IV

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Siediti sulla culla di Giuda e sputami in faccia il suo nome, voglio sapere come si chiama. Ti ama? Voglio guardarla in faccia e dirle che è stata proprio brava a prendere il mio posto mentre precipitavo giù di sotto, nel fosso. Avrai un accenno di rimorso? Ma cosa dico, mistifico una verità unilaterale, brutale, che non voglio guardare. Sto male. Ho il polso destro rosso, mi sono incatenata al mio stesso midollo per non cadere in tentazione, in errore. Ho paura dell'amore.

Ma ora dimmi, è davvero come credo? Come mi fai credere? Lasciati ledere dal prossimo - vuoto cosmico -
Hai realmente bruciato le mie parole? Il cuore mi duole, lo senti? È arido e morirà di stenti se mi menti. Hai condannato le mie favelle al rogo come fossero donne dannate. Avrei preferito fossero state consumate dall'amore, non come illusione e nemmeno come passione o ardore, piuttosto come accettazione e calore. Vuoi dilaniare il mio ricordo? Ben venga, tramutalo in un fantoccio morto - io -

Hai disintegrato ciò che ti ho dato con così tanto disinteresse. Sei realmente chi dicevi di essere?
Hai sventrato ciò che c'è stato, hai sgretolato un ricordo, uno sforzo, sei solo uno stronzo.
Perché mi tocchi? Le tue mani sono come pugnali, le tue parole risultano infami e i tuoi gesti vani. Mi descrivi come ciò che non sono, questo non ti rende buono o giusto, ma alimenta solo il mio disgusto. Lasciami biascicare una preghiera, una sentenza vera prima che mi giunga all'orecchio il tuo capo d'accusa - un'altra inutile e mediocre scusa -

Hai gli occhi vuoti, sembrano prati incolti, bruciati, rovinati da te stesso, l'albero maestro, un grido represso. Con chi sei adesso?
Guarda quante ferite, quante vite rapite. Le giornate mi sembrano infinite anche quando sono finite. Colerà il - nostro - sangue mentre coglierò l'istante in cui la luce non sarà più così distante. Senti cosa rimane? Solo sale pronto a sfamare i tuoi tagli e i miei innumerevoli sbagli.
Leggi questa storia calpestata, insultata. La senti piangere? Gridare? Sbraitare? Davvero non ti fa più male?

Ho premuto il grilletto pure oggi, ma temo di rimanere ancora ancorata a questi alloggi, su di me hanno smesso di crescere quei leggendari germogli. Odio come mi sfotti e come mi sfoggi, quasi fossi l'arpia della storia, come se solo a te spettasse eterna gloria per avermi abbattuta. La verità è che mi sono suicidata a tua insaputa. Nei tuoi incubi vedi la mia faccia compiaciuta? Bella battuta.

Roulette RussaWhere stories live. Discover now