Capitolo sesto

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Arrivai in camera mia scortata da Lucretia solo per trovarmi di fronte un magiodormo, un magiordomo vero!, che con tutta la pomposità dei magiordomi dei nobili mi comunicò che ciò che mi ero portata era stato spostato nella mia nuova camera.

"Nuova camera?" questionai sorpresa.

"Certamente, Luna Gabrielle. - rispose quello con un'aplombe degna del magiordomo della regina d'Inghilterra - Alfa Duncan ha predisposto tutto. Gli appartamenti della Luna sono stati rinnovati recentemente dalla cugina di alfa Duncan che li ha occupati precedentemente."

"Aspetta, aspetta. Fammi capire se ho capito bene - lo interruppi - mi stai dicendo che Finnick" pronunciare il suo nome con tanta familiarità mi diede un brivido di piacere "ha sostanzialmente sfrattato sua cugina, che ha occupato quelle stanze sino a ieri perché sono 'le stanze della Luna' e quindi spettano a me?"

"Beh, Leticia è fuori dal branco per alcuni affari da qualche decennio... - spiegò - i rinnovamenti che le dicevo sono infatti in stile decò e..."

Si fermò quando alzai una mano, mi voltai verso Lucretia "Per favore recupera le mie possessioni dalle stanze della Luna - richiesi - non le occuperò finché questa Leticia non sarà d'accordo."

"Ma" boccheggiò il magiordomo. Gli diedi una pacca su una spalla.

"Come ti chiami?, Smith, andrò con Smith. Dunque, Smith, non ti dovrai preoccupare di niente e..."

"Ma questa è l'ala degli ospiti, m'am! - esclamò oltraggiato - la padrona di casa non può stare qui!"

Gli sorrisi "Oh non c'è nulla di male. Cosa vuoi che sia..."

"Cosa succede qui?" sentire la sua presenza fisica fu come trovarsi improvvisamente in una antica foresta di sempreverdi.

Mi voltai verso di lui con un sorriso da tremila watt e lui fece una smorfia.

"Cos'è questo sorriso smagliante? - domandò - che cosa hai fatto?" chiese rivolgendo un sopracciglio interrogativo al magiordomo che si schiarì la gola portando un pugno alle labbra prima di rispondere.

"Stavo giusto spiegando a Luna Gabrielle che le sue cose sono state trasferite negli alloggi della Luna e che non può restare qui. E che il fatto che lei ne prenda possesso non rappresenta insulto ai danni di Leticia."

Lui corrugò la fronte "Perché mai dovrebbe insultarla? Leticia sa che ha occupato quegli alloggi solo perché è mia cugina - mormorò - e che sono tuoi di diritto."

"Beh, questa potrà anche essere la cosa razionale. Ma Leticia ci deve tenere parecchio se le ha restaurate e rinnovate. La cosa giusta sarebbe chiederle il permesso."

"Sei la Luna di questo branco, Gabrielle. - le ricordò - non devi chiedere il permesso proprio a nessuno."

"Mia madre mi ha dato un'educazione, Finnick - replicò asciutta lei - e la cosa educata sarebbe chiedere il permesso."

Lui fece un'espressione a metà fra il ma dice davvero e il la Dea mi salvi. Poi, senza tante cerimonie mi afferrò una mano - la carne cominciò a formicolarmi lì dove il contatto con lui era pelle a pelle.

"Andiamo, Gabrielle - mi intimò - portate le sue cose negli alloggi della Luna, Leticia è già a conoscenza che ti ho trovata e ha detto che se vuoi aiuto a ridecorare lei può essere qui in quattordici ore, ma sarà qui in dodici pur di conoscerti."

Quando lo trattenni con uno strattone si voltò con un'espressione da perché a me?, chiaramente snervato.

"Se sarà quindi in dodici ore cosa cambia se passo un'altra notte qui? Vorrei essere vicino a Lucas finché posso." momorai ancora che lo tenevo per il braccio.

Lui sospirò e pensai che l'avrei avuta vinta, ma lui sollevò una mano cominciando a contare.

Uno.

Due.

Al tre ero pronta, ma non pronta per lui. Nonostante scansai il suo primo affondo lui riuscì ad acciuffarmi per la vita mentre tentavo di mantenere l'equilibrio e non cadere dopo essermi scansata di colpo a destra.

Senza tante cerimonie mi sollevò da terra e provò a cominciare a camminare lungo il corridoio. Provai a dimenarmi ma invano e quando alla fine dichiarai sconfitta mi lasciai cadere a peso morto tra le sue braccia, ma lui non parve nemmeno accorgersene.

Lucretia ci seguiva con un sorriso dipinto sulle labbra e i capelli ramati che danzavano seguendo i suoi passi veloci per starci dietro.

"Non mi piaci più." le mimai con le labbra ma lei si limitò a scrollarsi nelle spalle con fare noncurante prima di mimare: "Ma ti piace lui."

Feci un'espressione decisamente non impressionata.

"Smettela di farvi le facce carine." ci ammonì Finnick. Da come ero messa di traverso contro la sua spalla se torcevo abbastanza il collo potevo un intravedere il suo profilo aristocratico malgrado il naso rotto in più punti, e aveva un sorrisetto dipinto sulle labbra.

"Non è possibile. Sono nata carina e incapace di accettare le stronzate."

"No" mi corresse lui "Tu sei una piccola stronza troppo carina."

La sua correzione mi fece ridacchiare. "Il problema è tuo. È a te che la Dea ha affibiato una piccola stronza troppo carina."

Lo vidi fare una faccia a Lucretia come a dire lo vedi? Ma non me curai più che convinta di aver vinto questo round.

La realtà mi dimostrò il contrario quando Finnick entrò in una stanza con un'enorme porta bianca e dalle pareti lilla tenue con mobilia in stile art decò novecentesca e un enorme letto a baldacchino senza dappreggi ma estremamente moderno nonostante che fosse chiaramente datato.

Mi ci fece sedere e mi lanciò un occhiolino.

"Divertiti ad esplorare la tua nuova camera, lupacchiotta." mi disse lasciandomi lì "Lucretia ti scorterà per cena in orario."

"Si chiama essere fashionably late!" gli chiamai dietro, ma lui se ne era già andato. Accidenti a lui.

Luna of LycansKde žijí příběhy. Začni objevovat