21. Tra vergogna, terzi classificati e telefonate

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Sentirsi amati è difficile, soprattutto se siamo persone bisognose di dimostrazioni. Io, ad esempio, ne ho tanto bisogno. Un "ti amo", il tenersi per mano mentre si fa l'amore, per me sono piccole grandi dimostrazioni. Marco è stato una di quelle persone di cui non pensavo di aver bisogno, che credevo non fosse necessaria per stare bene. Sì, in effetti sto bene anche da sola e penso che per amare qualcun'altro bisogni prima amare sé stessi, ma avere qualcuno accanto che ci tiene per mano e ci bacia la fronte è necessario quanto il bastarsi da soli.

Apro gli occhi in fretta, stamattina, non sentendo calore sul mio corpo neanche oggi. Che Marco sia sparito ancora? Che si sia preso la mia innocenza, rivelando di essere davvero un maniaco sessuale come pensavo all'inizio, per poi abbandonarmi? Allungo una mano, sbattendola con forza alla mia destra, ma l'unica cosa che colpisco è la faccia di Marco che si sveglia di soprassalto lamentando un "ahia".

«Oddio, mi dispiace!» gli dico, mettendomi dritta come lui e afferrandogli il volto fra le mani. Lui mi guarda negli occhi, poi abbassa lo sguardo. Improvvisamente mi ricordo di essere senza vestiti grazie soprattutto alla leggera brezza sulla pelle e afferro al volo il lenzuolo bianco per coprirmi, ormai rossa in volto. Marco ridacchia, avvicinandosi al mio orecchio con le labbra.

«Credo di aver baciato ogni millimetro del tuo corpo, ieri sera, quindi non vergognarti» mi sussurra, facendomi solo avvampare di più dalla vergogna. Mi lascio cadere sul materasso, portando il lenzuolo fin sopra il naso. In un attimo mi ritornano alla mente tutti gli avvenimenti della notte prima, partendo dal mio "Io lo voglio" appena sussurrato, arrivando alle sue mani che mi accarezzano la pelle con una delicatezza disarmante, come se fossi stata una bambola di porcellana e lui avesse avuto paura di rompermi solo sfiorandomi. Lo vedo avvicinarsi per posarmi un bacio sulla fronte, afferrando il bordo del lenzuolo bianco che lentamente allontana dalla mia faccia. È un sogno? È un sogno o sono morta? Perché onestamente in questo momento Marco, anche se ancora pieno di graffi e lividi, ha proprio l'aspetto di un angelo. Mi sembra quasi di vedere un'aureola intorno alla sua testa, ma scuoto il capo e noto che è soltanto colpa del fatto che mi sono appena svegliata. Già, ora non può essere colpa degli spinelli, perché dopo i poster parlanti ho smesso. Ricomincerei solo perché sento l'impellente mancanza di Tony Hawk che mi da' consigli.

«Come stai?» riesco a chiedergli, allungando una mano per accarezzargli la fronte, macchiata dal graffio da cui, appena si è presentato al negozio ieri, colava ancora un po' di sangue. Lui sorride, scostandomi dal volto una ciocca di capelli. Chissà che aspetto orribile devo avere, in questo momento.

«Io decisamente meglio. Tu?» chiede, senza smetterla di accarezzarmi i capelli. Lui è quello pieno di lividi, eppure chiede a me come sto. Gli sorrido, espressione insolita sul mio volto, per poi annuire.

«Direi molto bene» affermo, facendolo sorridere.

«Deve essere l'effetto Marco Testa. Sai, ci so fare...»

Kickflip - Non è mai stato così sempliceDonde viven las historias. Descúbrelo ahora