stesso tempo.
“ Uccidila”
Lei questa volta non avrebbe conosciuto il contro incantesimo. Ne era certa. Nessuno aveva mai osato fino a quel punto, con lui. Nessuno aveva mai osato reagire in quel modo così violento, come avrebbe agito lui tra l’altro se fosse stato provocato.
Bellatrix, ormai certa che quella fosse la sua fine, si coprì gli occhi con le mani. La sua bacchetta a terra, impotente. Sapeva che non avrebbe dovuto cadere in quel tranello che quel ragazzo le aveva preparato. Stava cominciando a domandarsi quanto dolore avrebbe sentito addosso, quando udì nuovamente quella che, ormai era certa, era la voce di Riddle.
“ Fermati”
Doveva aver detto questo. Il serpente che stava per affondare le zanne nella carne di Bellatrix, con ovvie conseguenze mortali per lei, si stoppò all’ordine e si rivolse verso il suo creatore, tenendo fuori la lingua biforcuta.
Poi il serpente, di colpo, scomparve sebbene Riddle non avesse fatto nulla per farlo scomparire.
Bellatrix Black si alzò faticosamente in piedi, ancora visibilmente traumatizzata da quello che aveva visto, non dimenticandosi comunque del moto di pietà che Riddle aveva avuto su di lei.
“ Perché non hai infierito? Ero lì stesa. Ormai mi avevi sconfitto”.
Riddle non rispose subito. Si limitava a guardarla, senza battere ciglio.
Bellatrix lo incalzò: “ Perché mi hai salvata dal serpente?”
Riddle, sempre guardandola, piegò leggermente la testa di lato, o almeno così era parso a Bella e rispose: “ Perché è tardi. Dobbiamo tornare al castello. Altrimenti potrebbero scoprire che non stiamo al letto. Domani notte proseguiremo”.
E si avviò senza dire altro. Ma Bellatrix, anche se non poteva leggergli nel pensiero, fu assolutamente certa che quel ragazzo le avesse appena raccontato una grande menzogna.

(2260 parole~)

Tom Riddle: la storia Where stories live. Discover now