Sesshomaru vs Sesshomaru

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Si era alzato in volo dopo averle rivolto un ultimo sguardo e sigillato la promessa che sarebbe venuta a prenderla non appena sarebbe giunto il tempo. 

L'oro colato dei suoi occhi era acceso e ancora vivo il ricordo di Rin tra le sue braccia. Non le aveva fatto del male, e gli occhi di lei che avevano sorriso non appena si era destata dal sonno ne erano la prova. Poteva bastare per placare la sua preoccupazione. 

Jaken ed A-Un erano al fiume per abbeverarsi quando videro arrivare il loro padrone. " Che espressione beata e soddisfatta, sembrerebbe quasi essere...felice " - pensava il piccolo demone. Dopo Rin, lui era sicuramente in grado di leggere le sue emozioni anche se il volto era rigido come pietra. E come da sua abitudine, Sesshomaru iniziò a viaggare senza degnargli il minimo sguardo, e Jaken dovette affrettarsi a raggiungerlo in groppa ad A-Un.

Nessuno parlava. Il principe dei demoni vagava verso terre che non erano conosciute, in luoghi in cui non era atteso e dove non sapeva ancora cosa avrebbe trovato. Aveva bisogno di combattere, di confermare la sua forza, come se non fosse nota ai quattro venti. " Devo ricordarmi chi sono. " - pensava Sesshomaru - " Rin è il senso che accompagna la mia lunga esistenza ma non posso fermare la costruzione del regno iniziata da mio padre. " Con quei pensieri scese su un terreno poco fertile dove degli Oni erano intenti a cibarsi con resti umani. Sarebbe bastato uno scontro facile per brandire Tesseiga. Li colpì alle spalle, senza che ebbero notato la sua presenza, mettendo fine alle loro vite.

"Padron Sesshomaru, complimenti, siete più silenziosio dell'ombra e la morte per quegli esseri inferiori è stata cosi veloce che non hanno nemmeno avvertito chi li avesse toccati." - Jaken era capace di tessere lodi al suo padrone anche per eventi insignificanti; parlava per ore, anche quando Sesshomaru era ormai lontano e non aveva ascoltato nulla. "Aspettatemi mio signore, il vostro servo rischia di perdervi! " - Urlava il piccolo demone, mentre la scia di Sesshomaru era ormai lontana. Cercava lo scontro, una battaglia vera. Si sentiva più forte che mai, aveva tanto di quella smania nel corpo che sarebbe stato capace di sterminare un intero esercito in un solo colpo. Ma non era tempo per la battaglia, e i suoi nemici non erano in attesa di essere vinti.

Si fermò più avanti di un piccolo villaggio di umani, dove trovò un ruscello. Non era stanco, ma non sapeva in realtà che cosa stava facendo. Fissò lo scorrere delle acque e vide il volto di Rin. Gli sorrideva, poi arrossiva e poi ancora le sue labbra sembravano bramare le sue. Chiuse gli occhi, ma anche li era presente la stessa immagine. Non poteva più sfuggire da quel sentimento, non che lo ripudiasse, tutt'altro. Era cosi intenso che il suo essere demoniaco pareva averne bisogno per alimentarsi, per essere forte. Non le battaglie, non la morte dei suoi nemici. Ma uno sguardo di Rin saziavano la sua fame e i suoi baci colmavano la sete. Fu in quel momento che gli venne in mente il padre.

*TBT *

Guardava di spalle l'uomo più potente del mondo.

Aveva le spalle ampie come la terra, un cordone di spade vittoriose e i capelli argentei come i suoi. Era l'essere più potente al mondo ed era suo padre. 

Non esistevano confronti sufficienti per descrivere la sua grandezza; nel suo animo ancora giovane desiderava un potere che non sapeva neppure come contenere; un potere che stava per svanire a causa di una donna umana e della vita che portava in grembo. Reclamò le spade, Songa, Tetsusaiga e Tesseiga, quando vide scorrere sempre più sangue dal suo braccio; non gli restava molto da vivere. Aveva scelto -una vita per una vita - era questo il destino. E lui stava sacrificando la sua per "amore" di un essere tanto inferiore. Stava sacrificando l'amore di suo figlio per lei. Di li a poco Sesshomaru sarebbe stato privato del piacere della lotta con suo padre, dei suoi insegnamenti e lasciato solo al mondo. C'era sua madre, cosi attaccata a se stessa e alla Luna che non ricordava nemmeno come fosse in apparenza. Suo padre era tutto ciò che lo inorgogliva e faceva sentire superiore ad ogni essere vivente; l'avrebbe battuto, avrebbe avuto l'onore di guidare il suo regno; ma stava per morire per una donna umana.

" Sesshomaru, tu hai qualcosa da proteggere?" - Furono le ultime parole del Sommo Demone. 

Lui non aveva niente da proteggere allora.

Jaken lo destò da quei pensieri e riportò alla realtà; lo riportò alla vita che ora era costernata da Rin. Lei era quel "qualcosa da proteggere" per il quale il padre era morto, sacrificando la sua vita per quella della donna che amava e Inuyasha. Un brivido pervase il suo corpo nel pronunciare il suo nome; malgrado lo avesse appoggiato e non desiderava la sua fine, non riusciva ancora ad accettarlo. Ma per accettare Rin ci aveva impiegato un minuto, quello dove per la prima volta lo aveva sorriso quando egli era ferito. 

"Padron Sesshomaru il suo servo la ringrazia per essersi fermato. Mi dica dunque dove siamo diretti? Non avverto auree demoniache nei dintorni..." disse Jaken mentre si guardava intorno circospetto. Era un demone, non poteva sbagliarsi, non c'era niente e nessuno che minacciava il loro cammino. 

" Jaken non andiamo da nessuna parte." - rispose mentre guardava in alto nel cielo. Aveva riaperto gli occhi e un pensiero si era fatto strada nella mente: lui era uguale a suo padre. In grandezza lo aveva superato di cento volte tanto, se solo fosse stato li per poterlo provare; nei sentimenti, quelli di un demone verso un essere umano, aveva iniziato a capire il tormento generato dalle differenti nature, differenti ma non impossibili da coinciliare. 

Avrebbe amato Rin. Non come un uomo ama una donna, o un demone la sua compagna. L'Avrebbe amata come Sesshomaru, il più forte essere al mondo, ama la sua Rin, che ancora arrossisce quando le sfiora una guancia. L'avrebbe amata molto più di Inuyasha per Kagome, anche in questo percepiva una certa rivalità e consapevolezza che avrebbe potuto superarlo nella sua natura mezza umana e mezza domiaca; avrebbe amato Rin, Rin soltanto. E avrebbe combattuto, custodendola sempre nel suo cuore.

"Si torna al villaggio Jaken" - disse e prese il volo per ritornare indietro. 

Sarebbe tornato solo per osservarla da lontano; la sua vita umana era cosi insolita e del tutto nuova, voleva capirne di più. E l'avrebbe reclamata al calare della prossima alba per poterla stringere di nuovo. 

" Finirò con impazzire come è impazzito lui. Oh si che impazzirò! Tutta questa fretta per ritornare a nascondersi nel bosco e osservare Rin...No no no, almeno io starò in casa con loro, non ho alcuna intenzione di restarmene fermo come un albero!" pensava Jaken visibilmente irritato con il suo amato padrone, senza lasciarsi scappare nemmeno una parola. Sesshomaru, come lui, non aveva di certo bisogno che parlasse per capire il suo intento, e quando giunsero ai piedi del villaggio, gli ordinò di restare con Rin, lui sarebbe stato via da solo. 

Con riverenza e sollievo il piccolo demone si inchinò al suo padrone e corse verso Kaede, ferma fuori la porta di casa ad osservare Sesshomaru, tra l'incredulo e l'ilarità,  per capirne le intenzioni; aveva ben capito cosa fosse successo la notte precedente.

Accolse Jaken volentieri invitandolo ad entrare, Rin sarebbe stata felice, mentre il principe dei demoni si allontanò tra gli alberi.


Sesshomaru e Rin : Forever YouWhere stories live. Discover now