lamentation for a lost life

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Ad ogni male ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio.

Kotaro, che aveva sempre creduto di essere un portatore di mali fatto a persona, aveva scelto il tempo. Aveva scelto come e con chi passare il suo tempo.

Keiji, che di mali veri ne portava silenziosamente da anni, aveva scelto il silenzio. Pensando di poter risolvere i suoi problemi semplicemente non affrontandoli.

Ma il tempo inganna e il silenzio uccide. E, anche se il primo passa, quest'ultimo non tace mai.

Keiji aveva fatto la sua scelta e, alla fine, abbandonò anche la pallavolo. Quel 'Lunedì torno agli allenamenti' non arrivò mai e i giorni continuarono a scorrergli tra le dita.

E se Kotaro, ormai studente universitario, fino a quel momento era riuscito a vivere di Keiji, adesso stava semplicemente morendo per lui.
Ma l'amore è un patrimonio di ricordi, quelli che restano anche quando il tempo è passato.

E d'altronde Kotaro aveva Mizuki. Aveva imparato ad amarla con il tempo, ad apprezzarla come persona, anche se alla fine era arrivato ad una conclusione: Lei non era Keiji e doveva farsene una ragione.

Quindi, avrebbe continuato a vivere di ricordi ancora per un po'.

Ovviamente provò a tutti i costi amriconquistare il suo migliore amico, lui c'era sempre stato quando ne aveva bisogno e Kotaro non sarebbe stato da meno.
Ma, più provava a far un passo verso Keiji, più quest'ultimo ne faceva due indietro.

E Kotaro avrebbe soltanto voluto urlargli di smetterla, di parlargli e continuare con la pallavolo. Avrebbe tanto voluto gridargli in faccia la verità; Che senza lui non era niente.
E di certo non fu l'orgoglio a fermarlo -non gliene importava niente di mostrarsi debole davanti al corvino, avrebbe fatto di tutto per riaverlo- Piuttosto fu la paura.

Sì perché, arrivati ad un certo punto, Kotaro era sicuro di essere diventato un peso per Keiji e che -per chissà quale motivo- non lo volesse più intorno.

Anche Mizuki si era allontanata molto da suo fratello. Lui, appena finito il secondo anno, aveva deciso di trasferirsi in un appartamento lontano e continuare la sua vita da solo.
Lei, che non aveva ben chiara la situazione, aveva provato più volte a fermalo. D'altronde lui era praticamente tutta la sua famiglia, non voleva averlo così distante. Già doveva fare a pugni con la solitudine improvvisa di Keiji, averlo avuto lontano anche fisicamente sarebbe stato fin troppo doloroso per la ragazza.

Ma Keiji, che non aveva nessuna intenzione di vedere il suo, ormai ex migliore amico, girovagare per casa sua, semplicemente non l'ascoltò. E, ancora una volta, scelse lui per entrambi.

Quel giorno, un Lunedì mattina piuttosto turbolento, la posta arrivò in orario all'appartamento di Keiji.
Le missive scivolarono per la buca delle lettere piuttosto velocemente e, incontrando la moquette dell'entrata, formarono un piccolo gruzzolo biancastro.

Il corvino, quel giorno stranamente in anticipo per il lavoro, non se ne curò particolarmente. Gli bastò raccoglierle e posizionarle in ordine sul davanzale vicino alla porta e poi, uscì di casa.

Fece colazione al solito bar e, come di consuetudine, lasciò i soliti spicci come mancia.

Quando rincasò quella stessa sera, era veramente troppo stanco per pensare anche solo lontanamente alla cena e, semplicemente, si tuffò nel letto di camera sua, addormentandosi poco dopo le dieci.

Al suo risveglio sarebbe stato sicuro di condurre quella giornata esattamente nello stesso modo in cui le aveva trascorse durante quegli ultimi sei anni, ma un particolare, gli stravolse tutti i piani.

Il suo occhio si andrò ad incastrare alla pila di lettere che aveva abbandonato il giorno precedente e, tra le varie notifiche e lettere commerciali, ben distinguibili per il loro colore grigiastro, ne notò una piuttosto piccola e tendente al rosino.

Alzò un sopracciglio e, per un secondo, credette veramente di aver ricevuto una lettera d'amore da una qualche ammiratrice segreta. Scacciò quasi subito quel pensiero stolto ed egocentrico, deciso ad aprire la letterina che teneva tra le mani.

Kotaro Bokuto e Mizuki Akaashi
annunciano il loro matrimio
il 12 giugno alle ore 11,00
presso *********

A Keiji gli sembrò di essersi appena risvegliato da un lungo sonno e di essere stato catapultato nel peggiore degli incubi.

In un momento il dolore si tramutò in disperazione. Quando risollevò il suo sguardo sullo specchio dell'ingresso, i suoi occhi erano velati di lacrime e la sua esile figura tremava freneticamente.

Si portò le mani, che ancora stringevano quella lettera, in faccia e appoggiò i palmi alle estremità del naso.

Gli riuscì semplice abbandonarsi a quell'emozione, come se l'avesse sempre provata, come se lo facesse da sempre, ogni giorno della sua vita. Le lacrime percorsero le cavità del naso, poi delle guance e della bocca, fino ad arrivare al mento.

Poi, staccò la presa dai suoi occhi e franò giù al suolo. Il contatto improvviso con il pavimento gli provocò un dolore lancinante che si andò a mescolare con un'incredibile sensazione di vuoto.

E, arrivato a quel punto, si stancò di essere forte e di credere che un giorno qualcosa sarebbe cambiato. Aveva imparato a dire "va tutto bene" anche se il mondo gli cadeva addosso, aveva imparato a stringere i denti ed andare avanti, in un modo o nell'altro.

Ma, se ognuno è dentro al proprio dolore, allora lui ci stava annegando da anni. E la sua storia, i suoi giorni di pioggia e di sole l'avevano portato dove era oggi. Il suo dolore era un'agonia ma chiunque abbia avuto un dolore così grande da piangere fino a non avere più lacrime, sa bene che ad un certo punto si arriva a una specie di tranquilla malinconia, una sorta di calma, quasi la certezza che non succederà più nulla.

Riuscì a alzarsi solo dopo qualche minuto, con le ginocchia ancora tremolanti e gli occhi gonfi. Continuò a scrutare il suo riflesso, poi, le parole gli caddero dalla bocca, quasi spontaneamente:
"Se solo fossi riuscito a dirti quel ti amo..."

painful 𝘣𝘰𝘬𝘶𝘢𝘬𝘢Where stories live. Discover now